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mercoledì 2 ottobre 2019

Recensione "Il paese del sale e delle stelle" di Zeyn Joukhadar



Cari lettori,

oggi Noemi vi parla del romanzo "Il paese del sale e delle stelle" di Zeyn Joukhadar, uscito lo scorso 19 settembre grazie a Garzanti
Una storia sui legami familiari, sull'importanza del racconto e sul fascino delle mappe che disegnano il mondo. Venite a scoprire cosa ne pensa Noemi. Buona lettura!




Titolo: Il paese del sale e delle stelle
Autrice: Zeyn Joukhadar
Editore: Garzanti
Genere: Narrativa Contemporanea
Uscita: 19 settembre
Pagine: 380



Il mondo di Nour è circondato dai colori. Per lei che ha la sinestesia, davanti ai suoi occhi tutto si tinge di verde, rosso, giallo, blu, non appena sente una voce, legge una lettera o un numero. Ma da quando dagli Stati Uniti si è trasferita in Siria, dopo la morte del padre, intorno a lei vede solamente grigio. Perché ora deve occuparsi da sola delle sue sorelline. A dodici anni è un compito troppo difficile, soprattutto se sei in una terra che ti è estranea. Una terra dove il pericolo è a ogni angolo. Eppure Nour ha le sue storie a farle compagnia. Quelle storie che il padre le raccontava prima di dormire. Ed è a quelle parole che si aggrappa per trovare il coraggio di affrontare tutto. In particolare alla sua leggenda preferita in cui Rawiya, una ragazzina come lei, è costretta a fingersi uomo per seguire il suo sogno: far parte di una spedizione per disegnare la carta geografica del mondo. Nour conosce quella storia a memoria, ma, ora che ha trovato la mappa tra i documenti della sua famiglia, assume un valore speciale. Forse è la strada da seguire per portare in salvo sé stessa e le sue sorelle. Ma prima dovrà imparare che ci sono indicazioni tracciate sulla carta e indicazioni tracciate nel cuore. E che anche le parole a volte possono essere una guida e una protezione. Soprattutto se arrivano da chi l'ha amata di più al mondo.











Ed è a questo punto che comincio a pensare a Dio. Mi chiedo perché Dio non sia lacerato per le cose orribili che succedono nel mondo. [..] Se la vita è un unico, lungo telegiornale, perché continua a leggere i titoli di apertura?

Perché Dio non distoglie lo sguardo?

La mamma dice che Dio sente tutto. Ma sopportare ogni singola atrocità, ogni ginocchio sbucciato, ogni casa che salta per aria? Gli uomini cattivi che tirano su le gonne?[…] L’urlo rosso delle granate?[…]Partire senza dire addio? I proiettili che s’insinuano nelle ossa?[…] Il peso orribile di tutto questo?

La tristezza può essere troppo pesante per Dio? Forse Dio può sopportare tutto, ma io non so se posso. […]Voglio credere che le cose debbano essere migliori, ma non ho le parole per dire come.




Cari lettori,

Di ritorno dalle vacanze estive avevo proprio voglia di prolungarle e fare un bel viaggetto, (se pur immaginario, ma mi accontento), questa volta sono stata catapultata nel Medio Oriente, nel caldo afoso che si alza tremolando dal suolo e incurva l’orizzonte, tra gli odori di spezie e il richiamo del deserto.

Il mio viaggio inizia ad Homs, una città della Siria, dove dopo la morte del padre, Nour, appena dodicenne e con il dono della sinestesia, insieme alla sua mamma, che è una cartografa, e alle sue sorelle maggiori Huda e Zahra, si è appena trasferita, lasciandosi alle spalle la vita di prima e il suo paese natale, l’America.





Nour a differenza delle sorelle non conosce la Siria, parla poco arabo, non ha ricordi che la riguardano, se non quelli che le ha affidato il padre: i suoi ricordi, le foto dell’infanzia e della vita che hanno trascorso lì prima di emigrare in America, prima che Nour nascesse, le racconta leggende e storie; è a questo che si aggrappa Nour per non dimenticare il padre, ma soprattutto si aggrappa con tutte le sue forze ad una storia in particolare, che le insegnerà ad avere coraggio e non mollare quando il dolore e diversi traumi irromperanno nella sua vita piena di colori:




È la storia leggendaria di Rawiya, una ragazza coraggiosa, che per salvare la sua famiglia dalla povertà si finge un ragazzo per unirsi alla spedizione di Abu Abd Allah Muhammad Al-Idrisi,un studioso e cartografo, collaboratore presso la corte, a Palermo, del re normanno Ruggero II, dove lavora ad un progetto dalle grandezze maestose: creare la prima carta geografica, completa, del tempo.

Sono rimasta affascinata, oltre che dalla trama, dalla struttura che viene data alla storia, composta da 5 parti per le 5 tappe del viaggio di cui sia Nour che Rawiya sono le protagoniste, (Siria, Giordania-Egitto, Libia, Algeria-Marocco, Ceuta) che si aprono con delle parti di una poesia, di cui solo alla fine scopriremo il significato. All’interno dei capitoli due filoni narrativi si intrecciano, pieni di simbolismi e analogie che li legano: uno storico, dove l’autore combina elementi mitologici con la storia del Medio Oriente e del Nord Africa e che viene rappresentato dalla storia di Rawiya, uno contemporaneo, rappresentato dalla storia di Nour.

I personaggi secondari sono numerosi e sono l'altra cosa che mi ha colpito, in quanto rappresentano ognuno, a modo loro, anche se alcuni compaiono per poche pagine, una tessera di un puzzle che prende forma per regalare a Nour legami, ricordi, storie, gioia, dolore o semplicemente una parvenza di una vita normale.

Credo che la bravura dell’autore sia nella capacità di raccontare, fondendo stili diversi e attraverso gli occhi da bambina di Nour, la cruda realtà, come gli abusi di un uomo verso una donna, la crisi siriana fatta di vite e città sventrate dalle bombe, fatte di fughe e corse contro il tempo; fatta di un intero popolo diventato ormai profugo, rifugiato, costretto all’esilio e che disperatamente si mette in viaggio alla ricerca di un posto sicuro, mantenendo vivi i colori, le tradizioni, i luoghi che se pur martoriati sanno affascinare, il coraggio di continuare a lottare che nasce dopo che si è scampati per un pelo dalla morte, la speranza di un mondo diverso che si accende nello sguardo di un bambino. 




Lo stile dell’autore, è incalzante, grazie a numerosi colpi di scena, elegante, coinvolgente e descrittivo; ero là con i protagonisti, a vivermi insieme a loro paesaggi ed emozioni.

Durante la lettura, mi sono ricordata delle sere in cui leggevo Le Mille e una notte, gli stessi profumi, l’importanza delle storie e delle tradizioni, salvo, successivamente, scoprire che si, ci sono alcuni elementi presi da lì e questo non ha fatto altro che farmi innamorare ancora di più della storia della piccola Nour.



Un'altra cosa che mi ha fatto riflettere molto è lo scopo; si, abbiamo conosciuto tradizioni, luoghi e culture diverse, abbiamo arricchito la nostra cultura con un pizzico di storia, ma il vero scopo di questo libro è quello di scuotere le coscienze di tutti noi, ma soprattutto di tutte quelle persone che ancora tengono gli “occhi chiusi” di fronte a tanto orrore.

Lo stesso autore durante l'intervista, che troverete probabilmente anche voi nella copia del libro, dichiara che è proprio questo lo scopo e che il suo romanzo viene paragonato al Cacciatore di aquiloni di Khaled Hosseini (il primo libro di cui mi sono innamorata, di cui ancora ricordo la trama e che ho letto nella mia infanzia), non tanto perché hanno similitudini, ma ad accomunarli è proprio lo scopo che il libro si prefigge: raccontare la cruda realtà, chi indorando la pillola, chi no, perché purtroppo ancora oggi c’è troppa disinformazione, tanto disinteressamento… E se possiamo informarci passando qualche giorno in compagnia di un bel libro come questo, perché no?

Mi ha lasciato davvero tanto, ma devo fare un piccolo appunto irrilevante, che non intacca il pensiero generale che mi sono fatta del romanzo in sé: non so bene come vanno queste cose, ma a mio parere delle cartine di epoca storica e contemporanea, anche se trasformate per agevolare la trama, sono necessarie in un avventura, anche solo per tracciare i percorsi di Rawiya e Nour e immergersi ancora di più nella storia o anche semplicemente per agevolare chi come qualcuno (igni riferimento è puramente indirizzato alla sottoscritta), non si ricorda niente di geografia… E poi, la cartografia, insieme alla crisi siriana e alla sinestia, sono i tre punti fulcro della trama….e poi ancora, con Abu Abd Allah Muhammad Al-Idrisi che figura ci facciamo??! XD



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