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giovedì 29 novembre 2018

Recensione "#Ops" di Elisa Maino

Cari lettori,

oggi Noemi vi parla di "#Ops" di Elisa Maino, new adult uscito lo scorso 15 maggio grazie a Rizzoli. Buona lettura!




Titolo: #Ops
Autrice: Elisa Maino
Editore: Rizzoli
Genere: New adult, Narrativa contemporanea
Uscita: 15 maggio



La scuola è finalmente finita! E ora si va verso Riccione! La crema solare, i locali sulla spiaggia, la musica e cantare a squarciagola fino all’alba, ma… Ops! Questa è un’altra storia! Per Evy, sguardo color nocciola, testa tra le nuvole e passione per la danza, lo scenario sarà ben diverso. Ad aspettarla, via da Milano e soprattutto a troppi chilometri dal mare, ci sono la nonna Lea, un concentrato di saggezza e crostate alla frutta, e Alice, vecchia amica dalla bellezza genuina, sempre convinta di non essere abbastanza. Tra i boschi Evy si imbatte in Chris, il lupo solitario che quando nessuno lo guarda ama tuffarsi nelle acque del lago, cristalline come i suoi occhi. Evy e Chris appartengono a due mondi diversissimi, ma hanno una cosa in comune: sono dei gran testardi, pronti a tutto per difendere i propri ideali. Lo scontro è assicurato e, come se non bastasse, in mezzo alla natura incontaminata non c’è spazio per la tecnologia. Esatto: nessuna connessione internet! Come sopravvivere a un’estate senza social? Senza poter chattare con gli inseparabili Leila e Jhonny, partiti per una vacanza da urlo? In vetta alla montagna dove ha trascorso l’infanzia, per la prima volta Evy alzerà gli occhi dallo smartphone: solo così troverà il coraggio di seguire il suo sogno, e scoprirà un panorama che non ha bisogno dei filtri
di Instagram per essere perfetto.






Lo ammetto, forse avevo riposto un po’ troppe aspettative in questo romanzo.
È brutto da dire, ma in un certo senso mi ha deluso.

La trama era veramente degna di nota, ben strutturata, una di quelle trame capaci di intrigarti, che non sfocia mai in qualcosa di banale, ma nonostante tutto ci sono molti dettagli che mi hanno lasciata perplessa.

Per esempio, i pochi colpi di scena presenti erano quasi “scontati”, i dialoghi sembravano quasi forzati e poi ci sono questi legami che nascono e si distruggono, a mio parere, troppo velocemente…

All’inizio ho trovato molto facile immedesimarmi non tanto nei personaggi ma nella storia in sé.

Una storia d'amore, di amicizia, di legami nati persi, ricostruiti, che trovano come sfondo i paesaggi mozzafiato della montagna, che rapiscono e portano con sé il lettore, merito anche dalle forte abilità descrittiva, che devo riconoscere all’autrice, ma come dicevo, mi ha delusa.

I personaggi sono ben delineati, ma devo ammettere che sono anche molto “idealizzati”:

Evelyn, la classica adolescente di città, ingenua, fin troppo per i miei gusti, che fa della danza la sua ragione di vita. È insicura, ma possiede anche una forza d’animo che la contraddistingue.





Al suo fianco c'è la nonna Lea, che l’accoglie per farle passare l’estate insieme a lei e che è pronta a supportarla, a confortarla, a incoraggiarla.

Inoltre, ha affianco la sua amica di infanzia Alice, che in un certo senso fa quasi da “rimpiazzo”, da sostituta agli amici che Evelyn ha in città, ma fa anche, ad un certo punto, da cardine per uno sviluppo nella trama.

Chris invece è il tipico ragazzo montanaro, burbero e scontroso, un lupo solitario, ma bello da mozzare il fiato, che trova la sua ragione di vita nella natura e nella montagna. Dovrebbe rappresentare il classico ragazzo di pensiero chiuso e ignorante, invece la realtà è ben diversa, ha alle spalle un infanzia difficile che lo perseguita ancora oggi come un ombra.

Chris ed Evelyn.

Evelyn e Chris.

Diversi che più non si può, eppure nonostante “l’astio” che provano all’ inizio, si trovano ben presto in un legame indissolubile.




Ho sempre adorato i libri che a fine lettura “ti lasciano qualcosa”, e per quanto mi costi ammetterlo, questo non è uno di quelli.

Il percorso di crescita dei personaggi appare anch’esso quasi forzato, in quanto l’ho trovato troppo repentino.

Da metà libro, e più precisamente dai penultimi capitoli, che iniziavano a coinvolgermi un po’ di più rispetto al resto della storia, mi aspettavo un finale più “sorprendente”, invece niente: finale dal “vissero felici e contenti”, 
ma che sento di definire anch’esso forzato, come se dovesse per forza esserci.

Ad essere sincera, a fine lettura, probabilmente se mi avreste guardato in faccia avreste notato subito la mia delusione.

Non mi ha lasciato nulla. Nessun emozione degna di nota, forse perché, appunto, non sono riuscita ad immedesimarmi nei personaggi ma solamente nella storia in generale.

Devo però anche ammettere, nonostante la contraddizione, che ho trovato punti anche di riflessione, in quanto credo che sia un romanzo che comunque tratta di tematiche che non sono poi così tanto lontane dalla realtà.

Per esempio, ci permette di riflettere sull’utilizzo smodato delle nuove tecnologie e sui pro e i contro che questo comporta.

Ci fa riflettere sul dolore che nasce dagli screzi tra persone, tra famiglie, per equivoci, per sciocchezze, e che dura per anni e coinvolge più generazioni per la mancata capacità di mettere da parte l’orgoglio.


Ci fa riflettere sull’importanza dei ricordi, ci fa ragionare su l’errore che stiamo commettendo concentrandoci solo su noi stessi, senza prestare attenzione agli altri e alla meraviglie che ci circondano.

Ci fa ragionare sui drammi adolescenziali, sulle situazioni di “ingarbugliamento” provocate dallo sfociare delle prime cotte, delle prime fasi dell’ ”innamoramento”, che appunto spesso sfociano in drammi.

Probabilmente, vista la giovane età dell’autrice, è normale riscontrare queste “forzature”, tenendo presente anche che è il suo primo romanzo.

Per questo non mi sento di sconsigliarvelo del tutto, ma credo che sia indirizzato a lettori prettamente femminili e che vadano dall’età dei 10 anni per un massimo di 13 anni, non di più.

Infatti, l’autrice utilizza un lessico prettamente adolescenziale, diretto, quasi sintetico; per questo forse agli occhi di una lettrice di diversa fascia di età, più “adulta”, rischierebbe di non piacere, di sembrare forzato (appunto quello che è successo a me).

Quindi, consigliato?
Si, in quanto devo tenere presente gli aspetti positivi della trama e i punti di riflessione, ma come dicevo prima, mi sento di consigliarla solo per una determinata categoria di lettori (10-13 anni).







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