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mercoledì 5 dicembre 2018

Recensione "Vox" di Christina Dalcher



Cari lettori,

oggi la nostra Stella vi parla di "Vox" di Christina Dalcher, thriller distopico uscito lo scorso 6 settembre per la Casa Editrice Nord. Un romanzo con un mood femminista tutto da scoprire e un intreccio narrativo intrigante. Buona lettura!




Titolo: Vox
Autrice: Christina Dalcher
Editore: Nord
Genere: Narrativa/Dispotico/Thriller
Uscita: 6 settembre
Pagine: 416, cartonato



Puoi dire non più di 100 parole al giorno
Ma solo se sei una donna


Jean McClellan è diventata una donna di poche parole. Ma non per sua scelta. Può pronunciarne solo cento al giorno, non una di più. Anche sua figlia di sei anni porta il braccialetto conta parole, e le è proibito imparare a leggere e a scrivere.
Perché, con il nuovo governo al potere, in America è cambiato tutto.
Jean è solo una dei milioni di donne che, oltre alla voce, hanno dovuto rinunciare al passaporto, al conto in banca, al lavoro. Ma è l’unica che ora ha la possibilità di ribellarsi.
Per se stessa, per sua figlia, per tutte le donne.

[limite di 100 parole raggiunto]








Miei cari lettori, oggi voglio parlarvi di questo romanzo che racconta di rabbia, dolore, ingiustizia, amore e ribellione. Un manifesto femminista di fortissimo impatto che narra una distopia maschilista non poi così tanto lontana dalla realtà. Dove politici conservatori, bigotti, razzisti, omofobi e misogini si impongono con arroganza e con la presunzione di essere nel giusto. Non vi ricorda una situazione politica molto attuale? Con questo romanzo, Christina Dalcher ci apre la mente e ci fa riflettere attraverso gli occhi della nostra protagonista sulla situazione politica e sociale dei nostri tempi, dipingendo un quadro dalle tinte forti e raccontando una realtà che, benché esasperata, vuole essere una denuncia verso chi vuole sopprimere per paura e ignoranza la voce delle donne, di chi è diverso e di chi si ribella a un sistema che soffoca la libertà di parola ed espressione, per cui nel corso della storia umana sono state combattute migliaia di battaglie.


La nostra protagonista Jean ha sempre vissuto una vita tranquilla: laureata a George Town e diventata una talentuosa dottoressa nel campo delle neuroscienze e dell'elaborazione del linguaggio, sposata con il mite Patrick e madre di quattro figli. Ma da un anno a questa parte tutto è cambiato; con l'entrata in scena del nuovo presidente eletto degli Stati Uniti, la popolazione femminile non ha più voce in capitolo. Alle donne viene letteralmente impedito di pronunciare più di cento misere parole al girono, le quali vengono conteggiate attraverso un dispositivo attorno al polso, ultima trovata tecnologica del nuovo governo. E se una donna osa superare quel numero di parole? Beh, allora le conseguenze potrebbero diventare anche irreversibili… 


Mi manca parlare. Ma, più di tutto, mi manca sperare.

E questo è solo uno spiraglio di ciò che le donne, ragazzine e bambine americane devono subire; progressivamente vengono tolti loro tutti i diritti umani, prontamente sostituiti con doveri e obblighi che fanno ripiombare la società moderna ai tempi del medioevo.


Puoi portare via molte cose a una persona: soldi, lavoro, stimoli intellettuali. Puoi anche portarle via la voce senza intaccare la sua essenza più profonda. Ma, se le impedisci di sentirsi parte di un gruppo, se le togli lo spirito di squadra, le cose cambiano.



 Si, perché la donna Pura deve essere di poche parole, ubbidiente, educata, una brava mogliettina che deve solo pensare alla casa, a crescere i figli e compiacere in tutto e per tutto il marito. Jean non può più sopportare questi soprusi e la sua rabbia cresce di giorno in giorno, ricordando con rammarico il passato dove si era rinchiusa in una bolla illusoria, quando la sua compagna di stanza all'università e convinta femminista la invitava a protestare contro il Movimento per la Purezza, quando ha capito troppo tardi che era giusto ribellarsi a quegli uomini dalla mente retrograda e deviata che governano il Paese.





La sua rabbia si ripercuote anche su suo marito, un uomo che la tratta con rispetto, certo, ma che è troppo docile nei confronti di questa situazione; così come si ripercuote sul figlio maggiore Steven, adolescente, per cui facilmente influenzabile dal pensiero collettivo. La preoccupazione di Jean è costantemente rivolta all’unico altro componente femminile della famiglia, la figlia minore Sonia, e su cosa potrebbe mai riservarle il futuro in un mondo del genere che ha già cominciato a piantare i suoi artigli su di lei.





La competenza, l'intelligenza e la professionalità di Jean però, presto segneranno un punto di svolta per il suo destino, quello di Sonia e di milioni di donne americane. 


Christina Dalcher, nei suoi ringraziamenti alla fine del libro, esprime la sua speranza che questa storia faccia arrabbiare e riflettere il lettore, e bene, in quanto donna mi sono davvero tanto, tanto arrabbiata. L’autrice ha pienamente centrato l’obiettivo, perché durante la lettura la mia rabbia cresceva di capitolo in capitolo per la condizione femminile raccontata, che per quanto forse possa sembrare assurda per qualcuno, è una condizione che purtroppo è una concreta realtà in molti paesi, siano essi sottosviluppati o meno, e che è davvero inaccettabile a livello umano, etico e morale. Una rabbia che si riflette perfettamente in quella di Jean, una donna che nonostante il silenzio imposto, ha un fuoco dentro che arde incessantemente e che le permette di andare avanti. Ma in lei langue anche una malinconia a volte accompagnata da una rassegnazione che la fa vacillare, che le infonde un dolore quasi fisico, che ti fa venire voglia di entrare nel libro per tenerle forte la mano e dirle: “Non sei sola”.





Essendo io una donna, probabilmente sono riuscita ad empatizzare con Jean ad un livello più profondo, ma non escludo in alcun modo che anche un uomo potrebbe appassionarsi a questa storia, anzi, sarebbe bene che Vox fosse letto sia da donne che da uomini, in quanto in questo romanzo non si parla solo di sessismo e misoginia, ma il discorso della discriminazione è molto più ampio e articolato, che passa dalla sessualità all'etnia dei cittadini, dove i principi religiosi vengono completamente tolti dal loro contesto e utilizzati dai politicanti come scusa per spiegare e giustificare i loro atti governativi, cosa che, se ben ci pensate, succede di continuo nell'attuale politica mondiale.

Christina Dalcher con questo libro esplora l'universo femminile a tutto tondo, mostrandoci donne remissive, donne audaci, donne fragili, donne ribelli, ed ognuna di esse rappresenta una denuncia sociale su cui è bene che ci mettessimo a riflettere un po' tutti, specialmente di questi tempi.

Se da un lato troviamo un modello maschile totalmente negativo, dall'altro però vediamo anche la presenza di personaggi maschili positivi come Lorenzo, un ricercatore e collega di Jean con il quale stabilisce un bellissimo rapporto. Lorenzo è un uomo appassionato, coraggioso, amorevole, che rispetta Jean come donna e ne apprezza appieno l’intelligenza e l'arguzia. Insomma, un raggio di luce che da speranza per il cambiamento, e come lui troverete anche altri personaggi maschili che vi sorprenderanno inaspettatamente.


Ancora una volta noto la differenza tra lui e Patrick. Entrambi cercano di capire, ma Lorenzo sente l'istinto di combattere.


Vox è un connubio di distopia, thriller e azione in un crescendo di emozioni, rivelazioni sconvolgenti e colpi di scena che tengono incollati alle pagine. L’unico piccolo difetto che posso trovargli è il ritmo un po' frettoloso della parte finale che mi ha leggermente disorientata, ma che comunque ho trovato avvincente e ricca di suspense. 
Consiglio perciò a tutti voi la lettura di Vox, perché è un romanzo audace, provocatorio, coraggioso e coinvolgente, scorrevole come un fiume in piena che vi farà battere il cuore fortissimo, tanto quanto vi farà riflettere.




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