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lunedì 29 settembre 2025

Recensione "La Femminanza" di Antonella Mollicone

 


Cari amici lettori,

oggi vi parlo de LA FEMMINANZA, romanzo d'esordio di Antonella Mollicone, uscito il 26 agosto per la Casa Editrice Nord. Una saga al femminile che attraversa il Novecento dando voce a donne unite in una “Cerchia” segreta e potente. Un racconto corale e vibrante. che intreccia memoria e tradizioni in una storia che parla di sorellanza, di libertà e di resistenza silenziosa. Un libro che emoziona e che lascia riflettere a lungo, anche dopo averlo chiuso.



Titolo: La femminanza
Autrice: Antonella Mollicone
Editore: Casa Editrice Nord
Genere: Narrativa storica
Uscita: 26 agosto
Pagine: 420


Nell'Italia del '900, una Cerchia di donne si riunisce per trovare la propria libertà

Alla Rocca, paesino del Lazio meridionale, tutti conoscono i Maletazzi, i signori che vivono nel più bel palazzo del centro. Però solo Camilla, la più giovane della famiglia, sa quanti segreti si nascondono tra quelle stanze, quanto dolore. Un dolore che lei custodisce in silenzio finché, nell’autunno del 1920, Peppina, la levatrice e chiudiocchi del paese, non l’accoglie nella Cerchia, un gruppo di donne che si ritrova per condividere fatiche e saperi. Alla Cerchia si preparano decotti e medicamenti, si fila la lana, si raccontano storie e si scambiano confidenze, senza timore di essere giudicate o rifiutate: che siano ricche o povere, giovani o anziane, tutte le donne trovano nella Cerchia rifugio e comprensione, in nome di quella femminanza che da sempre è scintilla di vita e legame di sorellanza. E che per Camilla diventa il balsamo capace di curare le ferite del passato, permettendole finalmente di aprirsi all’amore di suo marito. Dopo di lei, anche sua figlia Viola trarrà conforto dal sapere antico della Cerchia. Cresciuta tra le rovine della guerra e l’entusiasmo della ricostruzione, Viola è divisa tra il desiderio di studiare e affermare la propria indipendenza e la passione per un uomo che invece vorrebbe relegarla al ruolo di moglie e madre. E ancora una volta saranno le donne della Cerchia ad aiutarla, facendole capire che il vero amore non limita, ma libera.



Ci sono libri che ti prendono per mano e ti portano dentro un mondo di voci dimenticate. La Femminanza di Antonella Mollicone è uno di quei romanzi: una storia che dà voce a un’intera comunità di donne, restituendo il respiro della memoria, delle tradizioni e della resistenza silenziosa che ha accompagnato intere generazioni. Ambientato a Rocca, un paesino del Lazio meridionale, il libro ci porta nel cuore del Novecento italiano, dagli anni Venti fino al boom economico, con la guerra e il fascismo a fare da sfondo, ma sempre filtrati dallo sguardo intimo e quotidiano dei personaggi.

"... la femminanza. Così la chiamava quella veemenza del corpo e lingua contro ogni loro prepotenza, con cui era capace di sbattere tutti fuori..."

La protagonista è Camilla Maletazzi, giovane erede di una delle famiglie più rispettate di Rocca, un paesino del Lazio meridionale. All’apparenza privilegiata, Camilla è in realtà segnata da un dolore che la accompagna sin dall’infanzia: la perdita della madre e un segreto familiare che le pesa addosso come un’ombra silenziosa. È una giovane donna fragile, timida e inquieta, che cerca un posto a cui appartenere e un modo per dare voce a ciò che dentro di lei è rimasto taciuto troppo a lungo.



"Allora con la voce apprezzi pure le pietre, col cuore disprezzi il mondo intero. E, alla fine, fuori sembri un angelo, dentro ti sazi solo di maledizioni contro tutti quelli che ti calpestano. E arrivi a ritirarti da tutto, pure dalla carne tua."

A cambiare la sua vita è l’incontro con Peppina, la levatrice del paese, conosciuta come la chiudiocchi. È lei ad aprirle le porte della Cerchia, un luogo nascosto ma potente, dove donne di età e condizioni diverse si riuniscono per raccontarsi, curarsi a vicenda, tramandare saperi antichi e condividere paure e desideri che altrove non avrebbero spazio. Nella Cerchia Camilla trova finalmente un rifugio, un tessuto di relazioni che la sostiene e le permette non solo di guarire dalle ferite del passato, ma anche di riscoprire sé stessa e di aprirsi all’amore, prima con suo marito Aldino, e più avanti nel rapporto delicato e complesso con la figlia Viola.

Il romanzo non si limita però al percorso di Camilla. Con uno sguardo più ampio, segue anche il cammino di Viola, mostrando come ogni generazione erediti qualcosa di quella precedente: le fragilità, le ribellioni, ma anche la forza silenziosa che si tramanda quasi come un filo invisibile. In questo senso, La Femminanza non è soltanto una condizione individuale, ma un patrimonio comune, una linfa che scorre di madre in figlia, trasformandosi e rinnovandosi senza mai spegnersi.



I personaggi di La Femminanza sono tratteggiati con grande intensità e ognuno porta con sé un tassello fondamentale della storia.
Al centro troviamo Camilla Maletazzi, la giovane protagonista. Figlia della famiglia più rispettata di Rocca, cresce segnata dalla perdita della madre e da un segreto che pesa sul suo cuore. Timida, sensibile, spesso in conflitto con sé stessa, Camilla diventa lo sguardo attraverso cui entriamo nella Cerchia e ne scopriamo il potere rigenerativo. La sua vicenda è soprattutto una lotta interiore, tra il bisogno di appartenenza e il desiderio di libertà.

"L'anima inviolata di bambina si era invischiata da tempo dentro il suo ventre violato. Se la sentiva sepolta lì, nella camera più inquieta  del corpo, al centro di un malloppo, da cui, immaginava, avrebbe voluto scappare."

Accanto a lei c’è Peppina, la levatrice del paese. È una figura saggia, quasi ancestrale, custode di saperi antichi e guida naturale della Cerchia. È lei che tiene unite le donne, che le accompagna nel riconoscersi e nel dare voce a ciò che spesso la società soffoca. Non ha nulla di eroico nel senso tradizionale, ma rappresenta un sapere femminile alternativo, potente proprio perché radicato nell’esperienza quotidiana.

La storia si apre poi alla generazione successiva con Viola, la figlia di Camilla. In lei ritroviamo fragilità e ribellione, ma anche il peso delle aspettative e dei modelli tradizionali. Il suo percorso mostra come La Femminanza non sia solo un fatto individuale, ma una continuità che si trasmette di madre in figlia, trasformandosi nel tempo.
Intorno a queste protagoniste ruotano le altre donne della Cerchia: contadine, mogli, madri, figlie. Ognuna con la sua vita spesso segnata da mariti violenti o da ruoli sociali rigidi, ma tutte capaci di resistere e trovare conforto nella solidarietà reciproca.



       "Ognuna deve trovarsi il posto suo, e non è mai quello che ti affibbiano gli altri."

E poi ci sono i personaggi maschili, che contribuiscono a dare complessità al racconto e che non sono rappresentati come un blocco unico. Molti incarnano le costrizioni del patriarcato, la violenza e le aspettative che comprimono la libertà femminile. Ma ci sono anche figure positive: Aldino, il marito di Camilla, e Gnorè Paolo, suo padre, uomini che non opprimono né limitano, ma che sanno restare accanto senza soffocare. Sono presenze importanti perché ricordano che la femminanza non è una contrapposizione cieca, ma un dialogo possibile, un riconoscimento reciproco. Uomini diversi, capaci di amare senza soffocare e di restare accanto senza dominare. Queste presenze, seppur meno centrali, mostrano che il dialogo tra i generi è possibile, e che il cambiamento può nascere anche dal riconoscimento reciproco.

Leggendo questo libro, ciò che colpisce fin da subito è il forte senso di intimità e coralità che attraversa ogni pagina. La vicenda personale di Camilla non rimane mai isolata: si intreccia con quella di tante altre donne della Cerchia, ognuna con la propria storia, le proprie ferite e la propria capacità di resistenza. C’è chi porta il peso di un matrimonio infelice, chi subisce la durezza dei ruoli sociali imposti, chi affronta la miseria e la solitudine, ma tutte trovano in quel cerchio di sorellanza la possibilità di riconoscersi e di non sentirsi sole. Questo intreccio di voci crea una polifonia che rende il romanzo ricco e vibrante, capace di restituire il senso di una comunità che resiste nonostante tutto.

"Non risolvi niente se vuoi rifare il male che ti fanno. Sarai sempre tu  a essere tutta sconquassata."

Ma è nello spazio delle donne che il romanzo trova la sua vera anima. Nella Cerchia, in quelle riunioni segrete fatte di racconti, silenzi e rituali antichi, le protagoniste riescono a costruire una libertà che non dipende da concessioni esterne ma nasce dall’unione, dalla condivisione e dalla forza di chi decide di non arrendersi. È lì che la femminanza si rivela per quello che è: un’eredità silenziosa ma indistruttibile, un filo che lega le donne di ieri a quelle di oggi.


Certo, ci sono passaggi in cui la narrazione rallenta, soprattutto quando si indugia sui dettagli della quotidianità, e alcuni personaggi secondari restano più simbolici che tridimensionali. Ma è anche vero che questa lentezza fa parte del respiro del libro: un tempo narrativo che imita il ritmo della vita di paese, fatto di attese, di sussurri, di gesti ripetuti.

A rendere il libro così potente è anche l’ambientazione. Rocca non è semplicemente lo sfondo della vicenda, ma un personaggio vivo: i campi, le case, le cucine, gli orti, i boschi raccontano più di mille parole il tempo che passa, le vite che scorrono, la memoria che resiste. La Mollicone riesce a mescolare descrizioni liriche con un linguaggio concreto e quotidiano, arricchito da inflessioni dialettali e da un forte legame con la tradizione popolare fatta di superstizioni, rituali e antichi saperi.

La Femminanza
è un romanzo che emoziona e che invita a riflettere: non solo sulla condizione delle donne nel Novecento, ma anche sul significato attuale di sorellanza, di comunità e di eredità femminile. Un libro che consiglio a chi ama le saghe familiari, le storie radicate nella terra e nella memoria, ma soprattutto a chi cerca una lettura capace di restituire dignità e voce a chi spesso è rimasta ai margini della Storia ufficiale.








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