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mercoledì 26 giugno 2019

Recensione "Tutto il mare è nei tuoi occhi" di Silvia Ciompi



Cari lettori,

oggi Noemi ci parla di "Tutto il mare è nei tuoi occhi" di Silvia Ciompi, uscito il 4 giugno grazie a  Sperling & Kupfer. D
opo il grande successo di "Tutto il buio dei miei giorni", arriva finalmente la storia di Bolo. Venite a a scoprire il parere di Noemi...
Buona lettura!




Titolo: Tutto il mare è nei tuoi occhi
Autrice: Silvia Ciompi
Editore: Sperling & Kupfer
Genere: New Adult
Uscita: 4 giugno
Pagine: 336



«Allora, andiamo?»
«Dove, stavolta?»
«Alla fine del mondo.» 


Bolognini Mirko, detto Bolo, è una di quelle. Con i suoi tatuaggi sbiaditi, i ricci scombinati e il sorriso più strafottente dell'universo, è entrato nella vita di Gheghe senza avvisare, un pomeriggio d'inverno, mentre fuori il cielo grigio minacciava pioggia, e da lì non è più andato via. E Gheghe non si è nemmeno resa conto di quello che stava succedendo, troppo presa a viverla, la vita, per avere paura. Nessuno dei due aveva mai pensato che amare qualcuno potesse essere così. Così bello, così vero, così pieno di risate, di baci e così doloroso. Anche adesso che sono passati mesi dal loro addio, ogni volta che i loro sguardi s'incrociano è un cortocircuito. Come se nulla fosse cambiato e toccarsi fosse ancora inevitabile. Entrambi sanno di essere troppo diversi per stare insieme: lui fedele da sempre soltanto alla curva dello stadio, perché è lì che ha imparato a camminare, a correre, a guidare il tifo e a prendersi a pugni; lei ai suoi libri, perché è lì che ha iniziato a sognare. Ma l'amore non si può controllare, arriva dritto come un colpo ben assestato che non ti aspetti. Un amore inatteso e travolgente, che sa mordere la vita, come solo a vent'anni si può fare.





1. Tutto il buio dei miei giorni, 10 aprile 2018 (qui recensione)


2. Tutto il mare è nei tuoi occhi, 4 giugno 2019




Cari lettori,
con questo caldo che mi scioglie, mi sono avventurata in questa lettura per cercare un po’ di riparo. Devo ammetterlo, non vedevo l’ora di leggerlo e le aspettative erano tante, visto anche il meraviglioso libro precedente “Tutto il buio dei miei giorni”, che ho adorato (non c’è nemmeno bisogno di dirlo) e che narrava la storia di Luca, detto “Teschio” e Camille.
Intorno a Teschio e Camille, c’erano un sacco di persone, di amici che li supportavano, e tra questi ritroviamo, con moltissimo piacere, come protagonisti in questo romanzo, Mirko Bolognini, detto “Bolo” e Margherita, soprannominata Gheghe; per Bolo, Gheghe è invece la ragazza del cioccolato, per via del loro primo incontro avvenuto nelle cucine della clinica dove lei è ricoverata, dopo un incidente.
Fin dal quel loro primo incontro, le differenze tra i due si fanno da subito evidenti, lei con la parlantina facile e una vita da ricostruire dal primo tassello, lui con la spavalderia del suo sorriso e la mente e il cuore da eterno bambino racchiusi in un corpo da adulto che ostenta sicurezza.
Perfino le passioni sono differenti, lei ama leggere e studia filosofia, lui lavora come portuale, Ultras sfegatato che fa dello stadio e della curva la sua seconda casa, e di quel gruppo di amici che come lui condivide la sua passione, la sua famiglia.
Tra Bolo e Gheghe nasce una “quasi” amicizia, ma non sembra esserci possibilità che si trasformi in altro…
Ben presto l’attrazione che i due provano l’un l’altro diventa innegabile; da un bacio che Bolo ruba a Gheghe, quest’ultima affetta da Sindrome Del Bacio Perugina (cioè non riesce a sorvolare su un bacio), nasce la loro tormentata storia d'amore, fatta di litigi e separazioni inevitabili, che ogni volta scoppiano la bolla di felicità in cui i due vivono.





A stravolgere l’equilibrio già precario della coppia, a spezzare la felicità, è il passato che bussa alla porta di Bolo per chiedergli il conto…
Un passato che torna, che torna col nome di una ragazza, Vittoria.
Vittoria che rappresenta tutte le prime volte di Bolo…Vittoria che rappresenta un segreto, un rimpianto, mille sensi di colpa che dividono ancora di più Bolo e Gheghe.





Si perdono ma non riescono a dimenticarsi, i ricordi del tempo passato insieme si impossessano della loro mente. 





Spesso confondiamo il verbo dimenticare con il verbo scordare, ma tutti possiamo dimenticare, allontanare qualcosa anche solo per un attimo dalla nostra mente, ma possiamo davvero scordare? Possiamo davvero togliere qualcosa dal cuore? Rimuovere quel qualcosa che ci ha fatto tornare a vivere, che ci fa stare bene e si impossessa della nostra mente? E l’amore è questo, l’ “impossibilità” di “rimuovere” quel “qualcosa” dal cuore.
Credo che il senso del romanzo sia contenuto in una frase di Orazio che viene riportata nel romanzo:
<Chi va oltre il mare muta cielo, non animo>. Possiamo cercare di dimenticare, ma non possiamo scordare, possiamo allontanarci quanto vogliamo ma noi resteremo sempre noi, quello che siamo e quello che abbiamo vissuto.




ATTENZIONE: crea dipendenza, non riuscirete a staccarvi dalle pagine tanto facilmente, munitevi di fazzolettini e di una bella camomilla, saranno frequenti gli sbalzi di umore e gli scleri con possibile lancio di oggetti….Uomo avvisato, mezzo salvato. XD
Sono stata piacevolmente colpita nel ritrovare molti dei personaggi del primo libro, ci speravo molto ad essere sincera, sono stata felicissima di ritrovare Teschio e Camille, che diventano quasi cooprotagonisti, “aiutanti”, come lo erano Bolo e Margherita nel libro precedente. Mi sono ritrovata appagata e soddisfatta nell’apprendere nuovi dettagli della loro storia, che ti sorprendono e che io amareggiandomene tanto non posso e non voglio spoilerarvi….
Non c’è personaggio che non abbia adorato, anche se per le loro azioni, avrei molto volentieri sbattuto testa contro testa Bolo e Gheghe….
Mi è piaciuta l’ambientazione, l’ “aria” che si respirava, il senso di appartenenza allo stadio, alla curva, alla squadra, rispettare quei colori, far parte di qualcosa che va oltre il legame di sangue, il tutto descritto minuziosamente e ancora più dettagliatamente del libro precedente.

Mi ha fatto anche tanto piacere trovare molti dettagli e similitudini uguali alla storia precedente, forse un pochino troppe, ma considerato il tutto,
a me personalmente non hanno dispiaciuto poi così tanto…
All’inizio non mi ha molto convinta la struttura, più che i pov alternati tra i due, l’alternarsi di capitoli ambientati nel presente o nel passato, per timore che rischiassero di creare confusione, ma alla fine non è successo e mi sono abituata. Non lo nego, avrei preferito un passaggio graduale tramite flash-back magari e non appunto l’intervallarsi tra i capitoli.
La bravura dell’autrice era ormai cosa nota visto il romanzo precedente, ma con questo viene evidenziata ancora di più, per i temi che tratta, per come li tratta, per lo stile che usa. I protagonisti raccontano in prima persona la loro storia, le loro emozioni, ma ci sono delle parti in cui danno voce ai propri pensieri rivolti molto spesso alle altre persone e credo che quelle siano le parti più vere, più sentite, quelle che sembrano scritte di getto dettate dalle emozioni che i “personaggi” trasmettevano all’autrice. 





Mi sono trovata coinvolta pienamente, ero là con loro a provare e sentire le loro emozioni, a immaginarmi i dettagli descritti minuziosamente. Quando l’ho chiuso ho avuto la certezza, che come il libro precedente, non l’avrei dimenticato tanto facilmente, perché un libro così non lo dimentichi, come non dimentichi i personaggi che diventano dei “fedeli amici”.
Il finale non lascia in sospeso, un finale né  prevedibile né
 scontato, una storia che ti logora il cuore e ti stravolge, ti fa provare cosi tante emozioni che ti destabilizza, ti commuove… È un romanzo autoconclusivo ma strettamente collegato a quello precedente, quindi vi consiglio di leggerli entrambi.







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