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lunedì 21 luglio 2025

Recensione "Ci vediamo in Cime Tempestose" di Tessa Bickers

 

Cari amici lettori,

oggi vi parlo di CI VEDIAMO IN CIME TEMPESTOSE di Tessa Bickers uscito il 13 maggio per la Nord. Una raccolta di emozioni, di legami profondi e la prova che, a volte, un libro può davvero cambiare la vita. Un piccolo tesoro che ti cattura con delicatezza, pagina dopo pagina, e che sembra scritto apposta per chi ama i libri, per chi ci parla, chi ci scrive sopra, li vive come se fossero persone.



Titolo: Ci vediamo in Cime tempestose
Autrice: Tessa Bickers
Editore: Nord
Genere: Contemporary romance
Uscita: 13 maggio
Pagine: 368


Quando Erin si rende conto di aver dato via la sua vecchia copia di Il buio oltre la siepe, si sente crollare il mondo addosso. E non solo per il libro in sé, che già sarebbe una perdita incalcolabile, ma perché quelle pagine erano piene di note che lei aveva scritto per Bonnie, la sua migliore amica scomparsa troppo presto. Atterrita all’idea di aver perso quell’ultimo ricordo di lei, torna nella biblioteca di quartiere dove lo aveva lasciato per errore e si accorge che, nel frattempo, qualcuno lo ha preso in prestito e ha risposto a tutte le sue note, aggiungendo commenti personali e spunti di riflessione. E, alla fine, un invito: «Ci vediamo in Cime tempestose?» È l’inizio di una corrispondenza fatta di confidenze, critiche letterarie e confessioni a cuore aperto. È l’inizio di un legame forte così come può essere solo quello tra chi condivide la stessa passione per i libri. È l’inizio di un amore tenero e sorprendente, un raggio di luce in due vite che fino a quel momento erano state costellate di amarezza e delusioni. Ciò che Erin non sa, però, è che la persona cui sta aprendo la sua anima non è affatto uno sconosciuto, ma un fantasma del suo passato, il ragazzo di cui si era quasi innamorata, prima che lui rovinasse tutto, spezzandole il cuore. E adesso dovrà trovare il modo di superare i vecchi rancori e imparare a perdonarlo, se vuole che il loro amore di carta si trasformi in realtà…

 





Ci sono romanzi che si leggono in silenzio, con una tazza di tè - freddo visto il periodo - 
in una mano e una matita nell’altra, pronta a sottolineare. Romanzi che non hanno bisogno di urla, colpi di scena vertiginosi o svolte spettacolari per farti sentire a casa. Ci vediamo in Cime Tempestose è uno di questi. Un libro delicato, malinconico, profondo. Una carezza per l’anima di chi ama i libri non solo come oggetti, ma come luoghi di incontro, di memoria, di cura.

"Ho appena eliminato tutto il peso dalla mia vita. Sono pronta a ricominciare. Anche se in ritardo. Non avrebbe dovuto essere oggi, il giorno in cui cambiare vita. Avevo promesso a Bonnie che l'avrei fatto tre anni fa. Il giorno in cui è morta."

La storia ruota attorno a Erin, una protagonista che non si nasconde dietro a delle maschere. È una donna vera, piena di ferite, ma anche di malinconica tenerezza. Dopo la perdita della sua migliore amica Bonnie, Erin cerca conforto nei libri, e in particolare in una vecchia copia de Il buio oltre la siepe, carica di annotazioni, battute private, piccoli segreti scritti a penna tra le pagine. Una copia logora, colma di ricordi scritti a margine, in una lingua fatta di complicità e affetto. Quel libro è un ponte con il passato, con ciò che è stato e che non può più tornare.



Un giorno, però, succede qualcosa di inaspettato. Erin scopre che quel libro non è più dove pensava. Probabilmente lo ha lasciato accidentalmente alla  biblioteca cittadina insieme ad altri libri per uno scambio e, al solo pensiero che qualcun altro possa averlo preso in prestito, si sente mancare il respiro.

Quando lo ritrova, accade qualcosa di ancora più inaspettato: qualcuno non solo ha letto il libro, ma ha anche risposto alle sue annotazioni. Non con un messaggio diretto, non un biglietto, ma commenti lasciati accanto ai suoi.
Come una conversazione silenziosa, lenta e intensa, fatta tra due sconosciuti che si parlano solo attraverso la carta. Un dialogo che si infila tra le pagine, tra i margini, tra i ricordi. Fino a quando compare una frase: “Ci vediamo in Cime tempestose?”

E da qui parte un viaggio tutto da scoprire. Non solo nella letteratura, ma nell’anima di Erin, nel suo passato, nei dolori non risolti e in quella strana possibilità che forse, proprio lì, nascosta tra le righe di Brontë, ci sia una seconda possibilità. Perché sì, la persona che le scrive non è affatto uno sconosciuto. Lui è James.


James torna dal passato ed è qualcuno che Erin ha amato, o quasi amato. Qualcuno che ha rappresentato una possibilità anni prima, e che è tornato ora, per riscrivere la fine di quella storia mai cominciata

"Da quando abbiamo iniziato a scambiarci messaggi, ho voglia di scrivere meglio. Di fare un libro con tanti passaggi che lei possa trovare degni di essere sottolineati e approfonditi. Di essere conservati nel cuore."

James entra in scena in punta di piedi, ma poi resta nel cuore. Non appare immediatamente, non si impone con gesti teatrali o parole eclatanti. Eppure, c’è da subito: nella misteriosa penna che risponde alle annotazioni di Erin, nei margini delle pagine, nel tono gentile e curioso con cui riesce a riaprire ferite che sembravano ormai cicatrizzate.
James, però, non è solo l’uomo dietro le note, ma è anche il ragazzo di un tempo, un “quasi” amore, una possibilità mai davvero vissuta. È quel tipo di persona che forse abbiamo incontrato tutti almeno una volta nella vita: qualcuno che abbiamo lasciato andare, magari troppo presto, per paura, per tempismo sbagliato, per ragioni che nemmeno ora sappiamo spiegare del tutto.
Ciò che rende James così toccante non è solo la componente romantica. È la delicatezza con cui si riavvicina a Erin, il rispetto dei suoi tempi, la volontà di non forzare nulla. È un uomo che ascolta, che accoglie, che sceglie la scrittura e non la voce per farsi avanti. Un uomo che non ha bisogno di stare al centro della scena per essere profondamente presente.


In un romanzo che parla di memoria e rinascita, James è il simbolo della seconda possibilità: quella che non chiede di dimenticare il dolore, ma che invita a camminarci accanto, mano nella mano. Non perfetto, non eroico, ma vero. E forse, proprio per questo, così difficile da dimenticare. 

"Attraverso le sue delicate osservazioni su ogni libro e gli indizi che sparge sulla sua esistenza, ha ridato vita a una parte di me, al mio amore per la narrativa, riportandomi a scrivere."

Erin è uno di quei personaggi che ti entrano dentro lentamente. Non l'ho amata subito, non è costruita per piacere a tutti i costi. Non è la classica protagonista da romanzo rosa, non ha battute pronte né forza da vendere. Anzi, quando la incontriamo per la prima volta, Erin è spenta, come se avesse perso il colore. Non ha voglia di niente, fatica a uscire di casa, si aggrappa ai ricordi come un naufrago a un pezzo di legno. Ha appena perso Bonnie, la sua migliore amica, la sua metà, la persona con cui condivideva ogni pensiero e ogni libro. Un lutto che non è solo assenza: è spaesamento, è rabbia muta, è senso di colpa. Chi ha perso qualcuno di importante saprà riconoscere in Erin quel senso di “sospensione” tra il voler andare avanti e l’impossibilità di lasciar andare davvero. Ed è proprio questa vulnerabilità a renderla autentica. 

Quello che colpisce è il modo in cui sceglie di stare nel dolore: non cerca di scacciarlo, non finge di stare bene, non si rifugia in frasi fatte. Erin legge. Rilegge. Si rifugia in quel libro – Il buio oltre la siepe – come fosse un luogo fisico dove Bonnie esiste ancora. Le loro annotazioni condivise sono l’unico dialogo che le resta. E quando qualcuno, James, risponde a quelle frasi scritte a margine, Erin reagisce con paura, con rabbia, con stupore… ma anche con speranza. Non è una che si getta nel nuovo a cuor leggero. Ogni passo che compie è pieno di esitazione. Ha paura di farsi male. E soprattutto, ha paura di dimenticare. Come si fa a permettersi la felicità, dopo un dolore così grande? Come si fa a lasciar entrare qualcun altro, senza sentirsi in colpa verso chi non c’è più?

"Chiunque sia quest'uomo, pare abbia capito il punto esatto della vita in cui mi trovo. In lutto per il distacco della mia amica e terrorizzata dal futuro. È come se lo spazio bianco accanto fosse in attesa di una mia risposta."

Eppure, lentamente, Erin cresce. Senza stravolgersi, senza cambiare pelle. Cambia sguardo. Impara che non tutto ciò che finisce è perduto, che i legami possono trasformarsi, che si può convivere con la tristezza e allo stesso tempo aprirsi alla tenerezza. Il suo percorso non è una rinascita spettacolare, ma una fioritura discreta. Un po’ alla volta, tra silenzi, libri letti insieme a distanza...


Erin è, in fondo, la lettrice che vive in tutte noi. Quella che sottolinea le frasi che le parlano. Che conserva libri pieni di bigliettini e ricordi. Che sa cosa significa affrontare la perdita con pudore. E che, nonostante tutto, non smette di sperare che da qualche parte, tra le pagine, qualcuno ci stia leggendo davvero. 
La vera bellezza del romanzo sta nella profondità con cui affronta il tema del lutto, della memoria, della guarigione. Erin non “supera” il dolore: lo attraversa. Lo vive con lentezza, tra esitazioni, crolli, ripensamenti. Ed è proprio questo che rende la storia autentica.

Un viaggio che non è fatto solo di parole scritte, ma di emozioni taciute, occasioni perdute, dolori irrisolti. La scelta di usare due romanzi simbolo, l buio oltre la siepe e Cime
Tempestose, non è casuale. Il primo è il legame con l’amica perduta, il secondo diventa il terreno neutro, su cui due anime possono incontrarsi di nuovo, senza maschere.

"A Erin. I margini ampi sono per te."

Tessa Bickers ha una scrittura pulita, elegante, mai eccessiva. Non indulge nei sentimentalismi facili, non cerca la lacrima a ogni costo. Le emozioni arrivano con naturalezza, spesso nei momenti più inattesi: una frase sottolineata, un dettaglio rievocato, un gesto mancato.
C’è un rispetto evidente per il lettore e per i personaggi: la storia non si impone, si svela. Come quei romanzi che scopri solo quando sei pronto.

E poi c’è l’amore per la lettura. Un amore che attraversa tutto il libro. Perché in fondo, Ci vediamo in Cime Tempestose è anche una lettera d’amore ai libri. A quelli che ci hanno salvato. A quelli che ci hanno fatto sentire visti. A quelli che ci legano a qualcuno, anche dopo la fine.


Se amate le storie dolci-amare, con protagonisti fragili ma forti a modo loro, se avete anche voi un libro del cuore annotato a penna e custodito come un amuleto e se credete che tra le righe dei romanzi si nascondano occasioni, rinascite, amori che meritano una seconda possibilità, allora questo libro fa al caso vostro. Leggetelo lentamente. Con una matita in mano. Prendetevi il tempo per sottolineare le frasi che vi risuonano, per annusare le pagine, per chiedervi: “E se trovassi anch’io un messaggio in un libro? Se qualcuno mi rispondesse?”
Questa è la forza di Ci vediamo in Cime Tempestose: ci fa credere che sia possibile. Che le parole scritte possano ancora creare legami, attraversare il tempo, curare le ferite.



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