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lunedì 10 ottobre 2016

Recensione "Non Aspettare la Notte" di Valentina D'Urbano

Cari amici lettori,


oggi vi parlo di NON ASPETTARE LA NOTTE di Valentina D' Urbano uscito il 25 agosto grazie a Longanesi. Nuovo lavoro e quinto libro per quest’autrice di casa nostra, che non manca di marchiare a fuoco e lasciare il segno, con un’altra storia viva e reale, bella che ti fa dimenticare il tempo, che ti avvolge completamente e ti distrugge. In sostanza: semplicemente travolgente. Ecco perché…
Buona Lettura!


Titolo: Non aspettare la notte

Autrice: Valentina D'Urbano
Editore: Longanesi
Uscita: 25 agosto
Genere: Romance

Giugno 1994. Roma sta per affrontare un’altra estate di turisti e afa quando ad Angelica viene offerta una via di fuga: la grande villa in campagna di suo nonno, a Borgo Gallico. Lì potrà riposarsi dagli studi di giurisprudenza. E potrà continuare a nascondersi. Perché a soli vent’anni Angelica è segnata dalla vita non soltanto nell’animo ma anche su tutto il corpo. Dopo l’incidente d’auto in cui sua madre è morta, Angelica infatti, pur essendo bellissima, è coperta da cicatrici. Per questo indossa sempre abiti lunghi e un cappello a tesa larga. Ma nessuno può nascondersi per sempre. A scoprirla sarà Tommaso, un ragazzo di Borgo Gallico che la incrocia per caso e che non riesce più a dimenticarla. Anche se non la può vedere bene, perché per Tommaso sono sempre più i giorni neri dei momenti di luce. Ma non importa, perché Tommaso ha una Polaroid, con cui può immortalare anche le cose che sul momento non vede, così da poterle riguardare quando recupera la vista. In quelle foto, Angelica è bellissima, senza cicatrici, e Tommaso se ne innamora. E con il suo amore e la sua allegria la coinvolge, nonostante le ritrosie. Ma proprio quando sembra che sia possibile non aspettare la notte, la notte li travolge...









La mia conoscenza di Valentina D’Urbano è nata veramente per caso. Mi ricordo che mi aggiravo in libreria così senza un motivo vero e ad un certo punto venni attratta da una copertina. Due giovani seduti e un titolo che usciva fuori: IL RUMORE DEI TUOI PASSI… Lo presi senza nemmeno leggere la trama, perché quel libro mi gridava solo di leggerlo e basta. Così feci…e così entrai nel mondo di Valentina D’Urbano. Un mondo non facile, privo di fronzoli che ti sbatte in faccia storie crude, che ti aggroviglia le viscere e ti segna in qualche modo nell’anima, ma che non puoi fare a meno di amare, di fare tua la storia, di affezionarti ai personaggi, di maledire Valentina per quello che ti fa vivere e essere dipendente da lei. Almeno così è stato per me. Perché cari amici, da quel primo libro che lessi tutto d’un fiato, è nata in me una smania che mi ha portata a leggere tutti i suoi libri. Dopo "Il rumore dei tuoi passi" infatti, è seguito "Acquanera", poi "Quella vita che ci manca", dopo ancora Valentina decide di regalarci lo spin off di "Alfredo" (dio mio!!!!!!!!!!!!!!!) e infine quest’ultimo lavoro di cui vi parlo oggi. Una vera sorpresa per me, quando ho scoperto che l’autrice mi ha portato fuori da quella che in qualche modo, aveva ispirato i suoi primi libri ovvero La Fortezza. Valentina mi porta nella campagna toscana e mi racconta una storia d’amore diversa da quelle a cui mi aveva abituato, ma molto intensa e unica. Questa è la storia di Tommaso e Angelica.







Il libro si apre subito con un momento molto forte e tragico di cui a farne le spese è Angelica, che ha marchiato sulla sua pelle, i segni di quell’orribile notte, di quel salto nel buio. Dopo sette anni, quei segni, quelle orribili cicatrici, che le hanno deturpato il suo corpo e il suo viso, sono ancora vivi e netti, provocando ancora dolore e sofferenza. A causa di questo, si è isolata dal mondo esterno nascondendosi sotto un cappello nero dalla tesa larga e indossando vestiti lunghi. Angelica non ha più voglia di vivere.

"Angelica si guardò di sfuggita allo specchio, i jeans lunghi, la camicia che le copriva le braccia fino ai polsi, nascondendo i segni che aveva addosso. Nascondere quelli sulla faccia era più difficile."

Siamo nel 1994, e Angelica si trova davanti una piccola possibilità per ritornare a respirare: passare l’estate a Borgo Gallico, nella villa di campagna di suo nonno. Lì potrà riposarsi dai suoi studi di giurisprudenza ma soprattutto, non verrà disturbata da nessuno e continuerà a nascondersi. A soli vent’anni, Angelica è una ragazza che vive da reclusa portando con sé cicatrici profonde anche nell’anima che puntualmente ogni notte, alla stessa ora, sanguinano facendole mancare il respiro e urlare dal dolore al solo ricordo di cosa era successo quella fatidica notte di sette anni prima. Una vita distrutta, soffocante, sbagliata e senza speranza. Fino a quando non incontra Tommaso. Tommaso è un suo coetaneo che vive e lavora a Borgo Gallico come cameriere e che nonostante stia vivendo anche lui un suo dramma personale, è pieno di vita con la voglia di non arrendersi. Lui, infatti, vede il mondo sfocato nei giorni buoni e con l’aiuto della sua inseparabile polaroid, mette su carta quella realtà di cui lui non riesce a vedere nitidamente, perché Tommaso sta diventando cieco. Quando incontra per caso Angelica e la fotografa, non riesce più a non pensare a lei. In quegli scatti, Angelica è bellissima, non ha più cicatrici e Tommaso se ne innamora. E sarà proprio lui a fare uscire Angelica da quella “fortezza” che si è costruita negli anni, come uno scudo, facendole vivere sensazioni ed emozioni mai provate prima. Lui la tocca, l’accarezza, la sfiora, la bacia proprio in quei punti dove la sua pelle è deturpata, dove non sente più nulla, ma che solo Tommaso riesce a farli diventare sensibili, a farli rivivere.





" Poi Tommaso allungò una mano e gliela posò sul viso, le accarezzò il naso, gli zigomi, le labbra e il mento, passò le dita sul brutto taglio che le feriva la guancia. La pelle ruvida sembrava cuoio, toccarla gli faceva un effetto strano, gli torceva lo stomaco in maniera piacevole. Sorrise. "Dio, come sei bella."

Angelica si abbandona a lui, a questo ragazzo difettato come lei, che la completa, che la protegge, che le dà coraggio e voglia di vivere tanto da dimenticarsi del suo cappello. Ma ben presto Angelica fa ritorno a casa a Roma e la lontananza è un ostacolo che inizialmente non sembra scoraggiare i due ragazzi ma che inesorabile porta ombre e buio su di loro. E allora tutto precipita di nuovo, un nuovo salto nel buio, un incubo che non finirà mai di tormentarli: Angelica con i suoi demoni e Tommaso con le sue atrocità. Loro due che si incastravano alla perfezione, che si amavano senza remore, vengono risucchiati dal buio pesto della notte. Annientamento e sofferenza in una storia cruda e reale.

"Te lo restituisco. Ci tenevi tanto" disse lei. "No. Tienilo tu. Tienilo, per favore." "E cosa ci faccio?" "Quello che ci fai con i ricordi. O li ami o li odi. Ma almeno qualcosa rimane, qualcosa testimonia che sei esistita. Che siamo esistiti."

Ed eccomi qui, ancora incapace di staccarmi completamente da questa storia. Ma tanto lo sapevo già che non sarei riuscita a togliermi questo libro dalla testa, perché Valentina, in ciò che scrive è spietata. Non ti racconta qualcosa che vuoi leggere, qualcosa che ti puoi aspettare in un libro, una storia normale, con un po’ di suspense, di amori impossibili, di situazioni aggrovigliate, tristi, emozionanti ecc… O meglio lo fa, ma lei prende tutto, lo miscela insieme e butta su carta parole autentiche che danno vita a storie immense e intense sempre con quel filo di speranza. La odi e la ami, e poi la odi ancora per tutto quello che ti fa vivere pagina dopo pagina. Ti prende e ti dice “Senti qui che combino…” e tu l’ascolti perché ne sei elettrizzata e dipendente. Pendi dalla sue labbra quasi ipnotizzata e mica ti rendi conto di che fine ti fa fare. Nooooooooooo!!! Non lo capisci, perché nella tua testa iniziano a costruirsi degli assurdi schemi impossibili da gestire e quando iniziano ad essere solidi lei che fa???? Te li frantuma senza pietà!!! E tu con il cuore distrutto, scoppiato in mille pezzi, non puoi fare a meno di fidarti di lei, perché non sai più dove andare…sei persa, sei immobile, atrofizzata, sei smarrita e non vedi più il punto di arrivo o di ritorno… Completamente soggiogata da quelle sue parole schiette che ti entrano dentro marchiandoti. Ed io l’adoro per questo!!!


"C'è il passato e c'è il presente che fa più male di quanto si sarebbe aspettata. Angelica chiude gli occhi e si sente sprofondare. Cade nel buio, come quella notte. E poi la discesa si arresta."






Valentina con la sua penna possente, scrive quello che vive e vede e te lo porta lì, tra le pagine di un semplice libro che, appena lo apri, ti catapulta nella storia e ti assorbe e ti risucchia in una sorta di limbo. Non hai mai la terra ferma sotto i piedi! Per non parlare poi, di quel groppo che ti si forma, impossibile da mandar giù senza che le lacrime ti solchino il viso. Valentina è sempre concreta in ciò che scrive e crea sempre dei personaggi nuovi e assolutamente perfetti. A differenza degli altri libri, Valentina in NON ASPETTARE LA NOTTE, ci fa conoscere due protagonisti nuovi che fanno davvero emozionare. Tommaso, è un ragazzo che non si arrende molto facilmente al suo stato: è positivo, forte, allegro, con la voglia di vivere perché per lui la vita è fatta di tante opportunità anche se la vista lo sta abbandonando. A volte nei momenti di buio, in cui non riesce a vedere nulla, si isola e perde la speranza. Un dramma che però non lo abbatte, anzi lui trova il lato positivo anche nei momenti più critici a differenza di Angelica.






Dopo quello che le è successo sette anni prima, Angelica è una ragazza cinica e arrabbiata. Per lei la vita è solo un ostacolo, e le persone che ne fanno parte la osservano come una ragazza da compatire - per questo si rifiuta di uscire e di farsi vedere. Quello che ho notato in questo libro è che, mentre nei lavori precedenti i protagonisti vivevano il disagio, la sofferenza a causa di situazioni esterne estreme, Tommaso e Angelica li vivono da dentro. Le loro sofferenze sono un marchio del passato che vive forte dentro la loro anima. Quello che mi piace molto nei libri di Valentina e che non trovo in altri libri, è che sono ambientati negli anni 80/90, e questo mi fa rivivere in qualche modo quella che è stata la mia adolescenza (sono vecchietta eh). Forse anche per questo riesco sempre ad immedesimarmi facilmente nelle sue storie, perché ritrovo quei dettagli che mi riportano indietro nel tempo… in questo particolare caso il rumore del Ciao di Tommaso e la sua polaroid, quando per telefonare non c’erano ancora i cellulari ma si usavano le schede telefoniche… Si ha come la sensazione che Valentina voglia ripulire le sue storie da quello che a volte oggi è superfluo e spasmodico, per creare storie autentiche dove il potere della parola e del confronto con le persone erano qualcosa di unico, ora sostituito da sms e chat, fredde, incolore, insapore.

" Non sapeva più parlare. Il dolore avrebbe dovuto acquietarsi e invece era vivo e cresceva, scavava gallerie dentro, minava la sua impalcatura fragile e la riportava indietro di troppo anni."






Le storie che Valentina scrive sono concrete, calde e appassionate, prive di qualsiasi filtro, in cui i protagonisti non hanno vita facile. E sicuramente rende difficile la vita anche a noi poveri lettori che non possiamo più farne a meno.


Quindi cosa dire altro? Se non conoscete ancora Valentina D’Urbano, vi invito caldamente a leggere questa giovane autrice italiana, che sono sicura rimarrà impressa dentro di voi. Per chi già la conosce invece, mi piacerebbe avere una vostra opinione su questo libro, perché il mio voto è sicuramente:





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