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giovedì 2 novembre 2023

Recensione "L'incubo di Hill House" di Shirley Jackson

 



Cari lettori,

giusto in tempo per la notte più paurosa dell'anno, ho letto anche quest'anno un romanzo a tema e stavolta sono caduta su di un classico della narrativa gotica/horror, "L'incubo di Hill House" dell'autrice Shirley Jackson.

Venite con me a Hill House...






Titolo: L'incubo di Hill House
Autrice: Shirley Jackson
Editore: Adelphi
Collana: Gli Adelphi
Genere: Narrativa gotica/Horror/Paranormal romance
Uscita: 3 giugno 2016
Pagine: 233



Chiunque abbia visto qualche film del terrore con al centro una costruzione abitata da sinistre presenze si sarà trovato a chiedersi almeno una volta perché le vittime di turno non optino, prima che sia troppo tardi, per la soluzione più semplice - e cioè non escano dalla stessa porta dalla quale sono entrati, allontanandosi senza voltarsi indietro. A tale domanda, meno oziosa di quanto potrebbe parere, questo romanzo fornisce una risposta. Non è infatti la fragile e indifesa Eleanor Vance a scegliere la Casa, prolungando l'esperimento paranormale in cui l'ha coinvolta l'inquietante professor Montague. È la Casa - con le sue torrette buie, le sue porte che sembrano aprirsi da sole - a scegliere, per sempre, Eleanor Vance.











Dopo tanto tempo, ho deciso anch’io di tuffarmi nel romanzo più celebre di Shirley Jackson, “L’incubo di Hill House”. Aspettative altissime e vi dico già che non tutto ha funzionato durante la lettura. Almeno per me…

Protagonista unica e assoluta della storia è lei, Hill House. Una dimora di campagna, lontana dal vicino villaggio di Hillsdale e da qualsiasi presenza umana in generale, racchiusa nel grembo delle montagne. Il paesaggio circonstante è meraviglioso, ricco di alberi, ruscelli, giardini nascosti e i monti che fanno da sentinella a tutto. L’unica pecca, macchia in questo mondo delle fate, è proprio la casa che severa e massiccia si staglia sullo sfondo, suscitando inquietudine e disagio in chi la osserva da fuori. Pensate da dentro…



“La casa era spregevole e Eleanor rabbrividì appena la vide. Il pensiero sgorgava libero e le diceva: Hill House è infame, è malata. Fuggi finché sei in tempo.”



L’allegra dimora è stata scelta dall’antropologo John Montague per portare avanti i suoi esperimenti sul soprannaturale e a fargli compagnia per i successivi tre mesi estivi, ci saranno Eleanor, Theodora e Luke. Tre ospiti, tre cavie che aiuteranno il dottore nel percepire qualsiasi evento anomalo che la casa deciderà di produrre durante la loro permanenza.

Già l’aspetto promette bene. Con i suoi angoli e piani costruiti in modo non usuale, causando una percezione distorta dello spazio, Hill House sembra un mostro addormentato, pronto ad azzannare. Una casa abbandonata e dimenticata che aspetta solo di essere di nuovo abitata per mostrare di cosa è capace…






Le due donne, Eleanor e Theo, sono le uniche superstiti di una lunga lista di concorrenti che Montague ha stilato per questo esperimento. Sono ognuno a modo proprio dei perfetti candidati per far risvegliare qualcosa di celato della casa. Le sole che hanno risposto alla lettera del dottore e che pensano solo di trascorrere una breve vacanza a Hill House e poi tornare a casa propria. Tranne Luke, che è stato spedito come un pacco lì per supervisionare la situazione.

Tre personalità diverse hanno deciso di abitare di nuovo Hill House, dopo un lunghissimo tempo:

Eleanor Vance è una trentenne insoddisfatta della sua vita che considera patetica e priva di avventure. Dopo una vita passata ad accudire una madre malata e rimasta sola al mondo con una sorella sposata che mal la sopporta, Hill House rappresenta per Eleanor una via di fuga perfetta.

Poi c’è Theodora o semplicemente Theo, una donna solare ed eccentrica che porta con sé una ventata di profumo e colore. Un tipo spigliato e consapevole di essere oggetto di attrazione da parte di chi le sta attorno.

E infine Luke Sanderson, ladro e bugiardo, è il futuro proprietario di questa casa. Scaltro e attraente, ha la capacità di sdrammatizzare qualsiasi situazione e inoltre possiede uno spiccato istinto per la sopravvivenza. Luke è uno che se la cava sempre, ma ci riuscirà anche ad Hill House?

Non dimentichiamo la casa, l’altro ingombrante inquilino che renderà il soggiorno dei malcapitati veramente terrificante.

Varcando la soglia di Hill House, i tre assieme a Montague percepiscono subito che qualcosa non va tra quelle mura. Una sensazione che si porteranno per tutto il tempo della loro permanenza e che andrà sempre peggiorando, esasperando e falsando le loro reazioni e comportamenti.



"— E come altro si potrebbe definire Hill House? — domandò Luke.

— Be'... forse disturbata, lebbrosa, malata o con ogni altro eufemismo popolare atto a definire l'insania. La casa della follia forse può rendere l'idea."



Giorno dopo giorno, la casa sembra mostrare un nuovo lato di sé: porte prima aperte che si chiudono da sole, disorientamento come se ci si trovasse in un labirinto senza via di fuga, correnti d’aria fredda anomale e inspiegabili per arrivare a scritte sui muri e rumori molesti durante la notte che rendono disturbato il sonno di tutti e che dovrebbero farli scappare via…

Fenomeni che il dottor Montague sperava di registrare e captare ma con il passare dei giorni, tutto diventa sempre più inquietante e disturbante coinvolgendo tutti, compreso lui. La casa diventa un essere vivente che sente e percepisce la presenza delle persone che la abitano, usando i loro segreti più nascosti contro di loro. Una sensazione che trascina anche un altro inquilino di Hill House, l’ignaro lettore che si è avventurato tra queste pagine morbose e ad altro tasso di turbamento.



“Accanto a loro la casa covava, rimuginava, si stirava con un fremito come una cosa viva.”



Forse sono l’ultima lettrice superstite di questo piccolo e intrigante racconto che strizza l’occhio al genere horror ma che viaggia su di un sentiero più sottile e meno appariscente di quello che uno si aspetta. L’autrice con il suo stile di scrittura delicato e mai esuberante, riesce a far comprendere al lettore la personalità della casa. La Jackson dice ma non dice e questo gioco sottile del vedo ma non vedo, è quello che contraddistingue tutto il racconto. Per capirci, non abbiamo mai niente di esplicito ma tutto è terribilmente aleatorio. Il lettore si trova da un lato intrigato e libero di dare sfogo alla propria immaginazione, ma dall’altro si ritrova incredibilmente frustrato nel non avere una netta e decisa direzione della narrazione.



"— In questa casa non si muove niente sino a quando non si distolgono gli occhi — disse Eleanor. — Appena ti volti, scorgi qualcosa con la coda dell'occhio."



La sensazione predominante è sempre una: follia. Perché Hill House è un essere subdolo che manipola la mente dei suoi inquilini. Uno stato di anomala euforia come sotto effetto di qualche droga è quello che provano Montague, Eleanor, Theo e Luke. Sembra che la casa ami stordire ed esasperare le loro reazioni, portando a galla le loro debolezze.






Perno centrale del racconto è Eleanor che diventa subito la vittima preferita di Hill House. La sua personalità debole e paranoica, la rendono la candidata perfetta da condurre alla pazzia. Lei riesce a stabilire un contatto diretto con la casa e sentire tutto ciò che accade in essa. In questo stadio di precoce pazzia, la casa la riporta in uno stato infantile e onirico. Uno stato di felicità mai provato e che non dovrebbe provare, semmai dovrebbe avere paura e scappare a gambe levate…






In generale, la lettura non mi è dispiaciuta ma questa sensazione di follia persistente, alla fine è risultata troppo disturbante e unita al fatto di non avere una spiegazione concreta di quello che accade a Hill House, non mi ha fatto apprezzare completamente il romanzo. Non parliamo del finale. A mio parere poco convincente…

Ciò che mi ha affascinato di più è il leggere del passato tragico di questa casa e dei suoi sfortunati e infelici proprietari. Avrei voluto che quei racconti del dottor Montague non finissero mai, come un racconto del terrore da ascoltare durante un pigiama party ad Halloween.

La casa in sé ha colpito la mia curiosità e i passaggi in cui l’autrice la descrive in tutta la sua paurosa bellezza sono stati i miei preferiti. Mi è mancato quel brivido in più che forse è arrivato giusto alla fine ma forse troppo tardi per farmi venire la pelle d’oca, come mi aspettavo di avere per tutta la lettura. Diciamo che le mie aspettative erano troppo alte e forse pensavo ingenuamente di incontrare un vero fantasma in carne e ossa leggendo. La casa ha fuorviato anche me…













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