oggi vi parlo dell’ultimo libro di Sara Rattaro SPLENDI Più CHE PUOI, uscito il 31 marzo grazie alla Garzanti Libri. Non è semplice recensire questo romanzo perché quando si parla di quella parte di vita che a volte ci viene nascosta ai nostri occhi e che ultimamente conosciamo solo l’epilogo dai giornali o dalla televisione, le parole vengono meno. Subentra la rabbia e lo sdegno perché questa storia narra proprio la violenza sulle donne. Da una storia vera.
TITOLO: Splendi più che puoi
AUTRICE: Sara Rattaro
EDITORE: Garzanti
USCITA: 31 Marzo 2016
GENERE: Romance
L’amore non chiede il permesso. Arriva all’improvviso. Travolge ogni cosa al suo passaggio e trascina in un sogno. Così è stato per Emma quando per la prima volta ha incontrato Marco, che da subito ha capito come prendersi cura di lei. Tutto con lui è meraviglioso, perfetto. Fino a quando Marco non la ricopre di attenzioni troppo insistenti. Marco ha continui sbalzi d’umore e non riesce a trattenere la sua gelosia. Emma non riconosce più l’uomo accanto a lei. Non sa più chi sia. E non sa come riprendere in mano la propria vita. Ma quando diventa madre, il sorriso della piccola Martina che cresce le dà il coraggio di cambiare il suo destino. Di dire basta. Di affrontare la verità. Una verità difficile da accettare, da cui si può solo fuggire. Perché il cuore, anche se è spezzato, ferito, tormentato, in fondo sa come tornare a volare. Come tornare a risplendere. Più forte che può.
“ Si chiama dolore, ha mille abiti ma un solo odore."
La mia sarà una recensione diversa questa volta, perché non voglio farvi il riassunto della storia, ma vi dirò soltanto le mie impressioni. Questo libro mi ha subito attratta, sin dall’anteprima pubblicata dalla casa editrice. Sapevo che non poteva essere un romanzo comune, il mio istinto me lo affermava ogni giorno, così quando ho iniziato la lettura, non mi aspettavo di essere rapita da Emma. Un rapimento che mi ha fatto aprire gli occhi su una realtà che non tutti riusciamo a vedere, capire o accettare, che è meglio nascondere per quella facciata di finto perbenismo che tanto ci piace, per quell’omertà che tanto odio. Io non ho letto questo libro, io ho ascoltato Emma, perché lei voleva raccontarmi la sua storia, perché dopo anni vissuti nella paura, nel silenzio, dopo essere stata denigrata sotto ogni punto di vista, voleva buttare fuori tutto il marcio che l’ha marchiata, per tutta la vita.
“La mia vita è distrutta. Io non sarò mai una donna come le altre. Io avrò sempre quell’aura grigia che impedisce alla felicità di avvicinarsi”
Ho preso la sua mano e le ho fatto capire che si poteva fidare di me, che ero pronta ad ascoltarla, che non l’avrei giudicata per le scelte fatte, che ero lì per lei. Si è confidata con me, come un’amica che aveva bisogno di condividere e far conoscere la sua storia, e ha scelto me come persona del tutto estranea alla sua vita, come messaggero, per gridare a gran voce, a tutte le donne vittime della violenza domestica di non avere paura e DENUNCIARE!!! Perché questo libro care amiche è dedicato a voi!!! A quelle donne che non riescono ad andare avanti perché frenate, umiliate e trattate con disprezzo e che vivono nel silenzio della loro casa, sopportando il dolore, piangendo di nascosto, soffrendo per le atrocità inflitte sia a livello fisico che psicologico. Sono ferite indelebili che nessuno può rimarginare se non parte prima direttamente da loro stesse. Non è giustificabile alcuna violenza, e se la si subisce dalla persona che ci si vive insieme, che dice che lo fa per il loro bene, non dobbiamo crederci. Le bestie non sanno nemmeno cosa sia l’amore. Infliggono dolore perché sono deboli.
“Avrei capito solo dopo quanto noi donne picchiate sembriamo tutte uguali agli occhi degli esperti. Tutte abbiamo voglia di scappare e siamo pronte a negare.”
Emma racconta perché non ha reagito subito e l’ho capito, perché il cuore prevale sulla ragione come le emozioni e le sensazioni. Non è facile fregarsene delle minacce, soprattutto se di mezzo ci sono i figli, che spesso vengono usati per intimidire e ricordare sempre che prima di tutto viene il loro bene. Emma ha vissuto con questa paura per anni, sopportando e ubbidendo ad ogni comando che il marito le impartiva. Non si riconosceva più, perché privata del lavoro, degli affetti, della libertà, una schiava al servizio di un mostro, che la trattava come uno zerbino, come feccia umana… Immondizia da buttare o da richiudere in cantina, senza dignità, senza soddisfazioni, senza pensare che era una persona e non animale. Si può chiamare vita questa? Emma definisce questo periodo buio della sua vita una prigione, perché è stata reclusa in una casa in montagna lontano da tutti, vivendo a testa bassa, subendo punizioni e non solo, perché l’uomo che aveva sposato, l’uomo che credeva il migliore che si potesse trovare, in realtà era una persona diversa, instabile e violenta. E cosa ancora peggiore, le violenze e le vessazioni avvenivano in casa in presenza della figlia. Figlia che più di una volta è stata messa contro la madre a causa della mente malata del padre.
Emma è stata costretta a rinunciare al suo rapporto con i genitori, perché il marito li vedeva come un pericolo che minacciava la loro felicità. Non poteva chiamarli e quando la andavano a trovare non poteva accoglierli perché altrimenti avrebbe preso botte su botte. Emma non era una stupida o incapace di scegliere o meglio ancora non aveva forza di volontà. Era semplicemente una donna che credeva di essere sola e che nessuno l’avrebbe creduta e aiutata. Più e più volte, abbiamo sentito dire che queste donne se l’hanno cercata, che nessuno le costringeva a rimanere…ma Emma mi ha raccontato che a volte le gambe erano inchiodate a terra e diventavano pesanti e che il senso di colpa prevaleva su tutto. Si sentiva sbagliata e non all’altezza, ed era arrivata a credere che meritava tutto quello che stava subendo. Questo mi ha fatto capire che Emma era vittima anche di una sottomissione a livello psicologico che andava oltre alla forza di volontà di reagire. Si è trovata vittima senza nemmeno rendersene conto, e non sapeva a chi chiedere aiuto, a chi rivolgersi per trovare protezione, perché la legge non la tutelava.
Mentre Emma raccontava la sua storia, provavo un’angoscia infinita, e più volte avevo il timore che per lei fosse stato più facile farla finita, perché non è facile uscirne, anzi quasi impossibile. Invece lei ce l’ha fatta!!! E’ riuscita a prendere coraggio, e a pianificare una via di fuga per sé e per sua figlia, per ricominciare, perché c’è sempre speranza e la vita prima o poi ti insegna la via giusta. Non è stato un percorso facile, subentrano moltissime emozioni e la voglia di arrendersi è sempre pronta lì dietro l’angolo, ma la voglia di riscatto e di libertà hanno fatto andare Emma avanti, se pur timorosa, e ha avuto la sua rivincita, ha riavuto la sua vita. Emma non si è mai arresa in realtà, ha sempre cercato di lottare e ha aspettato il momento giusto per capovolgere quel gioco, che le stava facendo perdere la partita più importante della vita: perdere se stessa.
Mentre continuava con il suo racconto, io ho provato emozioni molto forti…sono stata quasi tutto il tempo con il fiato sospeso, perché respirare poteva infrangere qualcosa e far rumore scatenando l’ira funesta della bestia. Quanto odio, quanta rabbia…quanta brutalità…quanta impotenza davanti a tanta cattiveria…e quante donne vengono uccise perché non ascoltate e credute delle pazze? E solo dopo ci si rende conto che forse quelle richieste di attenzioni, erano di donne a limite di tutto e che nessuno credeva. Diventiamo tutti sensibili quando il danno è ormai fatto, quando una vita si interrompe del tutto oppure precipita in un abisso. Ed Emma è ognuna di queste donne che un giorno si è messa semplicemente a correre, con i vestiti sgualciti e con le gambe che non le reggevano. Ha lottato perché la vita per lei non poteva essere più quella, e neanche per sua figlia, prima che il vortice le risucchiasse entrambe. Questa è la storia che Emma ha voluto raccontarmi e che io vi dico di leggere e di ascoltarla dalle parole di chi ha vissuto sulla propria pelle, situazioni inimmaginabili.
“Anche se il mondo, a volte te lo impedisce, tu splendi. Splendi più che puoi.”
La storia inizia negli anni novanta quando la violenza, era considerata un reato contro la morale pubblica e non contro la persona stessa, e Sara Rattaro ce lo ricorda in queste pagine, ed è una forte critica a quello che è stato il sistema legislativo italiano e, anche se ci sono stati dei passi avanti arrivando fino ad oggi, per tutelare queste vittime nei confronti di uomini che non sanno cosa significhi la parola no, ci si rende conto alla fine di questo libro che questi progressi non sono poi così grandi.L’autrice per rendere ancora più reale la storia, per farla entrare sottopelle, ha adottato uno stile molto semplice e non molto dettagliato, dandoci la giusta dose di informazioni senza eccedere mai, arrivando dritta al punto. Ed io l’ho adorata per questo, perché ha reso la narrazione sempre incalzante, non facendomi mai perdere la concentrazione nella lettura.
Non voglio dire altro perché vi rovinerei il libro e credo che il mio giudizio non sia mai stato così azzeccato come questa volta:
Bellissima recensione Sara.. Mi hai fatto venire i brividi...
RispondiEliminaDevi leggerlo Ersida...brividi e altro durante la lettura!!!!
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