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lunedì 4 aprile 2016

Recensione "A un passo dalla vita" di Thomas Melis

Ciao a tutti amici,

oggi la nostra Krizia ci parlerà di questo romanzo Noir/hard boiled firmato Thomas Melis, edito Lettere Animate. A un passo dalla vita ci racconta le vicissitudine di un gruppo di ragazzi nati negli anni ’80, dei limiti che una persona sceglie di sconfinare pur di arrivare a vette altissime.

Buona lettura :)






Titolo:
A un passo dalla vita

Autore: Thomas Melis
Editore: Lettere Animate
Genere: Noir/hard boiled
Data d’uscita: 24/10/2014


È una Firenze fredda, notturna e mai nominata quella che fa da palcoscenico alla storia di Calisto e dei suoi sodali, il Secco e Tamagotchi. La città è segnata dalla crisi globale, dietro l’opulenza pattinata del glorioso centro storico si nasconde la miseria dei quartieri periferici. Calisto è intelligente, ambizioso, arriva dal Meridione con un piano in mente e non ha intenzione di trasformarsi in una statistica sul mondo del precariato. Vuole tutto: tutto quello che la vita può offrire. Vuole lasciarsi alle spalle lo squallore della periferia – gli spacciatori albanesi, la prostituzione, il degrado, i rave illegali –, per conquistare lo scintillio delle bottiglie di champagne che innaffiano i privè del Nabucco e del Platinum, i due locali fashion più in voga della città. Calisto vuole tutto e sa come vincere la partita: diventando un pezzo da novanta del narcotraffico.
Cupamente, nella rappresentazione di un dramma collettivo della “generazione perduta”, schiava di un sistema socioeconomico degenere e illusa dalle favole di una televisione grottesca, si snoda questa storia di ingiustizie e tradimenti, ma anche di amicizie e amori forti tragicamente condannati. Perché il male non arriva mai per caso e la vita non dimentica mai nulla, non perdona mai nessuno.






Da quando eravamo nati c’era stato ripetuto di essere speciali, di essere fortunati a possedere doti non comuni, che avremmo avuto successo. E ora diventati grandi, avevamo capito che non bastavano quei requisiti per arrivare in cima.


Domanda da un milione di euro: Questo libro mi è piaciuto oppure no?
Bé non lo so ancora, magari troverò la risposta proprio scrivendone la recensione.
Certo è che tratta un tema delicato e attuale come la droga.
Sapete, quello della droga è un argomento che mi ha sempre toccata. Fin dai tempi delle scuole medie, quando i prof. organizzavano incontri di prevenzione, per metterci in guardia, io sono sempre stata spaventata e allo stesso tempo schifata dalla droga, e ancora oggi a distanza di 15 anni più o meno, i miei “sentimenti” non sono cambiati, ma il mio modo di rapportarmi a questo problema sì. Mentre prima mi limitavo ad ascoltare e annuire , oggi mi faccio delle domande, mi chiedo perché molti sentono la necessità di ricorrere a sostanze stupefacenti? È veramente solo una questione di trasgressione o c’è qualcosa che va oltre? Non sarà questa società così materialista a spingerci verso l’illegalità? Scorrendo le pagine di questo libro sembrerebbe proprio così.
Tanti sono i personaggi in questo libro, ma il protagonista assoluto e indiscusso è Calisto.




Calisto è un giovane ragazzo del sud Italia che, dopo il diploma, decide di emigrare, come fanno ormai tutti, al Nord. Sceglie un’università fiorentina, e decide di laurearsi in economia. È intelligente Calisto, sveglio, ha tutte le carte in regola per avere successo nella vita, per diventare qualcuno. Ma Calisto che viene da una famiglia di umili origini, vuole cambiare totalmente, non vuole più accontentarsi. È stanco dei sacrifici, sacrifici dei genitori prima e suoi adesso. No, adesso Calisto vuole una fetta di quella torta che sa essere destinata a pochi eletti. Così insieme ad alcuni fedelissimi compagni del “paese” si avvicina al mondo della droga, iniziando a spacciare. Ben presto la squadra di Calisto diventa la n°1 nel settore e inizia ad essere richiestissima. Questo non fa che aumentare la sete di potere e di denaro di Calisto. Adesso si sente invincibile, intoccabile e rispettato, le porte del paradiso terrestre adesso sono spalancate per lui. Ma ad un certo punto dei dubbi iniziano ad insinuarsi nella sua mente e capisce che forse è arrivato il momento di fare un passo indietro, ma stiamo parlando di un mondo dal quale uscirne illesi è quasi impossibile…




Calisto nel bene e nel male si è impossessato dei miei pensieri, è una figura che rapisce. Stavo lì a pensare e rimuginare, spesso mi ritrovavo persa nel suo mondo, cercando di capire cosa lo avesse spinto ad intraprendere questo stile di vita e perché. Cercavo di entrare nella sua mente, studiandone il meccanismo, ma niente, non trovavo giustificazioni nonostante le sue motivazioni convincenti. Ho odiato il suo voler arrivare in cima scegliendo la via più facile, ho odiato il suo essere materialista, cosa che l’autore ha portato all’esasperazione, calcando la mano su tutto l’abbigliamento super lussuoso utilizzato dal ragazzo. Tutti i brand più famosi sono citati nel libro! Apparire, apparire e solo apparire, come se una camicia da 200€ potesse fare di te una persona migliore! Ad un certo punto però Calisto era quasi riuscito ad abbindolarmi. Mi sono resa conto che iniziavo a fare il tifo per lui, ho creduto che stesse iniziando a capire di avere una possibilità di salvarsi, di essere ancora in tempo per cambiare la sua vita, ed ero “felice”, volevo il meglio per lui, e come sempre quando si cerca disperatamente il lieto fine ecco che arriva la batosta finale, la consapevolezza di essersi sbagliati…
Tante sono state le sensazioni che mi ha suscitato questo libro. Dopo le prime dieci pagine lo volevo mollare, mi innervosiva, sembrava volesse essere il “manuale del perfetto spacciatore”, ma lasciare un libro a metà non è nel mio stile e così sono andata avanti. Più leggevo e più iniziavo a ricredermi. Pensavo “ah però, il tipo ci sa fare”, le pagine scorrevano da sole sotto i miei occhi, tradimenti, regolamenti di conti, momenti di riflessione erano lì a rapirmi completamente. Alla fine il crollo, la delusione!




Io avrei messo la parola fine almeno venti pagine prima.
I presupposti per un buon libro ci sono tutti. La storia è bella e le idee non mancano, tutto è raccontato in maniera molto minuziosa. Si vede che dietro c’è un grande lavoro di ricerca e informazione, la vita del malaffare è lì, si tocca con mano, i vari agganci, tutte le operazioni tra una fase e l’altra sono perfette, però ho notato un qualcosa, una nota stonata che ha sporcato il risultato finale rendendo la lettura un tantino pesante, colpa anche della scrittura. L’autore, ha voluto dare molto spazio ai vari dialetti, scelta che risulta un’arma a doppio taglio, da una parte rende tutto più reale, dall’altra contribuisce a rendere poco scorrevole la lettura. Io che sono una terroncella sono riuscita a raccapezzarmi quando erano i paesani a parlare, stessa cosa quando veniva utilizzato il dialetto fiorentino, bene o male si riusciva a capire. Ma quando entravano in scena gli stranieri ho avuto serie difficoltà. Con l’albanese e il messicano, credetemi, non ci ho capito niente! Quindi mi sono ritrovata a saltare delle pagine e a perdere il filo della storia perché si perdeva il senso logico. Ipotizzavo quello che era stato detto sperando di prenderci ma così non è stato. Sul finale ho capito di essermi persa qualcosa , perché veramente quelle ultime cinque pagine mi hanno lasciata estremamente perplessa e poi in certi momenti ho avuto come la sensazione che alcuni passaggi fossero stati incastrati in maniera un tantino forzata, tra un episodio e l’altro ho notato una sorta di rigidità.

Nonostante tutto ha un ottimo potenziale, questo mi ha piacevolmente colpita. Thomas Melis ha del talento e non mi stupirebbe vederlo presto pubblicato.




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