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mercoledì 13 gennaio 2021

Recensione "Fabbricante di lacrime" di Erin Doom

 





Amici lettori,

oggi vi parlo del romanzo YA "Fabbricante di lacrime" dell'autrice Erin Doom, uscito lo scorso 20 dicembre in Selfpublishing. Ogni favola ha il suo lieto fine, la storia di Rigel e Nica non fa eccezione. Solo che ci vorrà un bel po'. Venite con me...


Buona lettura!




Titolo: Fabbricante di lacrime
Autrice: Erin Doom
Editore: Selfpublishing
Genere: Young Adult
Uscita: 20 dicembre 2020


Fin da bambina Nica ha sempre desiderato soltanto una cosa: avere una famiglia.
Quando a diciassette anni qualcuno decide di adottarla, quel desiderio diventa realtà e il suo sogno sembra finalmente realizzarsi.
Nica è docile, buona e colma di una speranza che la porta a vedere il meglio nel mondo, ma il destino vuole che insieme a lei venga portato via anche un altro orfano, Rigel, l'ultima persona che Nica vorrebbe come fratello adottivo.
Rigel è intelligente, scaltro, suona il pianoforte come un demone incantatore ed è dotato di una bellezza in grado di ammaliare chiunque, ma il suo aspetto angelico cela un'indole spietata, oscura e a tratti folle da cui Nica si è sempre tenuta alla larga. In lui c'è qualcosa di incomprensibile che ha sempre reso il loro rapporto difficile e inconciliabile, e anche se le loro anime sono legate da un passato comune di dolore e mancanze, la convivenza tra loro sembra impossibile.
Eppure, nonostante Rigel rappresenti in tutto e per tutto il lupo della favola, Nica è determinata a non arrendersi e a proteggere il suo sogno da qualsiasi ostacolo.
Persino quando quell'ostacolo ha due occhi neri e uno sguardo bruciante.
Persino quando la guarda in quel modo... come se desiderasse divorarla.


"Non tutti i veleni hanno un antidoto. Alcuni si infilano nella tua anima, ti stordiscono con il loro odore e hanno gli occhi più belli che tu abbia mai visto.
E a loro non esiste cura.
Nessuna."








Cari amici lettori, sapete quelle storie che ti catturano dal primo capitolo e che ti entrano nel cuore? Oggi vi parlo proprio di una di queste storie che mi ha tolto la fame, la sete e il sonno ma sicuramente rimarrà indelebile nei miei ricordi. Vi starete chiedendo di che libro sto parlando, non è vero? Si tratta del Fabbricante di lacrime di Erin Doom. Di solito solo molto cauta ad approcciarmi al mondo self ma il grande parlare che ci è stato sui social nelle scorse settimane, ha stuzzicato parecchio la mia curiosità e alla fine mi sono lanciata senza paracadute nella lettura di questo romanzo. Senza aspettative e lasciando da parte tutti i pregiudizi. Perché a volte a fidarsi, si fa bene.







Questa è la storia di Nica, una bambina cresciuta dall’età di cinque anni in un istituto per bambini orfani. Un luogo grigio e poco felice, dove si aspetta con il muso attaccato alla finestra nella perenne speranza che qualcuno scelga te e ti regali il sogno di poter avere finalmente il calore e l’affetto di una famiglia. Nica è una bambina ora ragazza dagli incredibili occhi del cielo, che piange con le dita piene di cerotti colorati a proteggerla dal mondo. Una dolce e ingenua bambina che ha sempre creduto nella delicatezza come le diceva sempre la sua mamma e che il buono c’è in ognuno di noi. Lei riesce a dimostrare gentilezza e compassione per ogni creatura umana e animale. Lei sa di essere diversa dagli altri proprio per la sua forte empatia verso il prossimo, per il suo incrollabile sorriso anche nelle situazioni peggiori.



“Sapevo quanto fosse insolito agli occhi degli altri.
Sapevo di essere diversa.
Coltivavo le mie stranezze come un giardino segreto di cui solo io avevo la chiave, perché sapevo che tanti non avrebbero potuto capirmi.”



Un bel giorno, il sogno di Nica diventa realtà: una donna giunta al Grave posa gli occhi su di lei e decide di adottarla. Nica non riesce a credere che tra tanti bambini lei sia la prescelta, che sta per iniziare una nuova vita. Peccato che la favola di Nica abbia un lato oscuro che la contraddistingue. Un orlo nero che la rende imperfetta e che possiede due magnetici occhi scuri e un sorriso che le dà i brividi. Quella che Nica sta vivendo è una favola fragile come il vetro che potrebbe cadere e in un attimo frantumarsi al suolo. 






Il destino vuole che il compromesso per la felicità a cui aspira da sempre Nica sia legarsi a colui da cui si è sempre sentita respinta, provocata, morsa. Il suo passato sembra volerla seguire anche fuori dal cancello del Grave e porta il nome di Rigel, quel bambino cresciuto con lei all’istituto che riesce a sconvolgerla con un solo sguardo, che a distanza riesce a intrappolare le sue delicate ali da farfalla e tenerla legata a sé. Un veleno che le appesta corpo e anima. Il suo incubo e sogno peggiore diventa il suo fratello adottivo.





Rigel porta il nome della stella più luminosa della costellazione di Orione, ma sembra più una stella che splende di una luce fredda e sinistra. Un bambino che porta in quegli occhi duri e così neri il fascino della notte. Un ragazzo dall’incredibile fascino che sembra incantare tutti con la melodia che nasce spontaneamente dal delicato scorrere delle sue mani sui tasti di un pianoforte. Una melodia che andrebbe compresa e accettata. Ma Rigel non vuole essere di certo compreso. Lui è un magnifico e terribile enigma che Nica non riesce a districare. Incomprensibile e inafferrabile.


"Rigel era tante cose: insidia, pericolo, morsi e persuasione. Era gelo e bruciore.


La convivenza non sarà facile, soprattutto quando Rigel sembra volere spezzare il sogno di una famiglia di Nica. È una battaglia quotidiana perché lui non lascia avvicinare nessuno, tantomeno lei. Lei che è luce, positività e tanta ingenuità non vuole accettare che il bambino cresciuto con lei, non ha le movenze di un principe delle favole ma ha più l’indole del cattivo, del lupo cattivo delle favole.


Nica che cura tutte le creature indifese del mondo, vorrebbe curare anche lui. Farlo aprire, renderlo una pagina comprensibile del grande libro della vita che stanno scrivendo. Ma Rigel è una pietra dura da scalfire. Lui è una foresta piena di spine e rovi che per essere attraversata, lascia dietro di sé ferite. Lei è la luce incandescente che sembra squarciare la tenebra dentro di lui. Nica è un tarlo dentro il petto di Rigel. Un chiodo fisso che non riesce a scacciare. Un sorriso che gli strappa l’anima.




“Tra le macerie, l’unica luce che sapeva di avere era quella che indorava lei.
Una luminescenza che la notte lo teneva sveglio. Che la faceva brillare in tutti i suoi ricordi e in ogni singola memoria.




Il lupo divorerà la sua Cappuccetto Rosso? Nica riuscirà ad addomesticare la belva che è in Rigel o verrà ferita per l’ennesima volta? Per scoprirlo dovete leggere questa favola moderna fino in fondo.
La storia di Nica e Rigel è una storia che ha un’evoluzione abbastanza lunga, quindi bisogna mettersi comodi e aspettare con pazienza per l’immancabile lieto fine. Una sorta di retelling in chiave moderna che racconta una storia di due bambini mai cresciuti veramente che si fanno strada nel mondo, entrambi uniti da un comune passato e legati per sempre. Sono rimasta subito affascinata dall’accuratezza dei termini utilizzati, dalle citazioni di vario genere ad ogni inizio di capitolo che sono come una chiave che apre lo scrigno che contiene la nuova storia che si mostrerà a noi di lì a poco. La sensazione generale è che spesso la narrazione si traveste da verso poetico, rendendo più intima e magica l’atmosfera. I personaggi sono caratterizzati al meglio del meglio e nel corso della narrazione, riusciamo a mettere insieme i vari tasselli sull’infanzia dei protagonisti e nel frattempo ne vediamo comparire altri di pezzi del puzzle, che vanno ad aggiungersi al quadro che piano piano prende forma davanti ai nostri occhi della storia di una falena destinata a bruciarsi e del suo lupo, pronta a moderla.


La parola d’ordine per entrambi i personaggi, sembra essere GUARIRE. Entrambi portano dentro di loro ferite insanabili che tengono celate agli altri per paura. Paura di essere nuovamente abbandonati come due giocattoli rotti che nessuno vuole più. L’autrice è stata brava a mostrare ogni sfaccettatura della sindrome dell’abbandono di cui soffrono la maggior parte dei bambini orfani o abbandonati dai propri genitori che in Nica e Rigel si manifesta in maniera diversa. Insicurezza e ansia per Nica e chiusura e arroganza per Rigel. 




La storia è articolata benissimo e dilungandosi molto riesce a toccare tutti i tasti che vanno suonati per comporre questa melodia un po' distorta che è la storia del Fabbricante di Lacrime. Una favola raccontata ai bambini dell’istituto e che è il fulcro centrale della narrazione, la premessa da cui parte il viaggio e la morale di questa favola. Una favola che mi ha affascinato e mi è entrata dentro. In alcuni punti forse un po' la narrazione risulta ripetitiva su alcuni concetti, ma è un particolare trascurabile quando la storia ti rapisce così tanto. L’autrice per me assolutamente inedita, è riuscita a trasmettermi quel dolce candore di quando si ascoltano le favole da bambini ma soprattutto della dura realtà, una volta grandi quando capiamo che non tutto è così incantato e bello come nelle favole. Che spesso il principe si traveste da lupo come constaterà la stessa protagonista e che la principessa non è quella che aspetta di essere salvata ma quella che deve scalare muri e torri per avere il proprio lieto fine.


"Lui era un enigma senza risposta, una fortezza in cui nessuno aveva il permesso di entrare. Era una rosa nera che difendeva le sue fragilità ferendoti e graffiandoti con le sue spine."




Una storia che come le migliori favole che si rispettino ci insegna che il lieto fine non giunge a noi in maniera facile ma bisogna lottare ogni giorno, anche quando tutto sembra perduto e solo superando molti ostacoli e avendo tenacia si può conquistarlo. E una volta giunti alla fine, la ricompensa varrà tutto lo sforzo, i pianti e le ferite subite. La storia di Rigel e Nica ci insegna che ognuno di noi ha il suo Fabbricante di lacrime e a lui non possiamo mentire mai… Va letto e riletto e amato. STRACONSIGLIATO.



"Ormai vivevo del suo battito, quel ritmo maldestro e scordato che lui mi aveva impresso direttamente sul cuore.
Gli appartenevo con ogni briciolo rilucente della mia anima.
Con ogni pensiero.
E ogni respiro.
Eravamo l’inizio e la fine di un’unica storia - eterni e inscindibili io e Rigel, lui stella e io cielo, lui graffi e io cerotti, insieme costellazioni di brividi.
Insieme… fin dal principio."


















1 commento:

  1. La prima lettura che mi abbia fatto amare la narrazione in maniera viscerale. Travolgente.

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