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martedì 10 aprile 2018

Review Party "Tutto il buio dei miei giorni" di Silvia Ciompi




Cari amici lettori,

ecco a voi il Review Party per presentarvi TUTTO IL BUIO DEI MIEI GIORNI di Silvia Ciompi, in uscita oggi 10 aprile grazie alla Sperling & Kupfer. Una storia che buca l’anima per gli argomenti trattati, che emoziona e spezza il cuore fino a frantumarlo in mille pezzi. Questa è la storia struggente, contro ogni logica possibile, di Camille e Teschio.



Titolo: Tutto il buio dei miei giorni
Autrice: Silvia Ciompi
Editore: Sperling & Kupfer
Genere: New Adult
Uscita: 10 aprile
Pagine: 336




Camille ha vent'anni, ama lo stadio nelle domeniche di primavera, con le maniche corte e le bandiere mosse dal vento, e ama la sua curva, in ogni stagione. Lì salta sugli spalti, tiene il tempo con le mani: è la cosa che ama di più al mondo. È l'unico posto dove si sente davvero viva. Ma un giorno, proprio fuori dallo stadio, la sua vita si spezza. Un'auto con a bordo un gruppo di ultras la investe. Tra di loro c'è anche lui: in curva tutti lo chiamano Teschio. Sembra il cliché del cattivo ragazzo, ricoperto di tatuaggi e risposte date solo a metà. Eppure Teschio e Camille sono come due libri uguali rilegati con copertine differenti. Due anime che non hanno fatto in tempo a parlarsi prima, a guardarsi meglio. Si sono passati accanto migliaia di volte, ma non sono mai stati davvero nello stesso posto. Lo sono ora. Ora che il dolore si è mangiato tutto ciò che Camille era.






Ho visto che tanti di voi conoscono molto bene Silvia Ciompi, perché scrive su Wattpad, piattaforma che le ha permesso di farsi conoscere e anche di vincere i Wattys 2017. Io invece non la conoscevo, ma preparando l’anteprima del libro, già dalla trama, qualcosa ha attirato la mia curiosità. A volte, seguire il proprio sesto senso porta a conseguenze sia positive, sia negative, ma devo dire che in questo caso, ha puntato bene il suo radar, ed eccomi qui a parlarvi in anteprima di questa storia che mi ha fatto morire. Perché, cari amici, questa non è una storia che ci si aspetta, non parla di un amore artefatto, di quello che tutte le ragazze sognano. Non racconta una favola che possa far sognare ad occhi aperti, di corteggiamenti o roba smielata. No!!! Qui si respira la speranza, il voler a tutti costi essere presente l’uno per l’altra. Si vive la distruzione, che annienta cuore e anima, ma che allo stesso tempo fa sentire vivi ancora una volta. È la storia imperfetta e fragile di due ragazzi spezzati dalla vita, danneggiati, marchiati, che si trovano ad essere l’uno il collante  dell’altro, e si tengono saldi anche quando tutto intorno a loro grida di arrendersi. La lotta emotiva di due persone che non possono rinunciare ad un amore così tragico ed immenso.


Camille è una ragazza di vent’anni che ama, insieme alle sue amiche e a suo padre, andare allo stadio. Qui si sente a casa, ne respira gli odori, ne osserva i colori, ne canta le canzoni degli ultras. La sua vita cambia proprio fuori dallo stadio in un millesimo di secondo. Tutto diventa buio, nero e al suo risveglio la realtà che l’aspetta è cruda. Quello che si ritrova ad affrontare è doloroso e ingiusto per una ragazza come lei, che si affaccia ora alla vita. Si chiude in se stessa e, pur essendo viva, si sente morta dentro. Tutti gli sforzi dei suoi genitori e delle sue amiche per darle sostegno non servono a nulla, perché Camille vede nei loro occhi solo pietà. Ciò che deve affrontare è una prova durissima e lei si sente vuota e sola. Il destino, però, le offre una mano, quella di uno dei responsabili dell’incidente: un ultras, Teschio, che lei conosce e con cui ha in comune la stessa passione... ed ora, anche qualcos’altro. Teschio, mosso dal senso di colpa per ciò che è successo quel giorno maledetto, passa tutto il suo tempo in ospedale, osservando di nascosto quella ragazza che le era subito entrata dentro. Quella ragazza bellissima, piena di vita, solare che vedeva allo stadio, che batteva le mani a ritmo e che emanava energia allo stato puro, ora si stava spegnendo sotto i suoi occhi, e questo non lo poteva permettere.



“Non si possono rincollare i pezzi rotti di qualcuno che si è frantumato e basta. E non posso tamponare il sangue dei vetri che ci sono restati sottopelle. Non posso fare niente.” 





Teschio riesce ad avvicinarsi a Camille all’insaputa dei genitori e dei medici, per aiutarla a ritornare viva. Lei subito lo riconosce, ma inizialmente rimane diffidente rispetto al suo comportamento e alle sue parole. Camille pensa che lui si stia prodigando tanto per far sì che lei non sporga denuncia nei confronti dell’amico che guidava l’auto e che l’ha investita. Ben presto, però, Camille capisce che Teschio è lì solo per lei, ed è l’unico che la fa sentire ancora viva, che riesce a sfidarla sputandole in faccia la realtà. Non ha commiserazione da parte sua, nei suoi occhi non c’è pena per una ragazza ormai rotta. Lui la vede con occhi sinceri, le guarda le cicatrici, sia quelle fisiche che quelle interiori, ed è l’unico che riesce a farle sentire ancora qualcosa, l’unico che le fa dimenticare tutta la tragedia, l’ospedale, tutto il dolore. Teschio è l’unico che riesce a capirla senza bisogno di parole, che riesce a farla arrabbiare ed accenderla nel profondo. Ben presto, si ritrovano a vivere un legame molto forte e speciale, ma che entrambi non riescono ad ammettere. Gli sguardi che si scambiano reciprocamente, sono in grado di metterli a nudo, ed è una cosa nuova per Camille tanto quanto per Teschio. Quest’ultimo si sente come se, per la prima volta in vita sua, qualcuno lo vedesse veramente, e Camille fa degli sguardi di Teschio la sua àncora. Soprattutto Camille ha bisogno di lui per non perdersi di nuovo, per non affondare, e al solo pensiero di non vederlo più, alla possibilità che lui, di colpo, smetta di andare da lei, le fa capire che non può più fare a meno di lui, che Teschio, nonostante tutto, è il “collante” che tiene insieme i suoi pezzi.

“Non posso andare in nessun posto senza di te, perché ti sei preso un pezzo di me e io quel pezzo non lo posso perdere.” 



Sia Teschio che Camille, capiranno che quel legame che li unisce in modo assurdo, si è mutato in amore, quell’amore che entra sottopelle e che si imprime in ogni cellula del corpo, che ti dà forza e vigore, che ti stringe in una morsa e ti toglie il respiro, ma che allo stesso tempo ti dà ossigeno, ti dà calore se hai freddo, ti riempie se sei vuoto. Un amore che soccorre, che corre, che sostiene, che si dirama nelle viscere del tuo essere, che ti marchia per sempre lasciandoti sfinito, ma appagato. E’ un amore difficile, in grado di distruggere e sanare, che vuoi allontanare, ma ritorna all’infinito. Perché ti fa tuo per sempre, e non puoi farci nulla. Ed è questo l’amore di Camille e Teschio: un amore che divampa ed incendia, qualcosa di struggente, che ti può lasciare per sempre o che ti unisce a doppio nodo.

“Un amore così è una malattia, una di quelle che ti si insinua nel sangue, ti modifica il DNA e non se ne va più. E’ corrosivo, come una dipendenza, è morbosa come la follia dei matti, è ossessivo ed è tossico.” 


Ci sono libri che, una volta finiti di leggere, pur essendo belli, li chiudi e rimangono lì nella tua libreria. Poi ci sono altri libri che, una volta terminati, senti subito la loro mancanza. Che il motivo sia perché la storia ti entra dentro, o perché ti affezioni ai personaggi, o perché tutto l’insieme ti lascia un segno, fatto sta che, una volta riposti nella libreria, questi libri non rimangono muti, ma ti continuano a parlare, ti chiamano, ti seducono, fanno in modo di riportarti dentro a quella bolla che non vorresti mai che scoppiasse. Credo, cari amici, che questo libro di Silvia Ciompi entri a pieno titolo tra questa ultima categoria, perché a distanza di giorni sento ancora le vibrazioni, l’energia, la disperazione e la tempesta di sensazioni che questa storia mi ha trasmesso. Come accennavo sopra, non è un libro prevedibile, non sai realmente come andrà a finire finché non arrivi all’ultima pagina. E ti rendi conto che per tutto il tempo della lettura eri in apnea. Non riesco molto a spiegarlo a parole, ma ho davvero combattuto insieme a Camille e Teschio. Mi hanno disintegrata, mi hanno schiaffeggiata, mi hanno portato su e poi di colpo giù, inferno e paradiso, luce e buio, odio e amore, passione, tormento e vigore. Non lo so, questa storia mi ha dato energia, mi ha fatto vedere cose da un altro punto di vista, mi ha dato forza. Tutto questo l’autrice me lo ha trasmesso tramite Camille e Teschio, attraverso le loro parole, il loro dolore, con la sofferenza, e con tutto l’amore che potevano donare. Non è facile ritrovarsi al posto di Camille: passare dall’essere una ragazza piena di vita ad essere inerme, ad avere su di sé gli sguardi pieni di pena, ad ascoltare silenzi che parlano attorno a lei. Non sente più niente, è come se la vita l’avesse abbandonata pur lasciandola lì, senza una risposta, come se le stesse giocando un brutto scherzo, come se per lei la morte non era la soluzione.

“Sono polvere e non ci posso fare niente. Mi riempie la gola, mi annebbia gli occhi e si mischia al sangue. Sono polvere.” 

Ma è la vita stessa che le manda in suo aiuto, forse, la persona meno adatta, oppure no, Teschio, che aveva incontrato più volte allo stadio, ma all'epoca il suo cuore palpitava per il suo amico Bolo. Ed è Teschio, un ultras pieno di tatuaggi, dallo sguardo di ghiaccio, dal volto impenetrabile, dal carattere schivo, che riesce a ridare nuova linfa a Camille. Lui senza tanti giri di parole, sin dal loro primo incontro, l’ha subito chiamata “spezzata”, parola che nessuno si era permesso mai di usare fino a quel giorno. È sempre Teschio che le ridà quell’aria pulita, finora intrisa solo di disinfettante e disperazione. Ed è lui che le ridà la speranza, la voglia di tornare a vivere, che la riporta a riva dopo la tempesta. 




“E io lo amo. Lo amo sotto la pelle, dentro le ossa. Lo ama la parte rotta di me, lo ama la bambina, lo ama la donna."

Camille, mano a mano, riesce ad aprirsi a Teschio, perché lui è capace di scavare nella profondità del suo cuore, e in quel momento diventa la sua unica certezza. Si aggrappa a lui in ogni senso, perché è lui che ha il “collante” per rimettere insieme tutti i pezzi di questo puzzle difettoso che ormai è diventata. E per Teschio, Camille, è diventata la stessa cosa. Anche lui si sente rotto, spezzato, ma sono le ferite che non si sono mai rimarginate a renderlo tale, quel vissuto sofferente che lo ha portato ad avere come casa lo stadio, come famiglia il suo gruppo e come fratelli i suoi amici. E quando Camille lo guarda, si sente perso, si sente diverso e, ben presto, diventa la sua ragione di vita, nonostante i casini e le sue cattive abitudini, e questo sarà continuamente causa dei loro allontanamenti. Come le bugie, quelle che, forse, Teschio continua a dire a Camille.

Entrambi i protagonisti sono ben caratterizzati, con storie diverse, ma allo stesso tempo uguali. Due caratteri forti e determinati, capaci di lottare fino a farsi male. Io li ho adorati, perché mi hanno fatto sentire viva, perché mi hanno fatto riflettere, mi hanno parlato a cuore aperto. Questo anche grazie allo stile di Silvia Ciompi: semplice, lineare, dritto al punto, pulito. Forse in qualche passaggio un po’ ripetitivo, ma a mio avviso comunque giusto per intrappolare ancora di più noi lettori. Perché questa storia è stata in grado di agganciarmi e risucchiarmi fino alla fine. Mi ha fatto piangere ma anche sorridere e imprecare, sì. Perché questi due folli, vi faranno venire i capelli bianchi. 


In conclusione (e spero di non avervi spoilerato troppo), Silvia Ciompi ha scritto una storia un po’ fuori dai soliti schemi a cui siamo abituati. I temi trattati sono molti forti e importanti, e devo dire che l’autrice non si è risparmiata, ha osato, non ha avuto paura, e quindi tanto di cappello. Ovviamente libro consigliatissimo ma, cari amici, munitevi di fazzolettini e togliete tutti gli oggetti in grado di volare dalla vostra portata di mano. Io vi ho avvisati!!!!






1 commento:

  1. Sottoscrivo tutto ciò che hai scritto <3 un libro che ti lacera e che sarà difficile da dimenticare

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