Cari lettori, eccoci arrivati alla terza parte del grande Review Party dedicato alla serie di Hunger Games di Suzanne Collins.
La tappa di oggi è incentrata su "Il canto della rivolta", capitolo conclusivo delle vicende di Katniss Everdeen edito Mondadori in cui tutte le carte vengono scoperte, in un ultimo scontro all'ultimo sangue.
Venite con me ad esplorare questo atto finale in cui nulla è scontato.
Buona lettura!
Titolo: Hunger Games - Il canto della rivolta
Autrice: Suzanne Collins
Editore: Mondadori
Data di pubblicazione: 16 aprile 2012
Genere: Distopico
Serie: Hunger Games Series
Contro ogni previsione, Katniss Everdeen è sopravvissuta all'Arena degli Hunger Games. Due volte. Ora vive in una bella casa, nel Distretto 12, con sua madre e la sorella Prim. E sta per sposarsi. Sarà una cerimonia bellissima, e Katniss indosserà un abito meraviglioso. Sembra un sogno. Invece è un incubo. Katniss è in pericolo. E con lei tutti coloro a cui vuole bene. Tutti coloro che le sono vicini. Tutti gli abitanti del Distretto. Perché la sua ultima vittoria ha offeso le alte sfere, a Capitol City. E il presidente Snow ha giurato vendetta. Comincia la guerra. Quella vera. Al cui confronto l'Arena sembrerà una passeggiata.
Hunger Games Series:
1. Hunger Games
2. Hunger Games - La ragazza di fuoco
3. Hunger Games - Il canto della rivolta
4. Hunger Games - La ballata dell'usignolo e del serpente (19 maggio 2020)
Amici lettori, eccoci giunti al grande atto finale degli Hunger Games. Un'ultima letale partita per decretare il destino di Panem che vede i ribelli ispirati dalla nostra Ghiandaia Imitatrice Katniss schierarsi contro l'egemonia dittatoriale di Capitol City. Il canto della rivolta è un romanzo che non fa sconti e che vediamo svilupparsi attorno alle strategie politiche con mosse e contromosse tra i due schieramenti. È un romanzo dove il tono drammatico permea ogni pagina, colpendo senza pietà il cuore del lettore. Anche a distanza di anni dalla prima lettura, questo libro mi ha commossa oltremisura, riconfermando per l’ennesima volta la sua potenza emotiva.
Dopo il finale esplosivo de La ragazza di fuoco, in questo capitolo conclusivo troviamo una Katniss devastata più che mai. Con Peeta prigioniero nelle grinfie del presidente Snow e il doversi adattare alla sua nuova vita in quel che si credeva ormai perduto Distretto 13, Katniss si sente soffocare: chi avrebbe mai potuto immaginare che il suo offrirsi volontaria agli Hunger Games avrebbe scatenato una serie di eventi che l'avrebbero portata a diventare il simbolo della ribellione contro Capitol City? Un ruolo, quello della Ghiandaia Imitatrice, per il quale non si è mai sentita pronta o minimamente intenzionata a ricoprire.
Ma la posizione in cui si trova ora Katniss è delicata. Dopo l'incontro con la presidente del Distretto 13, Alma Coin e aver realizzato quanto il Paese sia in tumulto, sa che accettare di diventare ufficialmente il volto della ribellione le permetterà di salvare Peeta, come nell'arena invece non era riuscita a fare, smuovere la coscienza di tutti i distretti e mostrare la vera faccia di Capitol City, quella di uno stato corrotto, avido e manipolatore. Non è più il tempo di fuggire, di farsi sopraffare dalla paura, la vera lotta per la vita e la conquista della libertà è iniziata e brucia con sempre più ardore nel cuore di Katniss. Ma il presidente Snow non starà di certo a guardare, ciò che ha in serbo per lei è qualcosa che va oltre la più oscura crudeltà immaginabile, una crudeltà che però sarà capace di fare luce anche sugli angoli bui della ribellione, della quale Katniss scoprirà un'inaspettata doppia faccia. Il fuoco divampa, la guerra è in atto e gli Hunger Games stanno per inscenare il grande atto finale.
"Quello che vogliono è che io assuma il ruolo che loro hanno concepito per me. Il simbolo della rivoluzione. La Ghiandaia Imitatrice. Non basta ciò che ho fatto in passato sfidando Capitol City ai Giochi e offrendo loro un motivo di aggregazione. Adesso bisogna che diventi il vero leader, il volto, la voce, l'incarnazione della rivoluzione."
Katniss subisce molti più duri colpi qui, al di fuori dell'arena che durante i Giochi; se durante gli Hunger Games Katniss doveva fare i conti con un destino comune a tutti i tributi in gioco, durante la ribellione il campo si restringe allo scontro tra lei e il presidente Snow. Una guerra dichiaratamente aperta nella quale Katniss però parte svantaggiata: a soli diciassette anni si trova sulle spalle un trauma psicologico irreversibile, la paura del fallimento e la presa di coscienza di quanto la sua rabbia possa generare conseguenze per le persone che ama e per gli innocenti coinvolti in questa devastante guerra.
Se nei primi due romanzi abbiamo visto la parte della corazza più dura di Katniss, ne Il canto della rivolta possiamo vedere pienamente esposte le sue fragilità, le sue incertezze che la portano spesso a rassegnarsi a ciò che le accade intorno. Katniss non è mai stata l'eroina determinata che spesso possiamo incontrare negli altri romanzi, non è facile entrare in sintonia con lei perché ha un carattere estremamente difficile, ma io l'ho sempre apprezzata proprio perché è diversa, non le importa di essere ammirata e non cerca il consenso pubblico, ma tiene enormemente alle persone che la conoscono e la amano per quello che è e nutre rispetto per coloro che hanno un senso di giustizia che va oltre la fazione di appartenenza e oltre il giudizio comune.
"Comincio a comprendere appieno sino a che punto si è spinta la gente per proteggermi. Ciò che significo per i ribelli. La lotta che tuttora conduco contro Capitol City, e che tanto spesso mi è parsa un viaggio solitario, non l'ho intrapresa da sola. Ho avuto migliaia e migliaia di abitanti dei distretti al mio fianco. Ero la loro Ghiandaia Imitatrice molto prima di accettare quel ruolo."
E Peeta? Ecco, per lui in questo romanzo ho sofferto tantissimo, il destino che subisce è crudele ben oltre ciò che ha vissuto nell'arena. È quello che più di tutti subisce un grande stravolgimento a livello di evoluzione del personaggio, ma in qualche modo dietro a questo nuovo Peeta, si percepisce ancora quel dolce e maturo ragazzo che porto sempre nel cuore. D’altronde ho trovato molto sensato e credibile il cambio di rotta del suo personaggio, è la naturale conseguenza di ciò che subisce a Capitol City e spesso mi ha ricordato il disturbo post traumatico di cui spesso e volentieri sono affetti i soldati che ritornano da missioni militari particolarmente delicate e da cui la Collins ha tratto ispirazione.
Tra i personaggi secondari spiccano senza dubbio i due grandi burattinai della guerra. Il presidente Snow e la presidentessa Coin sono politicamente schierati in fazioni opposte ma li ho trovati due personaggi molto compatibili tra loro. Entrambi desiderosi di potere e con una visione della giustizia piuttosto distorta mascherata da politica per il bene del popolo, il che se ci pensate ancora oggi è un aspetto della vita reale molto attuale, per cui apprezzo ancora di più la credibilità che Suzanne Collins ha conferito alla sua storia.
A livello di ambientazioni, ne Il canto della rivolta predominano luoghi più cupi, chiusi con colori scuri che accentuano la drammaticità del racconto e coinvolgono ancora di più l’immaginazione del lettore in questa atmosfera.
"Quello di cui ho bisogno è il dente di leone che fiorisce a primavera. Il giallo brillante che significa rinascita anziché distruzione. La promessa di una vita che continua, per quanto gravi siano le perdite che abbiamo subito. Di una vita che può essere ancora bella. E solo Peeta è in grado di darmi questo."
Il finale di questo romanzo poi è pura poesia, è dolce e amaro allo stesso tempo, ti strazia e ti riscalda il cuore e chiude con grande classe una storia che non potrò mai dimenticare e di cui sarò sempre felicissima di consigliarne la lettura.
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