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mercoledì 30 gennaio 2019

Recensione "La Chimica degli Opposti" di Randa Abdel-Fattah


Amici lettori,

oggi la nostra Noemi ci parla del romanzo LA CHIMICA DEGLI OPPOSTI di Randa Abdel-Fattah, uscito il 22 gennaio per Mondadori.
Scopriamo insieme cosa ne pensa...

Buona Lettura!



Titolo: La chimica degli opposti
Autrice: Randa Abdel-Fattah
Editore: Mondadori
Uscita: 22 gennaio 2019 

Genere: New Adult 


L'atmosfera è elettrica e la gente è molto carica da entrambe le parti. Poi scorgo lei. I suoi occhi. Non ne ho mai visti così. Di che colore sono? Nocciola e verdi con pennellate d'autunno e frammenti di smeraldo. E io me ne sto lì con in mano il mio cartello, mentre lei è qualche passo più in là, vicino a un poliziotto, e tiene stretto il suo.

Il primo incontro con Mina è un fulmine a ciel sereno per Michael. Avviene per caso, durante una manifestazione organizzata dal nuovo partito politico fondato dal padre di lui che, con la scusa di difenderne i valori originari, si oppone all'accoglienza dei rifugiati arrivati via mare nel Paese. Il problema è che Mina sta dall'altra parte della barricata. Anni prima, infatti, ancora bambina, è scappata dall'Afghanistan insieme alla mamma e, dopo un viaggio lungo ed estenuante, è sbarcata in Australia, dove, come rifugiata, ha posto le basi per una nuova vita. Non è stato per niente facile, perché, come dice sua madre, "stare in un nuovo Paese è come camminare con una protesi. Ci vuole il doppio del tempo perché la mente e il corpo si adattino", però Mina sembra avercela fatta. Si è lasciata alle spalle la sofferenza e il dolore passati, è diventata una ragazza coraggiosa e fiera, e una studentessa talmente brillante da riuscire a vincere una borsa di studio per frequentare una scuola privata prestigiosa, la stessa di Michael. Ed è proprio qui che le loro vite si incontrano, o meglio si scontrano, nuovamente. Fin da subito infatti è chiaro a entrambi che appartengono a due mondi diversi, lontani da ogni punto di vista, eppure l'attrazione che li spinge l'uno verso l'altra è troppo grande, troppo potente per ignorarla. E quando la situazione intorno a loro si surriscalda, è altrettanto chiaro che non è più possibile accettare un mondo in cui tutto è bianco o nero. Sarebbe più facile, ma significherebbe rinunciare al sentimento che li unisce. E nessuno dei due è pronto a farlo. Forse, alla fine, ci sono casi in cui bisogna scendere in trincea e combattere contro tutto e tutti. Casi in cui vale la pena di rischiare per proteggere ciò che più amiamo.


Ricordo che una volta una mia amica non lettrice mi chiese quale fossero le cose che mi spingevano a leggere un libro. Volete sapere qual è stata la mia risposta?
La risposta più scontata, ma forse anche la più ovvia, sarebbe stata la trama, invece ho la strana abitudine di giudicare un libro dal titolo, da quanto mi attira la copertina e se poi è necessario leggo la trama; e se quest’ultima mi soddisfa, ho soltanto un motivo in più per leggere il libro. E sono felice di affermare che questo libro mi ha attirata e attratta fin da subito, già dal titolo.

Come ormai sa, chi legge le mie recensioni, mi piacciono i libri capaci di sorprendere il lettore e di farlo riflettere, e anche stavolta, questo romanzo, mi ha soddisfatta appieno.

In una società in cui l’immigrazione ormai occupa un posto di rilevanza in tutti i campi, credo che leggere questo libro sia la lente che fa vedere il tutto da un’altra prospettiva: la prospettiva di chi arriva su barconi fatiscenti per salvare la propria vita e il proprio futuro.




Fa riflettere perché è attuale, non tanto perché parla d’immigrazione, ma di miti che andrebbero sfatati e del razzismo che ne deriva, del conflitto che nasce tra chi per un motivo o per un altro, è costretto a lasciare la sua patria per trovare aiuto in altro paese e chi invece deve proteggerla, la sua patria, da chi vuole “invaderla”.

Quindi, per quanto questo romanzo sembri la solita storia d’amore “travagliata” tra due adolescenti, non lo è per niente.

Mina è una ragazza adolescente, Afghana, costretta a scappare via da Kabul, su un barcone fatiscente, quando ancora era una bambina, e che ha passato la maggior parte della sua vita nella zona occidentale di Sidney.

La sua vita è stata determinata da numerosi lutti: la morte del padre, quando lei aveva solo 7 anni, ucciso senza un motivo per mano di alcuni giovani desiderosi di farsi un nome tra i talebani, la morte dello zio, l’unico rimasto a proteggere la famiglia. Per questo, è costretta a fuggire dal suo paese con il resto della famiglia, ma durante il viaggio verso l’Australia, il piccolo Hassan, il fratellino di Mina, muore.




Eppure, tutto questo dolore ha fatto di Mina una piccola donna coraggiosa, testarda e determinata.
L’ho adorata.

Ho adorato la sua famiglia “ricostruita”, che per regalare un futuro dignitoso a Mina è disposta a tutto, perfino a trasferirsi in una nuova città per l’ennesima volta.

Ho adorato il suo modo di far fronte al giudizio che hanno gli altri su di lei e sulle persone che, come lei, sono costrette a fuggire dal loro paese.

Ma soprattutto ho adorato il modo in cui riesce a far fronte al giudizio di Michael.

Infatti, da quando gli occhi di Michael hanno incontrato quelli di Mina, durante una manifestazione sull’immigrazione, qualcosa è cambiato. 



"E' come quando si premono le mani sul cemento fresco: un attimo prima non c'è nulla e un attimo dopo c'è un' impronta permanente. Mi si è impresso così nella mente... e nel cuore, anche se non oso ammetterlo nemmeno a me stessa"



Michael però, è cresciuto in una famiglia dai sani “principi” e da tesi “avvalorate”, principi e tesi che vedono gli immigrati come degli invasori, e che li spinge addirittura ad essere i principali organizzatori di Aussie Values, un organizzazione contro l’immigrazione.

Ho adorato Michael, quando finalmente trova dentro di se la capacità di andare contro l’etica morale che gli è stata inculcata dai genitori, per quella forza e quel coraggio di andare contro la propria idea di giusto e schierarsi dalla parte “sbagliata”, che lo spinge a decidere della sua vita senza interferenze e a vivere il suo primo amore. 



"E' molto più facile vivere in un mondo dove tutto è bianco o nero. Non ho mai conosciuto il grigio finora, ma ho il sospetto che sia una di quelle cose da cui non si torna indietro, se le si prova una volta".

Ora quindi mi direte: tutto meravigliosamente bello?
Purtroppo no.
Il libro in se, quindi la trama, i personaggi, il modo armonioso di scrivere dell’autrice, sono impeccabili, addirittura c’è molto su cui riflettere, ma a mio parere ( ultimamente mi succede spesso, forse per colpa di qualche mio “problema”, sorto da poco evidentemente, con il genere Young adult) credo che sia per una lettrice/lettore dai 13 ai 15 anni.



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