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lunedì 1 ottobre 2018

Recensione "Il volo dei cuori sospesi" di Elvia Grazi

Cari amici lettori,

oggi vi parlo di IL VOLO DEI CUORI SOSPESI di Elvia Grazi, uscito il 6 settembre grazie a Garzanti. Un libro che ci racconta uno dei periodi più bui della storia dell’uomo e tutto il carico di conseguenze dettato da scelte obbligate in un momento tragico. La speranza e la forza dell’amore possono disinnescare tutta la brutalità e le cicatrici implose? 



Titolo: Il volo dei cuori sospesi
Autrice: Elvia Grazi
Editore: Garzanti
Genere: Narrativa contemporanea
Uscita: 6 settembre
Pagine: 224, cartonato



Due gemelle divise da una scelta.
Due vite da riavvolgere.
Un unico amore in grado di unirle ancora.


Le gemelle Ariele e Rebecca, di origine ebraica, non potrebbero essere più diverse. La prima, occhi così limpidi che ci si può vedere attraverso, è timida e schiva; la seconda, penetranti occhi verdi, è una ribelle pronta a sfidare tutto e tutti pur di non subire la vita. Ma Ariele possiede un talento che Rebecca non ha: fa sogni premonitori. Una fortuna e una condanna, perché spesso le cose che vede accadono senza che lei possa impedirlo. A nulla, infatti, servono quei sogni quando l’odio nazista si riversa sul paese in cui hanno trovato riparo. Così, la loro madre Giuditta si trova costretta a prendere una decisione cui nessuno dovrebbe essere chiamato: può salvare solo una delle figlie. E sceglie di salvare Ariele, affidandola alle cure di un’amica, e di portare con sé ad Auschwitz Rebecca, convinta che il suo carattere forte potrà salvarla. Una decisione che lascia un segno indelebile nella storia di tutta la famiglia. Negli anni a venire, Rebecca, che sopravvive all’orrore dei campi, chiude il suo cuore al mondo e decide che a nessuno sarà più permesso di calpestarlo. Al contrario, Ariele cerca di non sprecare l’occasione che le è stata offerta. Accoglie l’amore che le viene dato e se ne fa portavoce nella vita di tutti giorni. Senza mai tirarsi indietro. Anche quando Rebecca, con la quale non è più riuscita a ricostruire un rapporto, bussa alla sua porta e le chiede di occuparsi di una figlia, la sua, che non riesce nemmeno ad abbracciare, una bimba cui ha voluto dare un nome che racconta tutta una storia: Catena. Talvolta i ricordi sono come sassi che possono trascinarci a fondo, bloccando in un freddo, sincopato respiro gli ingranaggi del cuore.




"C’è qualcosa di grandioso in una merla che costruisce il suo nido: la voglia prepotente di credere nella vita e lasciare che vada dove deve andare. Costi quel che costi. C’è il suono melodioso e magico della speranza."


Ho scelto di leggere questa storia perché dalla trama mi aveva incuriosito. Di solito, quando i libri trattano un tema molto delicato e tragico come il periodo della Seconda Guerra Mondiale, qualcosa dentro di me richiama sull’attenti e mi fa scivolare in un abisso senza fine, entrando in sintonia con la storia stessa, attraverso gli orrori subiti da chi è stato condannato a morte per il semplice fatto di essere ebreo. Ho letto molti libri con questa tematica e devo dire che sono sempre stata travolta in pieno da molte sensazioni che mi hanno sempre lasciato un peso sul cuore. Storie crude e indescrivibili, perché hanno segnato chi la guerra l’ha vissuta sulla propria pelle e chi ce l’ha fatta ma ha vissuto con la morte nel cuore. Il volo dei cuori sospesi parte proprio da qui, esattamente nel 1943 in Italia.







Sicuramente molti di noi si sono imbattuti più volte nei gemelli, notando che possono essere molto simili nell’aspetto ma totalmente diversi nel carattere. Di solito sono agli opposti ma insieme si completano, diventando un unico individuo. E sono proprio due gemelle le protagoniste di questa storia: Rebecca, ribelle e coraggiosa e Ariele, schiva e introversa, due caratteri agli antipodi.
Ariele è quella che vive nell'ombra e, per quanto timida, insignificante e fragile, ha un grande dono ed è quello di fare molto spesso sogni premonitori. Proprio a causa di questi, ha visto la fine di suo padre, ed ora, in tempo di guerra, vede cose a cui non vuole credere, tacendo e nascondendo a sua sorella e a sua madre ciò che potrebbe accadere. Rebecca è l’esatto suo opposto: selvaggia e temeraria, preferisce sfidare piuttosto che sottomettersi.

"Non è solo una questione di apparenza. Se ti fai bollare, diventi parte attiva di un disegno e la gente a certe cose finisce per crederci, la gente vive d’apparenza."

Entrambe stanno vivendo un periodo molto duro e difficile, facendo i conti con le loro origini ebree e con tutte le conseguenze che ne derivano. Anche in Italia, infatti, sono iniziati i rastrellamenti degli ebrei, e chiunque li consegni alla Gestapo sarà ricompensato con del denaro.
Giuditta, la mamma delle due gemelle, ben presto viene a conoscenza che i nazisti stanno per mandare gli ebrei nei campi di concentramento, e davanti all’orrore della tragedia, le viene chiesto di salvare una delle due figlie. La sua scelta, fatta d’impulso, cadrà su Ariele, convinta che la giovane ragazza non sia in grado di affrontare tutta la crudeltà, lo strazio e i patimenti dei nazisti nei campi. Ariele viene così affidata a una vicina di casa a cui è morta una bambina, e la fa spacciare per sua figlia, portandola al sicuro in Svizzera e salvandola dagli orrori della guerra. Questa scelta invece ricadrà in modo del tutto negativo su Rebecca, che paga le conseguenze di una decisione istintiva della madre. 

      "Con le sue smancerie, mi ha mandato al macello, come un capretto ingenuo."

Una decisione che cambierà per sempre il destino della vita delle figlie e che andrà a rompere quel legame profondo e unico che solo i gemelli hanno. Rebecca e la mamma vengono portate ad Auschwitz, dove Giuditta, dopo giorni e giorni di disperazione e sofferenza perché divisa da Rebecca, troverà la morte. Rebecca invece, lotterà fino all’ultimo per sopravvivere e tenersi ben lontano dalle grinfie dei tedeschi. 


A farle compagnia in questo massacro, un’armonica, che in qualche modo le salverà la vita, regalatale prima della sua partenza da Battista, l’unico amico di cui Rebecca si fida. Tutto questo però le andrà a forgiare il carattere, provando ben presto invidia e rancore verso sua madre e sua sorella, e tutta l’atrocità della guerra divorerà l’amore dal cuore di Rebecca.

"Ho detto addio al tempo delle favole. Nella mia testa c'è posto solo per la vendetta. Il freddo, nel mio cuore, ha lasciato posto al bollore della rabbia."

Sinceramente mi aspettavo molto di più. Quando decido di leggere storie che trattano il periodo storico della seconda guerra mondiale, trovo nei libri fatti e racconti da far accapponare la pelle. Tutti conosciamo le vicende atroci e indescrivibili di questo particolare lasso di tempo; ad oggi si parla ancora degli orrori inferti e di un’ideologia al di fuori della mente umana, per ricordare e per riflettere su quanto accaduto. Eppure questo libro non mi ha suscitato nulla. L’ho trovato veloce, con argomenti trattati in modo superficiale, freddo e impassibile. Una storia che non mi ha convinta fino in fondo, nonostante le premesse, che c’erano tutte. In primo luogo, non sono riuscita a immedesimarmi né con Ariele né con Rebecca, sia nella prima parte del libro dove si affronta la guerra, sia nella seconda parte dove si affrontano le conseguenze laceranti di anime distrutte e spezzate per sempre. E, soprattutto, man mano che sono andata avanti con la lettura, il mio coinvolgimento se ne è andato, ritrovandomi tra le mani una storia statica e poco travolgente, perdendo completamente il filo della narrazione.


Rebecca e Ariele sono poco caratterizzate: l’una estroversa, piena di vita, con la voglia di protagonismo, non incline alle regole, eversiva, l’altra introversa, insicura e rispettosa. Due animi troppo diversi e differenti che non riusciranno mai a incontrarsi per trarne forza e carattere per unirsi insieme. Anzi, proprio a causa di queste differenze caratteriali, della gelosia, dell’invidia e del rancore, Ariele e Rebecca si divideranno per tutta la vita. Sono due protagoniste con molte sfumature, che crescendo non saranno in grado di amare. Entrambe fragili, saranno vittime di paure e commetteranno molti errori. Non sono state però molto approfondite, rimanendo distanti dal lettore.
Al contrario, invece, mi è piaciuto il personaggio di Catena, la figlia di Rebecca, a cui è negato l’amore della madre, della quale ne soffre l’assenza e l’abbandono, portandola a provare un odio viscerale per Rebecca, e che andrà ad intaccare il suo carattere, mettendo a rischio il suo futuro. Catena potrebbe essere quella speranza che la vita offre ad Ariele e Rebecca per ritrovarsi e riportare quell’amore ormai perduto tra le due. Purtroppo però, questo non farà altro che dividere ancora di più le due gemelle, evidenziando ancora una volta quanto siano differenti l’una dall’altra. Ariele, con il cuore colmo d’amore, cresce Catena come sua, mentre Rebecca, che la guerra ha indurito nell’anima, si allontana sempre di più.
Gli argomenti trattati sono molti: oltre l’orrore della guerra, si parla di amicizia, di famiglia, di speranza e di vita. Senza dubbio è un romanzo che parla di sentimenti, di cosa succede se riesci a sopravvivere alla guerra, alla devastazione, al dolore che marchia il cuore, e non riesci bene ad aggrapparti a qualcosa per salvarti del tutto. Però io non sono riuscita ad emozionarmi fino in fondo, mi è mancato quel trasporto emotivo e mentale che non ha fatto in modo di tenermi incollata alle pagine e di entrare in pieno nella storia stessa.


Forse il finale mi ha un pochino suscitato qualche sensazione, perché probabilmente diverso da quello che mi aspettavo, e mi ha fatto comprendere che la vita non è fatta solo di successi e, a volte, il lieto fine non esiste e che bisogna trarre il meglio anche dalle esperienze negative, per andare avanti in modo consapevole.







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