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giovedì 27 gennaio 2022

Recensione " Le gemelle di Auschwitz" di Eva Mozes Kor e Lisa Rojani Buccieri







Cari amici lettori,

oggi vi parlo di LE GEMELLE DI AUSCHWITZ di Eva Mozes Kor, con Lisa Rojani Buccieri, uscito il 10 gennaio per Newton Compton editori. La storia vera di Eva e Miriam, due gemelle ebree, sopravvissute agli orrori del campo di sterminio e alle sperimentazioni di Josef Mengele.




Titolo: Le gemelle di Auschwitz
Autrici: Eva Mozes Kor, Lisa Rojany Buccieri
Editore: Newton Compton Editori
Genere: Narrativa storica/Autobiografia
Uscita: 10 gennaio
Pagine: 224



Una storia vera

Le due sorelle deportate a soli dieci anni nel più terribile campo di sterminio e miracolosamente sopravvissute.
Nell’estate del 1944, Eva Mozes Kor giunse ad Auschwitz con la sua famiglia. I genitori e le due sorelle maggiori furono subito mandati alle camere a gas, mentre Eva e la sua gemella, Miriam, vennero affidate alle cure dell’uomo che è passato alla storia come l’Angelo della morte: il dottor Josef Mengele. Eva e Miriam avevano solo dieci anni. Nonostante ai gemelli fosse concesso, all’interno del campo, il “privilegio” di conservare i propri vestiti e i capelli, non venivano loro risparmiati i più atroci esperimenti. Sottoposti ogni giorno a procedure mediche mostruose, moltissimi di loro non sopravvissero. In un racconto crudo, che tratteggia in modo semplice quali erano le condizioni di vita nel più brutale campo di sterminio della storia, l’autrice offre la testimonianza di una bambina che si trova a fronteggiare il vero volto del male. Eva Mozes Kor ha dedicato tutta la vita a tener vivo il ricordo dell’Olocausto, lavorando al tempo stesso per trasmettere un messaggio di pace e perdono che, anche di fronte all’orrore, rappresenta il tesoro più prezioso da conservare.




Oggi, 27 gennaio è il Giorno della Memoria. Già dal 2000 in Italia e successivamente nel 2005 in tutto il mondo, è la giornata internazionale in cui si commemorano le vittime dell’Olocausto. Esattamente il 27 gennaio del 1945, i cancelli dei campi di concentramento, di lavoro e di sterminio di Auschwitz si aprirono e tutto il mondo venne a conoscenza dei terribili crimini avvenuti all’interno di essi. Crimini che a distanza di tanti anni, ci fanno ancora riflettere su come tutto sia potuto accadere. Attraverso innumerevoli testimonianze di chi è sopravvissuto, possiamo davvero conoscere le atrocità che persone innocenti e senza alcun motivo, hanno dovuto subire a causa della follia umana. Follia che non si è fermata davanti a nulla, nemmeno davanti ai bambini, fucilati o gassati. Qualcuno di quei bambini è riuscito a salvarsi e ha potuto raccontare il terrore di quei terribili momenti, fatti di paura, solitudine, fame, buio, sporcizia e sopravvivenza. Un’infanzia e un’adolescenza negata, la spensieratezza tipica di questi anni, sostituita dalla disperazione e dalla morte. L’esigenza di riuscire a diventare grandi improvvisamente per poter resistere, essere forti e sopravvivere ad una realtà insapore, incolore, che non sorride più, che non gioca, che ha l’odore di corpi bruciati… Da Anna Frank a Liliana Segre, solo per citarne alcune, fino ad arrivare ad Eva e Miriam, due gemelle identiche protagoniste di questa storia assurda.

Eravamo ebree.
Eravamo colpevoli.


Eva e Miriam, insieme ad altri gemelli deportati, avevano un trattamento se così possiamo dire “preferenziale”. Loro erano i bambini dell’Angelo della Morte: il dottor Josef Mengele. Appena arrivate al campo di concentramento di Auschwitz, Eva e la sua gemella Miriam vengono separate dalla loro famiglia, che fu subito gassata. Le due gemelle invece vengono affidate alle “cure” del dottor Mengele. Come molti medici nazisti, Mengele voleva studiare il fenomeno dei gemelli perché voleva aumentare il tasso di natalità tra le donne ariane. Infatti, studiava gli esperimenti sul cambio del colore degli occhi iniettando delle sostanze chimiche, sul colore dei capelli ovviamente di colore biondo. Caratteristiche tipiche della razza ariana, la razza pura e perfetta. Oltre a questo, voleva anche scoprire come alcune malattie influenzavano il corpo. Per studiare ciò, Mengele iniettava dei virus mortali ad uno dei gemelli e poi confrontava i risultati con il gemello sano. Pura follia!!!!!

"Restare in vita era la cosa più importante. Sapevamo di essere ancora vive per via degli esperimenti. Per un fortuito caso del destino. Perché eravamo le gemelle di Mengele.

E questa follia viene subita da Eva e Miriam che furono sottoposte a vari esperimenti genetici. Ad Eva, per esempio, presero molto sangue dalla sua mano sinistra e le fecero diverse iniezioni sulla destra. Mengele le inietta un germe per farla ammalare gravemente e farla morire. L’intento poi era quello di uccidere Miriam, la gemella sana, per poter studiare gli organi di entrambe. Ma Mengele non ci riuscì perché Eva, nonostante la febbre molto alta, le braccia e le gambe gonfie e le macchie rosse su tutto il suo corpo, la mancanza di cibo e acqua per settimane, con la sua determinazione e furbizia, guarì e fu riportata nella baracca insieme a Miriam. 



Eva che aveva un animo ribelle e difficilmente arrendevole fece di tutto per sopravvivere e prendersi cura della sua gemella, anche quando gli avvenimenti del campo e le SS rendevano il tutto impossibile. Insieme agli altri gemelli, rinchiusi con loro nella baracca, riuscirono pian piano a rubare sempre più cibo e indumenti per riscaldarsi. Fino a quando i nazisti improvvisamente scomparvero nel nulla e tutti i prigionieri del campo furono liberati dall’Armata Rossa sovietica.

Finalmente la libertà!!! Ma a quale prezzo???


(da sinistra vicino all'infermiera, Eva e Miriam. Immagini da pixabay)

Dopo un primo momento di euforia e felicità, un tarlo apparve nei pensieri di Eva: la sua famiglia. Erano rimaste orfane all’età di undici anni e per questo furono portate dalle suore affinché avessero cura di loro. Le suore avevano riempito la stanza di giocattoli, ma l’unica cosa che Eva e Miriam volevano in quel momento, erano gli abbracci, l’affetto e l’amore della propria famiglia. La loro infanzia era finita per sempre in quella baracca di Auschwitz, quando da un giorno all’altro hanno dovuto prendere in mano la loro vita all’età di dieci anni. Tutto quello che loro volevano era di tornare a casa che però trovarono vuota e abbandonata. Con la tristezza nel cuore, Eva e Miriam andarono a vivere dalla zia e ben presto decisero di emigrare in Israele dal loro zio, come promesso al proprio padre prima di arrivare ad Auschwitz.

Ad Haifa, Eva e Miriam, ripresero in mano le loro vite e prestarono servizio presso l’esercito israeliano. Eva poi conobbe un uomo americano che sposò e si trasferì negli Stati Uniti. Ma il marchio indelebile di Auschwitz ha accompagnato le due gemelle per il resto della loro vita. Non parlo solamente dei numeri tatuati sulle loro braccia, ma del marchio che tali esperienze lasciano nelle persone. A causa, infatti, degli esperimenti di Mengele, Miriam soffrì di una malattia ai reni per il resto della sua vita. Anche se Eva le donò uno dei suoi reni, Miriam morì all’età di 59 anni. Dopo la sua morte, Eva decise di aprire un museo il CANDLES (Children of Auschwitz Nazi Deadly Lab Experiments Survivors) dedicato proprio alla storia degli esperimenti nazisti sui bambini. Eva, però, non si è mai fermata. Per tutta la sua vita, si è molto impegnata in conferenze, attività educative nelle scuole e soprattutto a visite guidate ad Auschwitz.

Quello che però Eva ha voluto trasmettere a tutti noi con la sua testimonianza è il potere del perdono. Lei, nonostante tutte le vessazioni subite da parte dei nazisti, è riuscita a perdonare e a liberarsi da quel senso di oppressione che sentiva nel profondo della sua anima. Una donna determinata e sicuramente coraggiosa che è riuscita ad andare oltre il male, l’odio, la rabbia. Lei stessa racconta che negli anni successivi ad Auschwitz, era una giovane donna rancorosa e schiva, ancora succube di incubi e ricordi dolorosi. Solo quando è riuscita ad accogliere dentro di sé il potere del perdono, è riuscita a superare tutto il dolore e la sofferenza ed essere libera dal proprio passato. Un percorso interiore sicuramente non facile quello di Eva, che è stata anche molto criticata dagli altri sopravvissuti ai campi di concentramento perché ha perdonato i nazisti.

"Avevo il potere di perdonare. Era un mio diritto e nessuno poteva portarmelo via. Questo mi fece sentire forte. Essere una sopravvissuta e disporre ancora di un certo potere decisionale sulla mia vita mi procurò una bellissima sensazione."




Come tanti altri libri che ho letto sull’Olocausto, anche la storia di Eva e Miriam mi ha sconvolto profondamente. È veramente impensabile che la mente umana possa solamente pensare di attuare tali crimini; eppure così è stato e, a distanza di tanti anni, ancora oggi ne parliamo per mantenere vivo il ricordo di chi si è aggrappato tenacemente alla propria vita e di chi non ce l’ha fatta. Per citare Primo Levi: "Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario." Sicuramente un quadro oscuro e orribile della storia dell’umanità che oggi ci deve insegnare a non voltare lo sguardo di fronte alle ingiustizie e alle discriminazioni di un uomo o un popolo. Di intervenire in tempo affinché non si ricada negli stessi sbagli del passato.

Baci librosi





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