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martedì 27 giugno 2017

Recensione "Il dono" di Irene Catocci

Cari amici lettori,

oggi la nostra Concetta ci parla de IL DONO di Irene Catocci, uscito il 3 giugno in self published. Un romanzo che tratta in maniera semplice, delicata e senza alcuna pesantezza i temi dell’omofobia e della paraplegia.




Titolo: Il dono
Autrice: Irene Catocci
Editore: Self published
Genere: Romance
Uscita: 3 giugno 2017


Cassandra è una ragazza emotivamente bulimica, tiene a distanza per paura di soffrire, di essere abbandonata nuovamente.
La sua vita è in stallo, ferma a dieci anni prima, quando in un incidente stradale perdono la vita i suoi genitori.
Da quel momento, tutta la sua vita è cambiata, l’età dell’innocenza è stata strappata via, al suo posto ne è rimasto solo un guscio vuoto. Il suo unico amico è Damiano, ed insieme lavorano in un maneggio a Dicomano, un paesino nel bel mezzo della campagna fiorentina.
L’incontro con Gabriele, un ragazzo paraplegico, mette in discussione tutte le sue certezze. Da quel momento tutto sembra possibile, l’amore, una vita diversa e ricominciare a credere in un qualcosa di superiore, ad un futuro che si era preclusa tanto tempo fa.
Questa è la storia di Cassandra e Gabriele e del loro legame benedetto dal destino, una storia semplice, sui valori importanti della vita, sull’accettazione delle diversità e sull’amore, come unico “dono” da vivere pienamente e senza vergogna.





Inizierei col definire Il Dono di Irene Catocci come il romanzo sulla diversità. Il tutto ruota intorno a tre personaggi principali: Cassandra, Damiano e Gabriele.

All’età di sedici anni, in seguito alla morte dei genitori, Cassandra vive un periodo della sua vita decisamente buio: da ragazza solare, allegra e sorridente, si trasforma in un’adolescente dal carattere chiuso, difficile e autolesionista. Si autoinfligge ferite per punirsi, perché non accetta di essere viva mentre i suoi genitori sono morti. Solo grazie all’ippoterapia riesce a, per così dire, guarire e fa dei cavalli e del lavoro al maneggio, il suo mestiere.

«In poco tempo è diventato tutto il mio mondo. Così è iniziata la mia avventura equestre, tra risate, cadute e tanto amore»




Qui, al maneggio nelle campagne di Dicomano, nei pressi di Firenze, incontra Damiano, un ragazzo gay che, a causa di problemi di accettazione, aveva tentato il suicidio, e anche lui grazie all’ippoterapia aveva trovato la salvezza e la voglia di vivere.
I due diventano ottimi amici, e Damiano rappresenta per Cassandra un punto fermo dopo la morte dei genitori. La perdita subìta, la spinge a non affezionarsi a nessuno, a diventare la cosiddetta Regina di Ghiaccio, non ha avuto storie d’amore importanti, e nel momento in cui c’era la possibilità che lo diventassero, lei scappava. Non si è mai innamorata veramente, almeno finché i suoi occhi non hanno incontrato due pozze dorate decisamente ammalianti, quelle di Gabriele. 




Ciò che proprio passa del tutto in secondo piano agli occhi di Cassandra, è il fatto che Gabriele viva la sua vita su una sedia a rotelle. Non è la disabilità del ragazzo ad attirare la sua attenzione, bensì il suo magnetismo. È totalmente affascinata da lui, non riesce a smettere di pensarlo e, per la prima volta, avverte le tanto decantate farfalle nello stomaco e l’accelerazione del battito cardiaco che le fa mancare il respiro.


«Non riesco a non pensarlo. Ho avuto il suo viso tatuato nei miei pensieri per tutta la notte. Anche la sua voce è un canto che non riesco a non ascoltare, mi ammalia come le sirene ammaliarono Ulisse»



Quello che viene messo in evidenza è l’uomo, non la sedia a rotelle, il sentimento per questo ragazzo forte, altruista, dotato di una grande bontà d’animo, che ha sofferto tanto per la perdita dell’uso delle gambe a causa di un incidente d’auto e che, nonostante il suo handicap, cerca di vivere in maniera del tutto autonoma senza privarsi di quelle piccole cose che potrebbero sembrare scontate a chi conduce una vita normale.



Come ho già detto, un altro argomento importante presente nel romanzo è l’omofobia, che viviamo attraverso la vita di Damiano. Il dolore per non essere stato accettato dal padre e le percosse subìte per il suo orientamento sessuale, sono argomenti alquanto delicati, trattati decisamente con i guanti dall’autrice, perché con poche e semplici descrizioni, ci fa capire quanto ancora indietro siamo di fronte a situazioni di questo genere.
Si parla quindi di diversità. Essere “diversi” non vuol dire essere anomali o alieni, si è ugualmente esseri umani bisognosi di affetto come chiunque altro al mondo. Solo perché qualcuno è diverso da te, non hai il diritto di trattarlo a pesci in faccia; solo perché qualcuno è sulla sedia a rotelle, non vuol dire che non sappia vivere la propria vita come chiunque altro; il fatto di stare con chi soffre di un handicap non implica che tu voglia approfittarti di lui per puro interesse economico. Ecco i pregiudizi sulla bocca della gente, e in mezzo a tutto questo nasce e cresce la dolce storia d’amore tra Cassandra e Gabriele, una storia che fa credere nell’amore, un sentimento che attraversa tutte le barriere e rimane impresso nell’inconscio umano. E solo leggendo il romanzo, capirete il perché di queste mie parole.

Una storia semplice ma che fa riflettere su alcuni punti importanti che fanno parte della realtà quotidiana, e che mi ha davvero fatto pensare, mentre leggevo, al resoconto della traumatica esperienza di Damiano.









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