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giovedì 19 settembre 2024

Recensione "Una conquista fuori menù" di Felicia Kingsley

 



Amici lettori,

passata l'estate e il caldo è tempo di riaccendere fuochi e forni e noi lo facciamo con una bella commedia romantica ambientata in cucina. "Una conquista fuori menù" è l'ultima fatica dell'autrice bestseller Felicia Kingsley, uscita lo scorso 3 settembre grazie a Newton Compton Editori. Pronti ad una guerra a colpi di coltelli e mestoli?




Venite con come...



Titolo: Una conquista fuori menù
Autrice: Felicia Kingsley
Editore: Newton Compton editori
Genere: Contemporary romance
Uscita: 3 settembre
Pagine: 512



Tra gli agenti speciali dell’FBI, Dwight Faraday è il migliore: anticonformista, dal fascino ribelle, detiene il record imbattuto di indagini risolte sotto copertura. È anche un cuoco provetto, dunque è l’ideale per infiltrarsi nella brigata del ristorante italiano che appartiene alla famiglia Villa, sospettata di avere legami con la malavita di New York.
Dwight, però, non ha fatto i conti con Julia Villa, la figlia del proprietario: ragazza tosta e determinata a guidare gli “affari” di famiglia, lo detesta sin dal loro primo, tempestoso incontro ed è intenzionata a fargli capire chi comanda. Con la missione a rischio, Dwight è costretto a cambiare piano: conquistare Julia per raccogliere le informazioni di cui ha bisogno. Tra schermaglie affilate, sfide a colpi di fuori menù e provocazioni al peperoncino, Dwight è pronto a scovare la ricetta giusta per arrivare al cuore di Julia, che sembra ostinatamente immune al suo fascino. Ma se alla fine fosse proprio l’inafferrabile agente Faraday a farsi prendere per la gola? In cucina non ha mai fatto così caldo…












Ecco queste parole dovrebbero già darvi un primo indizio sul personaggio maschile dell’ultimo romanzo che ho letto. Dopo averlo visto nei panni dell’amico di bagarre di Blake Avery, Dwight Faraday è pronto a farsi conoscere dal pubblico femminile di lettrici. Sembrava, e dico, sembrava il burlone di turno che si mette nei guai e tira in ballo anche gli altri e invece per chi ha seguito le puntate precedenti dei romanzi della Kingsley, ancora pensa a che sorpresa è stata questo personaggio secondario che però sta in mezzo peggio del prezzemolo. Ebbene, tolta la camicia hawaiana, i baffoni e gli occhiali da gangster messicano, Dwight è un agente speciale dell’FBI sotto copertura e anche molto bravo visto che non può riposarsi un attimo che il capitano Bristol lo richiama a rapporto.

Per lui è semplice scivolare nei panni del prossimo infiltrato nella malavita del paese e con il suo fascino e carattere sa farsi accettare, entrando nel cerchio della fiducia per poi far scattare la trappola per i criminali di turno. Proprio per il suo essere un camaleontico agente in incognito, gli spetta un nuovo caso proprio perfetto per lui che ama cucinare dolcetti golosi a cui nessuno può resistere. Agente e cuoco, cosa vogliamo di più. <3

Stavolta il caso è sotto casa. Proprio a New York sta per aprire un nuovo ristorante italiano, il Villa’s e lui dovrà abilmente infiltrarsi in cucina e seguire ogni mossa della famiglia Villa e soprattutto del capofamiglia Gualtiero, sospettato di essere complice degli affari di uno dei boss della malavita newyorkese. Facile, no? Con uno schiocco di dita l’agente sotto copertura Dwight Faraday diventa il cuoco provetto di origine italiane Romeo Corelli e anche la spia che nessuno si aspetta.

Peccato che Dwight Romeo non ha ancora conosciuto Julia Villa, la figlia minore di Gualtiero. Una ragazza che sa il fatto suo, diventando la sua spina nel fianco e l’unica che apparentemente è immune al suo fascino irresistibile.

L’ultima cosa che vuole fare Dwight è corteggiare chi sembra detestarlo a morte ma il dovere chiama e allora che l'operazione “Mamma mia” abbia inizio!



"«Non ci resta che una strategia. Indovina un po’ quale?».

So cosa sta per dire ma non voglio sentirlo. «Capitano, no».

«Oh, sì».

«Piuttosto vado all’ufficio passaporti in Ohio», protesto.

«Non se ne parla neanche. Ti tocca la cara vecchia honey trap».

«La honey trap no», ribatto."



Il personaggio femminile creato stavolta dalla nostra zia Felicia è veramente tosto. 
Julia Villa è tutto tranne che accomodante e non manca di ribadire ciò che lei ritiene giusto. Forse ad una certa, anche il lettore non ne può più del suo essere troppo rigida. Il suo sogno è di guidare la cucina del ristorante di famiglia e indossare il cappello da chef, ma suo padre iperprotettivo non è dello stesso avviso. Julia non è però una che molla ed è determinata ad entrare in cucina e dettare lei le regole. Chi male si concilia con le regole è proprio il ribelle Dwight Romeo che anche lui è convinto del fatto suo e le sfide sono il suo piatto preferito.

Potete immaginare cosa può diventare una cucina di un ristorante con due come loro alla guida. Pioveranno coltelli? Non è da escludere…







Dwight Romeo, dal canto suo, ha solo un obiettivo: raccogliere più informazioni compromettenti possibili, incastrare i Villa e chiudere il caso. Ma i piani cambiano quando incontra la bella Julia che è intenzionata a cacciarlo dalla cucina e dal Villa’s. La missione potrebbe finire prima del previsto, in un buco nell’acqua. Dwight deve cambiare strategia e allora non gli resta che cercare di sciogliere quel ghiacciolo di Julia.







Le vibes da mafia romance fanno da sfondo ma ogni tanto tornano a galla per dare corpo alla narrazione. Molto profondo invece è il quadro che l’autrice fa della protagonista Julia Villa, un osso duro di ragazza che pare non voler abbandonare questa corazza spessa e inscalfibile che ha addosso. Perché dai, nessuno è così duro con gli altri e soprattutto con sé stesso se la vita non ti ha forgiata per bene. Julia è una sopravvissuta che porta in silenzio le sue cicatrici. Una farfalla con un’ala spezzata che fa fatica ancora a volare e quindi vive nell’ombra, sentendosi sempre come qualcosa di rotto, i cui pezzi sono stati faticosamente incollati insieme ma che inevitabilmente è fragile.



“Un vaso rotto, a forza di riattaccare i cocci, alla fine non sta più insieme».

«Io non sono un vaso rotto», sussurro più a me stessa che a lui. Non sono un vaso rotto.”



Sebbene il suo carattere dà filo da torcere non solo a Dwight ma anche alla narrazione stessa, prolungando una qualsiasi svolta della trama, è giusto ammettere che cuoce a fuoco lento il lettore (forse troppo??!!) per poi dargli ciò che tanto ha aspettato per tre quarti di libro. Confessione, non sono una fan degli slow burn romance e qui ci siamo dentro fino alle ginocchia. La narrazione è molto allungata come un brodo che poi pensi non avrà più sapore e invece, no. La Kingsley condisce l’attesa con le schermaglie super piccanti tra i protagonisti che tengono impegnato chi legge, strappando anche delle risate.






Quando finalmente la narrazione ci regala qualche gioia, le cose diventano ancora più complicate di come già non sono, perché per una volta Dwight dovrà fare i conti con qualcosa da cui pensava di essere esonerato, vista la sua vita in incognito. L’amore. Anche lui dovrà sperimentare quanto fragile è questo sentimento che si regge sulla fiducia e che lui togliendo la maschera di Romeo potrebbe spezzare per sempre, pendendo tutto.



“Io sarò anche acciaio, ma la fiducia è vetro: non si deforma per avvisarti che si sta rompendo.

Va in pezzi all’improvviso e, una volta frantumata, è irrecuperabile».”



Il romanzo è molto dinamico per quanto sia slow burn e ci porta in diversi posti e con dinamiche variegate.

Dalla cucina infuocata del Villa’s ci spostiamo lungo il fiume Hudson per una eccitante corsa sulle moto d’acqua per poi salire in sella e farsi un bel giro adrenalinico in moto fino a Coney Island. Insomma, l’ambientazione è molto credibile e integrata con la storia che viene raccontata. Nulla è lasciato al caso, ma d’altronde chi conosce la scrittura e lo stile dell’autrice, è abituato a tutto ciò e sa che tutto è stato perfettamente documentato.







Dopo questo romanzo sono ufficialmente una bimba di Dwight. Ma cosa vuoi dirgli…Le sue frasi da carie ai denti come direbbe il suo amicone Blake, a noi donne lettrici fanno sciogliere come il ripieno di un tortino al cioccolato. Tirando le somme, bella lettura. Sempre fresca e frizzante come un buon spritz. Entra di merito in classifica con gli altri romanzi che ho letto della Kingsley ma rimane giusto un pelino sotto Due cuori in affitto e Ti aspetto a Central Park. In parole povere, bello ma non the best of… (Non me ne voglia nessuno, non sono una lettrice da slow burn romance e mai lo sarò).


"Una volta hai detto che ti sentivi un calzino spaiato e per me è lo stesso. Ma se ci pensi, anche due calzini spaiati fanno comunque un paio, perciò ti chiedo…». Romeo s’inginocchia davanti a me e io devo appoggiarmi al parapetto della balconata. «Posso essere il tuo calzino spaiato finché morte non ci separi?»."








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