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lunedì 3 dicembre 2018

Recensione "Connect" di Julian Gough



Cari lettori,

oggi vi parlo di "Connect" di Julian Gough, un techno thriller uscito lo scorso 7 novembre per la collana Time Crime di Fanucci Editore. Un thriller ambientato nel futuro che piacerà di sicuro agli amanti del genere sci-fi. 

Buona lettura!


Titolo: Connect
Autore: Julian Gough
Editore: Fanucci
Genere: Techno thriller/ sci-fi
Uscita: 7 novembre 2018



Colt è un adolescente timido e introverso, dotato di un’intelligenza fuori dal comune. Figlio unico di genitori divorziati, trascurato dalla madre Naomi, brillante biologa, e dal padre Ryan, collaboratore di una misteriosa agenzia governativa, trascorre molto del suo tempo immerso nella realtà virtuale. Come buona parte delle persone affette da autismo, conduce una vita semplice, scandita da abitudini sempre uguali, finché un giorno le cose iniziano a complicarsi. In un impeto di entusiasmo, decide di inviare di nascosto l’innovativo studio a cui sua madre sta lavorando a una conferenza biotech a New York. Da quel momento, le paure più angosciose di Naomi diventano realtà innescando una serie di eventi catastrofici. Preceduto dall’agenzia governativa per cui lavora, Ryan piomba nelle loro vite: pretende di avere le ricerche di Naomi e anche suo figlio. La vita stessa di Colt è ora in pericolo e tocca a sua madre decidere fin dove sarebbe disposta a spingersi pur di proteggerlo… Ucciderebbe un uomo? Distruggerebbe il suo mondo? Annienterebbe tutto ciò in cui crede?






Cari amici lettori, volete fare un tuffo nel futuro?? Beh… oggi vi porterò con me a dare una sbirciatina ad una realtà futura che, credetemi, è quanto più vicina al nostro immaginario e forse anche più. Ma venite a capire di cosa sto parlando...
In questo mondo futuristico, la tecnologia oramai la fa da padrone. I robot hanno quasi sostituito gli umani e oramai la gente è controllata in ogni aspetto della sua vita. Un mondo dove i droni sono utilizzati in maniera massiccia ed è difficilissimo trovare qualcuno che non sia connesso con un qualsiasi tipo di dispositivo. Una realtà futura possibilissima, non credete?

Ci troviamo precisamente nel deserto del Nevada, nei pressi di Las Vegas, dove isolati dal mondo ma allo stesso connessi, vivono Naomi e Colt, i protagonisti della nostra storia, rispettivamente madre e figlio.
Colt è un giovane ragazzo che soffre di un piccolo disturbo autistico che lo rende chiuso nei rapporti sociali, ma decisamente molto aperto in una realtà parallela. In quello che lui chiama “videomondo”, lui è perfettamente a suo agio e la considera quasi la sua vera casa. Un mondo che lui stesso ha creato, che rispecchia quello reale e dove passa la maggior parte delle sue giornate con un caschetto in testa, intento a programmare e ad avere interazioni con altri ragazzi nella forma di avatar, sconnettendosi completamente dalla vita reale.







 Dato il suo deficit, Colt ha difficoltà ad avere amicizie o anche un normale contatto umano come una stretta di mano e si lascia avvicinare solo dalla madre, ma sempre mantenendo una certa distanza di sicurezza che oramai Naomi sa che deve tenere nei suoi confronti.
Colt però non è stupido, anzi, proprio il contrario: la creazione del videomondo, nonché l'aiuto che dà alla madre nel laboratorio dove lei lavora, dimostrano quanto sia intelligente, addirittura un ragazzo fuori dal comune. L’unica cosa che non capisce sono i sentimenti e ogni volta che prova un qualche spiraglio di impulso affettivo si ritrae e scappa. Ma capisce anche che non può continuare a nascondersi e una consapevolezza piano piano cresce dentro lui, che forse è arrivato il momento di migliorarsi, di buttarsi nel mondo che sia reale o fittizio. 



"Paura, desiderio... no, tutto questo è troppo. Si cala automaticamente nel videomondo, e in un attimo le emozioni grette e crude del mondo reale vengono rimpiazzate dalle emozioni scolpite del gioco."



Colt ha un piano: compie un gesto avventato, mandando le ricerche della madre ad un convegno di biotecnologia a New York e in questo modo, non solo spinge la madre ad uscire finalmente dal suo guscio, ma ottiene anche campo libero per fare ciò che deve fare per capire finalmente gli altri e poter interagire con loro. Per diventare un pó più normale.





Naomi parte per New York con tutte le sue angosce e paure che la contraddistinguono: angosce da madre per abbandonare anche per pochi giorni il figlio a sé stesso e paura che la sua ricerca non venga accolta bene, che venga derisa dalla comunità scientifica o addirittura possa metterla in pericolo come Ryan, il suo ex marito, non le ha mancato di ribadire.
Questa sua partenza sarà l’inizio di tutto, per non dire la fine. Tutte le sue più grandi paure si avvereranno e al suo ritorno dovrà fare i conti con le temibili conseguenze delle sue azioni, ma soprattutto quelle di suo figlio che si ripercuoteranno nelle loro vite. Dopo anni di assenza, rimpiomba nelle loro vite fino ad ora serene Ryan, che stavolta vuole tutto: le ricerche di Naomi a cui lei ha dedicato la sua intera carriera e poi vuole Colt con le sue infinite capacità.
Che decisione prenderà Naomi? Lascerà che ancora una volta l’ex marito le dica cosa fare e la sottometta o tirerà fuori il suo istinto materno nonché di ricercatrice e donna e farà di tutto per proteggere la sua carriera ma soprattutto Colt?
Vi dico solo che i nostri protagonisti ne vedranno delle belle.





"Si tratta solo di farsi una litigata con Ryan riguardo Colt?

Oppure si tratta di una battaglia per il futuro del mondo?

Entrambe le cose, pensa lei.

Entrambe le cose."


In Connect ci viene raccontata la storia del rapporto madre-figlio in una realtà dove è difficile avere un'interazione se non in rete. Questo ci porta a riflettere a come spesso la tecnologia sia distruttiva nelle nostre vite. Almeno è questo il messaggio che il libro ha trasmesso a me. L’inizio del racconto, per quanto mi riguarda, è stato molto difficoltoso: dopo alcune pagine non sapevo se ce l’avrei fatta a leggerlo tutto. L’impatto è stato decisamente negativo, perché il linguaggio scientifico, ampiamente utilizzato per tutto il libro, non ti fa entrare subito nell’ottica della storia, anzi, produce proprio l’effetto contrario, di avversione.
Ma visto che non sono una che desiste alle prime difficoltà sono andata avanti e devo dire che la seconda metà del libro si fa più interessante, soprattutto perché le spiegazioni scientifiche lasciano il posto al racconto in sé e ad un po' di azione. Lì ho cominciato a respirare e ad apprezzare un po' la trama che mano amano si andava svelando davanti ai miei occhi. Nel complesso però, il romanzo personalmente rimane molto spinoso e per finirlo ho sudato sette camice. La difficoltà maggiore, secondo me, è rappresentata dal linguaggio utilizzato dall’autore. Un linguaggio specifico tecnico-scientifico, che per chi non è abituato a comprenderlo tutti i giorni risulta molto difficile. A mio parere, a lungo andare questo fa risultare il discorso pomposo e alla fine mi sembrava di aver letto una ricerca scientifica, non un thriller. I temi trattati li ho trovati molto interessanti, dal rapporto con la tecnologia fino al rapporto familiare e anche quello di interazione umana sono tutti attuali e sono stati delineati con cura e con arguzia. Come ho già detto, la parte più entusiasmante e scorrevole del libro si fa un po' attendere, ma è quella che mi ha aiutato a terminare la lettura. Lì ho trovato un po' di suspense e più azione concreta che spiegazioni tecniche e questo ha smosso non poco il mio interesse. Mentre nella parte finale si ripiomba di nuovo in dilungazioni stavolta di carattere mistico/spirituale, che potevano tranquillamente venire omesse. Le varie citazioni, nel corso della lettura, a volte le ho trovate piacevoli ma molto più spesso irritanti se non eccessive.
Connect è un libro che consiglio di leggere a chi ama le argomentazioni a carattere scientifico. Per chi forse è abituato a letture di genere sci-fi forse risulterà di più facile comprensione e verrà apprezzato sicuramente di piú rispetto a come ho fatto io. Per me è stata una delusione, soprattutto perché non mi ha coinvolto più di tanto e nonostante le tematiche interessanti, non sono riuscita ad apprezzarlo fino in fondo.





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