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venerdì 21 settembre 2018

Recensione "Isola di Neve" di Valentina D' Urbano

Cari amici lettori,

oggi vi parlo de ISOLA DI NEVE, il nuovo romanzo della mia amatissima Valentina D’Urbano, uscito il 13 settembre per Longanesi, che ringrazio per avermi inviato una copia digitale. Un libro dirompente, dove due storie tra passato e presente, si intrecciano e si legano indissolubilmente su un’isola dimenticata dal tempo, dove tutto sembra fermarsi, ma che in realtà tutto è ancora in movimento. 





Titolo: Isola di neve
Autrice: Valentina D'Urbano
Editore: Longanesi
Genere: Narrativa contemporanea
Uscita: 13 settembre
Pagine: 320



Un’isola che sa proteggere. Ma anche ferire.
Un amore indimenticabile sepolto dal tempo.
Una donna prigioniera del suo destino.
 


2004. A ventotto anni, Manuel sente di essere già al capolinea: un errore imperdonabile ha distrutto la sua vita e ricominciare sembra impossibile.
L’unico luogo disposto ad accoglierlo è Novembre, l'isola dove abitavano i suoi nonni. Sperduta nel mar Tirreno insieme alla sua gemella, Santa Brigida – l’isoletta del vecchio carcere abbandonato –, Novembre sembra a Manuel il posto perfetto per stare da solo. Ma i suoi piani vengono sconvolti da Edith, una giovane tedesca stravagante, giunta sull’isola per risolvere un mistero vecchio di cinquant’anni: la storia di Andreas von Berger – violinista dal talento straordinario e ultimo detenuto del carcere di Santa Brigida – e della donna che, secondo Edith, ha nascosto il suo inestimabile violino. Del destino di Andreas e del suo prezioso e antico strumento si sa pochissimo.
L’unico indizio che Edith e Manuel hanno è il nome di una donna: Tempesta.

1952. A soli diciassette anni, Neve sa già cosa le riserva il futuro: una vita aspra e miserabile sull’isola di Novembre, senza alcuna possibilità di fuggire. Figlia di un padre violento e nullafacente, Neve è l’unica in grado di provvedere alla sua famiglia. Tutto cambia quando un giorno, nel carcere di Santa Brigida viene trasferito uno straniero. Sull’isola non si fa che parlare del nuovo prigioniero, ma la sua cella si affaccia su una piccola spiaggia bianca e isolata sui cui è proibito attraccare. È proprio lì che sbarca Neve, contravvenendo alle regole, spinta da una curiosità divorante. Andreas è il contrario di come lo ha immaginato. È bellissimo, colto e gentile come nessun uomo dell’isola sarà mai, e conosce il mondo al di là del mare, quel mondo dove Neve non è mai stata. Separati dalle sbarre della cella di Andreas, i due iniziano a conoscersi, ma fanno un patto: Neve non gli dirà mai il suo vero nome. Sarà lui a sceglierne uno per lei.


"C'è una storia che sgorga dalla sua voce, con una potenza innata. Una storia lucida, che non si inceppa mai, che sembra persa tra le pieghe del passato e invece è ancora viva, ancora tra loro, se la portano nel sangue. 
C'è la storia di una ragazza coraggiosa e ferita, la storia di una vita amarissima che però non riesce a piegarla. Per quanto ci abbia provato, la vita non l'ha mai piegata.
C'è la voce di un uomo che parla attraverso di lei, che racconta cose che lei stessa non conosce. La musica, la vita della terraferma com'era un tempo.
C'è qualcosa dentro. Qualcosa rimasto nel buio per cinquant'anni, l'essenza di Novembre, le finestre vuote del carcere, il suono del violino che è la voce con cui parla Andreas."


Ho semplicemente una sola parola per descrivere il romanzo: IMMENSO. E una sola parola per descrivere Valentina D’Urbano: INCOMPARABILE. E un solo motivo per continuare a leggere le sue storie: L’ORIGINALITA’. Sì, cari amici, perché anche questa volta, Valentina D’Urbano, è riuscita nella sua massima semplicità, a dar vita ad una storia emozionante, intricata e piena di colpi di scena, che crea quella bella dipendenza che solo un buon libro sa dare. Un libro che vuoi tenere in mano per sempre, dove le parole ti fluttuano intorno come un vortice incantevole e ti abbraccia con quelle pagine incandescenti da cui trai dolore ma anche conforto. Ed io so per certo che, ogni volta che apro un suo nuovo libro, non troverò mai e poi mai una storia uguale a qualche suo libro precedente. Per questo io adoro Valentina, perché regala sempre a noi lettori un qualcosa di diverso, non si attarda a riproporre storie già lette, lei non è ferma nei suoi personaggi passati, ma è sempre in continua evoluzione e forse proprio per questo non mi stanco mai di leggerla. Riesce ogni volta a creare ambientazioni uniche e personaggi veri, non artefatti, intrecciando magistralmente vari temi il cui risultato è davvero ineguagliabile. A mio parere, Valentina D’Urbano con questo suo ultimo lavoro, ha raggiunto un altro livello di maturazione ed io, durante la lettura, mi sono trasferita lì, nell’isola di Novembre, insieme ai protagonisti.


La storia viene raccontata attraverso due archi temporali, in cui le vicende di Andreas e Neve, si vanno ad intrecciare con quelle di Manuel ed Edith, tutti imprigionati da due isole: Novembre e la sua gemella Santa Brigida. Andiamo con ordine.

2004. Manuel scappa da Roma rifugiandosi sull’isola di Novembre, in cui i suoi nonni hanno vissuto e ancora hanno una casa. In questo luogo remoto di pescatori, ormai meta solo di turisti durante l’estate e deserta in inverno, Manuel arriva per scrollarsi di dosso una vita fatta di errori e, soprattutto, per nascondersi da qualcosa che ha commesso. L’isola di Novembre sembra essere il posto ideale per far perdere le proprie tracce, per stare soli con se stessi, per riflettere, pensare, per combattere un passato che non si arrende ed emerge ogni volta.  

"Tutti gli avevano voltato le spalle, lo avevano dato per finito, perso per sempre. Ma la differenza più grande era la libertà. Lui aveva il mare sotto, il cielo e l'aria che s'aprivano intorno. Poteva andare ovunque. Poteva rifarsi una vita. 

A fargli compagnia, le onde che si infrangono sugli scogli e le note soffuse di un violino che sembra venire dalla casa vicino alla sua. Manuel incontra così Edith, una giovane ragazza tedesca, violinista appunto, sbarcata sull’isola non per un interesse turistico ma per scoprire cosa sia successo ad Andreas Von Berger, un giovane detenuto nel carcere di Santa Brigida nel 1952 e grande violinista. Edith in realtà è alla ricerca del suo violino, un Guarneri del Gesù, e di una sua composizione, probabilmente nascosti tra le mura del vecchio carcere ormai in rovina. Appassionata di musica e dalla storia di Andreas, di cui dopo la morte avvenuta cinquant’anni prima non è rimasto nulla, Edith è determinata a riportare alla luce alcuni elementi che hanno caratterizzato la vita di questo grande musicista. L’unico indizio che ha è il nome di una donna, Tempesta. Ad aiutarla in questa specie di caccia al tesoro, c’è Manuel che, se in un primo momento non sopportava quella ragazza così strana, ben presto si accorge di non poter far a meno di lei. Da qui, passato e presente si intrecciano e si conosce la storia di Andreas e Neve.




1952. Ci troviamo sempre sull’isola di Novembre dove abita quella che tutti chiamano Neve, una giovane ragazza di quasi diciotto anni, dal carattere duro e difficile. Ultima di sette sorelle, l’unica in famiglia ad essere bionda, tanto che il padre ha dubbi se sia veramente sua figlia, lavora insieme a lui per il mare. Molto spesso, Neve si ritrova a lavorare da sola, perché suo padre è troppo impegnato a buttare quei pochi spiccioli che hanno per il vino e ad ubriacarsi per poi picchiare la sua famiglia, Neve inclusa. Lei è la vittima per eccellenza di quello che si può chiamare padre e, quando si sfoga su di lei, di certo non ci va leggero; il tutto sotto gli occhi di sua madre, che non muove un dito per difendere la figlia, bloccata dalla paura di prenderle anche lei dal marito. In casa di Neve non c’è nulla: povertà e ignoranza fanno da padrone come in tutta l’isola. Neve però è diversa: selvaggia, ribelle, bella e intelligente ma, soprattutto, lei ha uno spirito audace che in qualche modo la rende libera. E questo suo modo di fare e di porsi, la porterà ad incrociare lo sguardo di due occhi proibiti che appartengono ad Andreas Von Berger, il detenuto appena trasferito nel carcere di Santa Brigida, che diffonde dalla sua cella una musica seducente.

"Quella musica era reale. Vibrava nell'aria, poi scendeva e si rompeva, respirava e riprendeva a correre, straordinariamente simile alla voce umana."

 Neve sa che deve stare lontana da quel delinquente, ma sa anche che in lui c’è qualcosa che l’attrae ed è per questo che va a Santa Brigida, e in poco tempo si instaura tra loro un legame speciale, unico e indissolubile. E per Neve è sempre più difficile non pensare a lui, parlargli, toccarlo, ed è ancora più difficile immaginare che un uomo come Andreas potesse commettere un reato. Non ha paura di lui, ed è l’unica persona su quell’isola di cui si fida. Allo stesso modo, Andreas si sente attratto da questa ragazza così ruvida, segnata dal lavoro e dalla vita e gli è impossibile non pensare a lei. Attraverso gli occhi di lui, Neve, che fino a quel momento ha conosciuto solo gli orrori e non è andata mai oltre il mare dell’isola, scopre il continente che sembra così lontano da Novembre. Entrambi si incatenano, intrecciano le loro mani, incastrano i loro cuori, diventando l’uno la roccia dell’altra, completandosi a vicenda. In una perfetta armonia, guardano insieme a un domani fuori dal quel carcere maledetto e da quell’isola dimenticata che tiene entrambi prigionieri nel loro amore. Il destino crudele, però, non è dalla loro parte e ben presto i loro progetti naufragano insieme alla speranza, lasciando sparsi per l’isola indizi nascosti di una storia rimasta sospesa per anni, e sarà compito di Manuel e Edith riportarla in vita dopo cinquant’anni. Una storia che, ancora oggi, è viva nell’isola, che reclama di essere conosciuta, perché quello che prima era proibito e nascosto, oggi vuole venire fuori come un incendio che divampa, rivelando segreti e risvolti inaspettati… E chi è veramente questa misteriosa donna dal nome Tempesta?



E niente!!! Io sono rimasta davvero senza parole alla fine della lettura. Premetto che ho letto le ultime settanta pagine con il magone, con l’angoscia e con l’adrenalina in corpo, non credendo a quello che mi stava passando sotto gli occhi. Vi dico questo perché la storia oltre che magnifica, si sviluppa in maniera… non lo so nemmeno io come. Giuro che ad ogni pagina, ad ogni capitolo era come avere un pugno allo stomaco e mi ripetevo di continuo “non può essere”, “ma veramente” e ancora “bello, bello, bello”, “geniale”. E quando finalmente credevo di aver capito tutto, ecco che la storia cambia rotta e, con gli occhi spalancati e il cuore in gola, mi sono messa a nuotare verso una riva sconosciuta. Sicuramente è un libro che mi ha preso la pancia, come del resto tutti i libri che ho letto della D’Urbano. Qui in particolare, ho trovato una crescita maggiore, una maturità stilistica e ancora un grande talento, riconfermandomi che Valentina è una delle migliori autrici del panorama italiano. Il suo stile è graffiante, pungente e, come una calamita, aggancia il lettore senza pietà. Non è mai scontata, non è mai noiosa, non è mai ripetitiva… Ogni volta le sue storie sono nuove, diverse, con protagonisti difficili da dimenticare.

Personalmente ho adorato Neve e mi sono completamente immedesimata con lei. Una ragazzina che la vita ha piegato, ma con una forza e un coraggio unici, determinata e ribelle, non si sottomette a nessuno, nemmeno al quel cane di suo padre e a quella gatta morta di sua madre. Neve non si è mai scoraggiata, sempre a testa alta, sicura di sé nonostante la fame, il duro lavoro, le percosse subite. Sogna una vita diversa, lontano da Novembre e la speranza le si presenta proprio nel carcere di Santa Brigida, l’isola gemella, dove trova l’amore incondizionato di Andreas. E anche lui è impossibile da dimenticare. Un giovane uomo di cultura, che ha girato il mondo e grande musicista, forse troppo onesto; e per questa sua onestà si ritrova dietro alle sbarre, isolato dal mondo, ritrovando vigore in quella ragazzina bionda che ogni sera si arrampica da lui, che se la tiene stretta, perché quell’isola malvagia e cruda non è degna di lei. 


Ed io ero lì con loro, a spiarli, a sostenerli, a trovare una via di fuga per questo amore così impossibile che sconquassa il cuore, frantumandolo.
La loro storia mi è rimasta dentro, e mi ha incatenato di più rispetto invece a quella di Edith e Manuel. Loro hanno un rapporto un po’ più complicato, visti anche i trascorsi di Manuel e all’ossessione morbosa di Edith su Andreas. Lei si è appassionata alla musica di Andreas dopo anni dalla sua scomparsa, ma è sicura che manchino degli spartiti e non si arrende per ritrovarli. E questo la porta sull’isola di Novembre, dove incontra Manuel che le vuol far credere che della musica non ne capisce niente, ma in realtà non è così. Entrambi con caratteri forti e difficili, pian piano riusciranno a trovare un loro equilibrio, accettando pregi e difetti.

Le due storie, così lontane temporalmente, hanno un unico filo conduttore che le unisce: la musica. Note che fluttuano nell’aria e che si tuffano in quel mare che divide l’isola di Novembre da quella della sua gemella Santa Brigida, che si infrangono sugli scogli e fanno eco a due storie dove i protagonisti vengono legati e uniti in modo indissolubile.
Concludo!!! Isola di Neve è un libro che si legge tutto d’un fiato, e nonostante la lunghezza, ha un bel ritmo; non c’è mai un momento morto, tutto è in divenire e man mano la lettura diventa una vera dipendenza. Ovviamente, è una storia che dovete assolutamente leggere, perché si parla di vita, di amicizia e va a toccare delicatamente le corde dell’anima del lettore, facendole vibrare, graffiate da quell’archetto di violino che dopo tanto tempo ritorna a suonare.






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