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mercoledì 19 gennaio 2022

Recensione "Tre gocce d'acqua" di Valentina D'Urbano

 


Cari amici lettori,

oggi vi parlo di TRE GOCCE D’ACQUA, ultimo lavoro di Valentina D’Urbano, uscito lo scorso giugno per Mondadori. Una storia forte e imperfetta che tratta temi delicati. Parla dell'amore, dei legami e di riscatti.


Titolo: Tre gocce d'acqua
Autrice: Valentina D'Urbano
Editore: Mondadori
Genere: Narrativa contemporanea
Uscita: 1 giugno
Pagine: 372



Celeste e Nadir non sono fratelli, non sono nemmeno parenti, non hanno una goccia di sangue in comune, eppure sono i due punti estremi di un’equazione che li lega indissolubilmente. A tenerli uniti è Pietro, fratello dell’una da parte di padre e dell’altro da parte di madre. Pietro, più grande di loro di quasi dieci anni, si divide tra le due famiglie ed entrambi i fratellini stravedono per lui.

Celeste è con lui quando cade per la prima volta e, con un innocuo saltello dallo scivolo, si frattura un piede. Pochi mesi dopo è la volta di due dita, e poi di un polso. A otto anni scopre così di avere una rara malattia genetica che rende le sue ossa fragili come vetro: un piccolo urto, uno spigolo, persino un abbraccio troppo stretto sono sufficienti a spezzarla.

Ma a sconvolgere la sua infanzia sta per arrivare una seconda calamità: l’incontro con Nadir, il fratello di suo fratello, che finora per lei è stato solo un nome, uno sconosciuto. Nadir è brutto, ruvido, indomabile, ha durezze che sembrano fatte apposta per ferirla. Tra i due bambini si scatena una gelosia feroce, una gara selvaggia per conquistare l’amore del fratello, che preso com’è dai suoi studi e dalla politica riserva loro un affetto distratto. Celeste capisce subito che Nadir è una minaccia, ma non può immaginare che quell’ostilità, crescendo, si trasformerà in una strana forma di attrazione e dipendenza reciproca, un legame vischioso e inconfessabile che dominerà le loro vite per i venticinque anni successivi. E quando Pietro, il loro primo amore, l’asse attorno a cui le loro vite continuano a ruotare, parte per per uno dei suoi viaggi in Siria e scompare, la precaria architettura del loro rapporto rischia di crollare una volta per tutte.






Ho iniziato il nuovo anno riprendendo in mano il settimo libro di Valentina D’Urbano, che avevo iniziato durante l’estate ma che poi per vari impegni non sono mai riuscita a terminare. TRE GOCCE D’ACQUA è una storia molto profonda e assolutamente attuale nella sua complessità. Nei suoi romanzi, Valentina, ci ha sempre abituati a storie travolgenti e sconvolgenti, in grado di entrare nell’anima di chi le legge. Ed anche questa volta è riuscita benissimo nel suo intento. Proprio per questo adoro Valentina D’Urbano, perché non è mai scontata, non è mai prevedibile, anzi riesce sempre in qualche modo a disorientarti e a ribaltare qualunque tuo pensiero. Dopo Il rumore dei tuoi passi e Quella vita che ci manca, Valentina torna a parlare di famiglia e lo fa in modo maturo e totalizzante. Una storia sulla fragilità dei legami in tutte le sue sfumature e di destini spezzati. Questa è la storia di Celeste, Nadir e Pietro…

Voce narrante di questo romanzo è Celeste, che ci racconta di una storia d’amore nelle sue innumerevoli forme. Un amore forte e indissolubile, difficile da annientare. Ma è anche una storia di dolore e resilienza, quella di Celeste.

Pietro e Nadir sono il suo tutto, il mondo intero a cui lei si aggrappa tenacemente.

Pietro è il fratello maggiore di Celeste, e per lui prova un amore sconsiderato, è il suo perno, il suo riferimento. Ma Pietro ha anche un fratello minore, Nadir. Celeste e Nadir non hanno una sola goccia di sangue in comune, non sono fratelli, eppure in qualche modo, le loro vite vengono a collidere e si viene a creare un legame talmente profondo che è impossibile da scindere. Un rapporto fatto di silenzi e sguardi complici, ma anche di grandi ferite difficili da rimarginare. 

" Che non eravamo fratelli.
Che non si sapeva cosa fossimo, non c'era un grado di parentela per descriverci.
Non era certo una cosa che capitava a chiunque."

Un triangolo perfetto o imperfetto formano Celeste, Pietro e Nadir, ma che all’improvviso viene a mancare il suo vertice. Quello che resta è dolore, risentimento, rabbia e un amore malato a cui è impossibile arrendersi.

In un turbinio di emozioni e sensazioni contrastanti, Valentina D’Urbano ci racconta ben venticinque anni di vita dei nostri protagonisti. Un periodo molto lungo fatto di dolore, recriminazioni, di odio ma anche di ossessione, di gelosia, di desiderio e bisogno. Un periodo di solitudine causato dalla malattia di Celeste con cui deve fare i conti giorno per giorno, di crescita e di consapevolezza.

"Poi penso che nessuno sottrae niente agli altri, che le persone non si rubano né si direzionano, decidono da sole dove andare."

Una storia vera e cruda, in grado di strapparti pezzi del cuore con forza e rabbia. 

Come sempre, grazie alla perfetta caratterizzazione dei personaggi, sono riuscita ad entrare nel libro, ad immedesimarmi con i protagonisti e a vivere in prima persona ogni emozione, ogni pensiero, ogni angoscia soprattutto di Celeste. Lei ti entra sotto pelle e pone il suo marchio indelebile. Per tutta la lettura soffri insieme a lei perché attraverso Celeste, Valentina tratta temi molto delicati e lo fa in modo potente da risucchiarti. È sicuramente un romanzo complicato ma allo stesso tempo la lettura è scorrevole e coinvolgente. Non ci sono mezze misure con Valentina ed è proprio per questo che continuerò a leggere i suoi romanzi.

Baci librosi






 

 

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