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giovedì 30 marzo 2023

Recensione "Storia di due anime" di Alex Landragin

 



Lettori,

avete sempre avuto voglia di fare un viaggio nel tempo? Oggi vi parlo del romanzo "Storia di due anime" di Alex Landragin, uscito nel settembre 2020 per Casa Editrice Nord. Se amate le storie bizzarre e volete sperimentare un nuovo modo di leggere un libro, allora questo romanzo fa proprio al caso vostro.



Titolo: Storia di due anime
Autore: Alex Landragin
Editore: Casa Editrice Nord
Genere: Giallo storico/Gothic romance/Fantasy
Uscita: 17 settembre 2020
Pagine: 400


Una storia iniziata più di due secoli fa (e non ancora finita). Sette vite. Tre manoscritti «impossibili». Due anime che si cercano. Un assassino.

Gli occhi sono una porta. Noi possiamo aprirla.
A Parigi, una ricca collezionista incarica un uomo di rilegare insieme tre manoscritti, composti in epoche diverse e da mani diverse. A una condizione: non leggerli. Ma quando viene a sapere che la donna è morta – qualcuno dice assassinata – il rilegatore rompe la promessa. Rimane così colpito – e turbato – dalla lettura dei manoscritti che decide di pubblicarli col titolo di Storia di due anime.
L'educazione di un mostro. Dopo essere stato investito da una carrozza, Charles Baudelaire viene soccorso e portato in una villa subito fuori Bruxelles. Anche se lui non l'ha mai vista, la misteriosa padrona di casa dimostra di conoscere il suo passato fin troppo bene. E gli fa una proposta inquietante...
La città fantasma. A Parigi, davanti alla tomba di Baudelaire, un uomo e una donna s'incontrano per la prima volta. Lui è un rifugiato tedesco, lei – Madeleine –, un'enigmatica appassionata di poesia. Con l'esercito nazista ormai alle porte, la città viene evacuata, ma i due decidono di restare. E, in quei giorni di passione, Madeleine gli racconta una storia incredibile: la storia di due anime che si perdono e si ritrovano da quasi due secoli. E poi gli chiede di partecipare a un'asta, dove si venderà il manoscritto di un racconto inedito di Charles Baudelaire, L'educazione di un mostro. L'uomo la asseconda, rimanendo così invischiato in una serie di brutali omicidi che sembrano portare la firma dell'esclusiva – ed elusiva – Société Baudelaire...
I racconti dell'albatro. È la storia di Alula, colei che ricorda, e di Koahu, colui che dimentica. Una storia che comincia al tramonto del XVIII secolo, in una sperduta isola del Pacifico, e si dipana fino ad arrivare a Parigi, nel 1940, davanti alla tomba di Charles Baudelaire, dove il cerchio si chiude. O forse no...












Lettori, oggi vi parlo di un romanzo che se dovessi inserirlo in una categoria narrativa, sarebbe difficile dire in quale andrebbe, perché è una centrifuga di generi diversi tra loro e nessuno domina rispetto all’altro: un po' di fantasy per liberare la nostra immaginazione, un po' di atmosfere gotiche unite ad un romanzo storico e ancora non ho finito… XD. A questo cocktail già super effervescente manca un po' di suspense tipica dei romanzi noir e gialli con un caso di omicidi da risolvere.


Insomma, c’è un po' di tutto e molto di più, perché oltre a questo l’autore ha pensato di rendere più intrigante la storia, dando la possibilità al lettore di leggere il libro in due modi diversi: dall’inizio alla fine come siamo soliti leggere un romanzo oppure per i più curiosi seguendo la sequenza della Baronessa, una sequenza creata ad hoc e indicata all’inizio del libro come nota al lettore che ci porta avanti e indietro nel libro, saltando da una storia all’altra come se fossimo dei viaggiatori nel tempo.


Figo, no? Questa è una storia che per chi sceglie di seguire l’originale sequenza della Baronessa, inizia dalla fine che proprio epilogo non è…





La storia principale è ambientata a Parigi, dove la grande dame Beattie Ellingham, conosciuta nel mondo dei bibliofili come la “Baronessa”, una ricca collezionista di libri che detiene un’inestimabile collezione privata sul poeta Charles Baudelaire, vuole far rilegare un manoscritto composto da tre racconti, apparentemente senza un legame in comune e scritti in epoche e da mani diverse, dal titolo “Storia di due anime”.


Un lavoro come un altro per un rilegatore, se non fosse che la Baronessa ha imposto un’unica condizione per svolgere questo compito: Non leggere il manoscritto.


Ma le carte in tavola possono cambiare e quando la Baronessa muore in circostanze misteriose, il rilegatore si ritrova tra le mani questo manoscritto e considerandosi sciolto da ogni patto, decide di sfogliare le sue pagine rimanendone così tanto affascinato da volerle farle conoscere al mondo intero.


Pronti per ascoltare la storia di questo manoscritto raro? Io ve ne parlerò seguendo l’ordine in cui ho letto i tre racconti, almeno per quanto mi è possibile perché durante la lettura tutto si è un po' ingarbugliato e mescolato creando un unico grande racconto.


Seguendo la sequenza della Baronessa, partiamo dal racconto La città fantasma e ci ritroviamo quasi alla fine della storia, almeno così sembra. Siamo nel 1940 e un uomo si trova imprigionato dietro le sbarre. È un fuggiasco tedesco che ha abbandonato la ville lumière alla ricerca della libertà oltre il confine spagnolo, ma ahimè sembra che la sua corsa si sia fermata per sempre. Fino ad allora, egli ha vissuto come un’ombra in una Parigi sotto attacco tedesco, scrivendo un libro che crede non avrà mai una fine.



"Per anni avevo lavorato a un libro rimasto incompiuto. 
Era la mia scusa per restare, per continuare a percorrere quelle strade che conosco così bene, ciondolando all’infinito, in segreta comunione coi fantasmi del passato, pronto a unirmi ai loro ranghi, a diventare un’altra presenza spettrale in quella città fantasma."



La Parigi del 1940 è una città che ha perso lo sfarzo dei vecchi tempi in cui aveva come illustre cittadino, Charles Baudelaire che incantava le folle con i suoi versi. Parigi è una città fantasma che sta per cadere in mano nemica e l’esistenza di tante persone sta per subire un drastico cambiamento. Mai più passeggiate sul lungo Senna, tra le file di bouquinistes. Mai più perdersi nel cimitero di Montparnasse, incontrando donne enigmatiche in abito di seta nero con stampato un ibisco rosso. Perché anche questo può succedere in un soleggiato pomeriggio di maggio in una Parigi che ancora sente lontano l’eco delle bombe. Un incontro che sancirà l’inizio di una storia d’amore tra Madeleine, un’appassionata di poesia e donna dall’animo malinconico e un uomo che ha trovato asilo in Francia. Un amore sotto le bombe nato da sguardi profondi e familiari. Occhi che si riconoscono e che sono ricorrenti in tutti i racconti che leggerete.







Finalmente al fianco di questa donna che sembra nascondere un mondo dentro di sé, l’uomo senza patria trova la pace. In quei giorni in cui il tempo sembra fermarsi per diventare spettatore di una grande storia d’amore che vuole entrare nella storia, Madeleine inizierà a raccontare una storia che ha dell’incredibile che come in “Le mille e una notte”, sembrano volere tardare l’inevitabile e trovare una soluzione ad un enigma che dura oramai da secoli. Due anime che si rincorrono da sempre. I racconti dell’albatro.


E qui parte il secondo racconto. Il mito di due giovani innamorati: Alula e di Koahu. Una storia che ha inizio su un’isola lontana nel Pacifico alla fine del 1700 e che sembra anch’essa non avere una fine. Solo un continuo rincorrersi per mai trovarsi...






Una storia d’amore che profuma di magia, che ha radici nelle tradizioni delle antiche popolazioni indigene che vengono tramandate di padre in figlio. La Legge del popolo di Alula e Koahu, pratica lo “scambio”, una sorta di reincarnazione ma ancora in vita.


Un dono che hanno in pochi e solo i più bravi e allenati riescono a compiere in maniera perfetta. Basta guardare intensamente negli occhi l’altra persona e il gioco è fatto.


"Le nostre anime non sono forse costantemente protese le une verso le altre, alla ricerca della libertà di scambiarsi?»"



Ma come ogni dono prevede delle regole e l’unico comandamento legato allo “scambio” è: Non c’è scambio che possa compiersi senza tornare indietro.


Una storia incredibile che trova un approdo in Francia, a Parigi davanti alla tomba di Charles Baudelaire. Un personaggio che tornerà sempre durante la lettura e che è anche il protagonista del terzo e ultimo racconto: L’educazione di un mostro.


Il noto poeta ha lasciato Parigi perché i suoi scritti considerati molto scandalosi non hanno suscitato il successo che sperava e stanco della vita parigina, ha trovato esilio a Bruxelles. Cagionevole di salute e indisposto verso chiunque, Baudelaire sembra vivere il tramonto della sua vita. Niente sembra suscitare la sua curiosità, anzi tutto e tutti vengono criticati aspramente dal celebre poeta e passeggiare per le strade anonime e fredde di Bruxelles verso il suo albergo è un triste viaggio verso una casa che casa non è. Lì accade un imprevisto, una carrozza sbanda e lo investe, lasciandolo tramortito sul selciato.


Al suo risveglio, scoprirà qualcosa di sensazionale raccontato da una misteriosa donna che nasconde il suo volto dietro un velo, Madame Édmonde de Bressy. Lei lo conosce anche se Baudelaire sembra non ricordare affatto di averla mai incontrata e quello che lo lascia ancora più interdetto è la proposta che questa dama velata sta per fargli. Una proposta che non potrà rifiutare.



"«Non desiderate ciò che vi spetta?» domandò Mademoiselle Édmonde 
da dietro il velo.
«Vale a dire?»
«L’immortalità.»
«L’immortalità è una maledizione.»"


I racconti presi singolarmente non hanno niente in comune ma se aguzziamo la vista e possediamo una buona memoria, capiremo che un legame tra questi racconti che sembrano nati dalla fantasia di chissà quale scrittore, esiste. Un filo rosso che collega due persone che ha viaggiato attraverso tempo e spazio e chissà se un giorno quel filo troverà l’altro suo capo. Per scoprirlo dovete tuffarvi come me tra le pagine di un romanzo senza eguali in quanto ad originalità e follia.



"L’impossibilità di fidarsi della propria mente è una condizione rara e niente affatto invidiabile. Fu esattamente quella l’aberrante condizione che s’impossessò di me."



Ma ora veniamo alle mie impressioni su questo libro. Il fatto di poterlo leggere in due maniere differenti, è stata senza dubbi la miccia che ha acceso la mia curiosità. Una sorta di librogame che regala un potere decisionale al lettore, in questo caso non tanto quello di riscrivere la storia o il finale, ma di iniziare a leggere da dove più ci piace. Trovo già questo un incentivo più che sufficiente per iniziare a leggere un libro del genere.

All’inizio non è stato facile, ammetto che mi ha lasciato un po' confusa ma proseguendo nella lettura e mettendo assieme tutte le parti del racconto, davanti ai miei occhi si è cominciato a formare un quadro più chiaro. La parola d’ordine per leggere questo romanzo è non mollare. Non demordere davanti al nonsense della narrazione, almeno da principio. Tutto ha un significato e arrivati a metà libro, comincerete ad apprezzare ogni capitolo, ogni salto di qua e di là per scoprire cosa è successo a Baudelaire dopo che è stato soccorso, che ne è stato di Alula e Koahu e provare ad indovinare in quale corpo si trovano prima e dopo e non tralasciamo la storia d’amore parigina che profuma di storia epica stile Via con vento.

Non c’è stato un racconto che mi ha affascinato più dell’altro, perché dopo un po' hai la sensazione di leggere un unico grande racconto. Sicuramente di ogni racconto mi ha conquistato qualcosa. Ne La città fantasma, ho seguito con interesse e nostalgia le descrizioni di questa Parigi decadente ma sempre viva e resiliente. Ho un debole per questa città e in parte attraverso questo racconto, ho immaginato di ritrovarmi anch’io lungo la Senna a passeggiare e perdermi nei vari boulevard della capitale francese.


Poi ho fatto i salti di gioia, quando ho scoperto che questa Parigi un po' triste veniva tinta di giallo e veniva avvolta da una nebbia di mistero. Il rosso della passione dell’amore tra il fuggiasco e Madeleine è la nave che ci porta in una storia ricca di intrigo alla ricerca di un antico manoscritto contenente un racconto inedito di Baudelaire. Un oggetto raro e super ricercato che trascinerà un uomo innamorato in qualcosa più grande di lui. Si presume infatti, che dietro quel manoscritto, si nascondano una serie di omicidi e dietro ci sia la fantomatica Société Baudelaire. Questo è pane per i miei denti.






E non parliamo poi dell’enigmatica personalità di Madame Édmonde che tra tutte le anime analizzate ne I racconti dell’albatro è quella che ha catturato di più la mia curiosità. Una personalità forte, indipendente e anticonformista per i suoi tempi. La particolarità più evidente di questa donna e il fatto di indossare un velo che spinge il lettore a volerlo alzare per scoprire quale storia si cela sotto.






Il romanzo ci racconta qualcosa di inedito come la storia di Alula e Koahu. Tra le pagine di quel racconto ho sognato di viaggiare tra isole sconosciute perse nella vastità dell’oceano. Mi sono sentita un’esploratrice alla scoperta di terre nuove e popolazioni autoctone. Il dono dello “scambio” ha infestato la mia immaginazione già molto fervida. L’anima è centrale in questo racconto ma lo diventerà anche negli altri. Il potere di poter rinascere innumerevoli volte e vivere mille vite. Ma come ogni potere lo “scambio” porta con sé delle responsabilità e in questo caso, è che l’anima dopo deve ritornare indietro. In gioco c’è la distruzione dell’ordine universale.


"Fui travolta dalla vergogna. Chi ero veramente? Ero una criminale, una ladra, una truffatrice che rubava le vite degli altri, e tutto questo a che scopo?"



Lo stile dell’autore è assolutamente particolare è non solo per aver creato un racconto nel racconto e aver orchestrato in maniera perfetta come narrare questa storia al suo pubblico. Va dato merito per le ricche descrizioni del contesto storico, dei luoghi e dei personaggi veri e fittizi. Un mix perfetto di realtà e fantasia con una vena romantica che conquisterà chi lo leggerà. Quindi basta ciarlare per me, menti aperte all’assurdo ma bello e buona lettura!

 

 

 

 















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