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martedì 25 giugno 2019

Recensione "Il giorno che imparai a volare" di Katherine Center



Cari amici lettori,

oggi Dana vi parla del romanzo "Il giorno che imparai a volare" di Katherine Center, uscito 
lo scorso 11 giugno grazie a Edizioni PiemmeBestseller del New York Times e grande successo del passaparola in America, un romanzo commovente come Io prima di te di Jojo Moyes, pieno di speranza, ironia e amore per la vita. Un inno alla capacità di trovare la gioia anche quando proprio non ce lo aspettiamo.
Buona Lettura!





Titolo: Il giorno che imparai a volare
Autrice: Katherine Center
Editore: Piemme
Genere: Narrativa contemporanea
Uscita: 11 giugno
Pagine: 368




Sai cosa si prova a spiegare le ali, e spiccare finalmente il volo? Margaret Jacobsen vive un momento d'oro: ha un lavoro fantastico, un fidanzato che adora, e tutti i sogni di chi sta per cominciare una vita perfetta. E poi arriva quel giorno, quello in cui la felicità avrebbe dovuto prendere forma nel modo più eclatante. La proposta di matrimonio del suo ragazzo, mentre entrambi si librano alti nel cielo su uno dei piccoli velivoli che lui ama pilotare, la sua grande passione. Ma basta la distrazione di un attimo e, insieme all'aereo, la vita intera di Maggie precipita. In ospedale, costretta a pensare alla possibilità che potrebbe non camminare mai più, Maggie vede crollare tutto intorno a sé: l'amore del fidanzato, vacillante di fronte al tremendo senso di colpa, la carriera, la felicità della sua famiglia. Ma poi arriva Ian: il "peggior" fisioterapista dell'ospedale, quello che le infermiere le sconsigliano per i metodi troppo duri. Ian dai modi bruschi e villani. Ian che la sgrida duramente se non fa i suoi esercizi. Ian l'unico al mondo a vederla per ciò che è davvero. Perché, a volte, abbiamo bisogno di qualcuno che ci insegni a volare quando ci sembra di non avere più ali da spiegare.










Cari lettori,
il libro di cui vi parlo oggi è stato scritto da Katherine Center, che di recente ha pubblicato in Italia la traduzione del suo libro How to walk away.

Margaret, la protagonista di Il giorno che imparai a volare ha da sempre il terrore del volo. Non è insolito avere paura degli aerei. Gli esseri umani non sono nati per volare. È per questo che non abbiamo le ali. Si può facilmente comprendere la diffidenza verso un pesantissimo aggeggio che sfidando la gravità si solleva da terra e conquista spazi che dovrebbero essere regno esclusivo degli uccelli. Per Margaret Jacobsen la fobia del volo ha radici più profonde che neanche lei sa spiegarsi. Il suo istinto da sempre le dice che deve tenersi a distanza dagli aerei. Peccato che il suo neo fidanzato Chip non condivida i suoi timori. Al contrario, lui sta per prendere il brevetto di pilota e nel giorno di San Valentino decide portarla a fare un giro su un piccolo aereo e la poverina, pur terrorizzata, non riesce a sottrarsi all'invito. Quel giorno la paura di Margaret si dimostra fondata. Un atterraggio finito male e la sua vita cambia per sempre. Il lavoro da sogno che stava per iniziare, il matrimonio appena deciso, la nuova casa, tutto viene messo in sospeso perché Margaret non è più la stessa. In un attimo il futuro radioso che l'attendeva viene spazzato via. Margaret aveva una vita perfetta e fino a quel momento aveva sempre pensato che bastasse impegnarsi per ottenere i giusti risultati e invece adesso deve affrontare una realtà in cui anche le azioni più semplici sfuggono al suo controllo.





In ospedale lei si risveglia e fatica a capire la portata delle ferite che ha riportato nell'incidente. Il rischio è di una paralisi permanente alle gambe e il suo stesso aspetto è cambiato. Legge la verità negli sguardi compassionevoli delle persone che le sono vicine, ma non riesce a crederci.

A scuoterla dal torpore arriva Ian, un attraente fisioterapista . Taciturno e sbrigativo, non si preoccupa di essere delicato con Margaret o Maggie come si ostina a chiamarla, con disappunto della ragazza. Ian non cerca di indorarle la pillola nascondendole la gravità della sua situazione. Non le risparmia niente e la spinge al massimo per aiutarla nel suo recupero.



L'incidente non cambia solo la vita di Margaret, ma sarà il catalizzatore di una serie di eventi a partire dal ritorno di Kitty, la sorella che si era allontanata dalla famiglia anni prima, senza spiegazioni.

La nuova Margaret non deve solo rimettere insieme i propri pezzi.

Anche la sua famiglia è in pericolo, perché non si precipita solo con gli aerei. Si può cadere in un baratro scavato dalle bugie e dai segreti o si può affondare sotto il peso dei sensi di colpa come sta accadendo al suo fidanzato.

Nonostante un inizio un po' burrascoso, il libro non indugia in maniera compiaciuta nei particolari drammatici. Non è quel tipo di storia. Non dovrete macerarvi nelle vostre lacrime. Margaret non si piange troppo addosso e non permetterà neanche a voi di farlo al posto suo.

Ammetto che ho un debole per i libri che parlano di sopravvissuti. Non perché mi piacciano le storie particolarmente drammatiche, ma perché penso che quando le persone vengono spinte al limite venga fuori la loro vera natura. Il modo in cui reagiamo ai colpi inferti dalla vita porta alla luce la nostra vera identità. C'è chi non è mai costretto a guardarsi allo specchio perché non viene mai messo alla prova duramente, ma Margaret non viene risparmiata.

Margaret è una vera sopravvissuta e nel vuoto creato dalla tragedia deve trovare il coraggio di ripartire e trovare una nuova strada.





In un nuovo scenario in cui tutti i suoi punti di riferimento sono mutati, deve capire chi è che può restarle a fianco adesso, accettandola nella sua nuova versione.

A volte ho fatto fatica a entrare in connessione emotiva con Margaret.

Non sapevo decidere se le sue reazioni tiepide nei confronti di tutto quello che le accadeva erano sintomo di un coraggioso stoicismo o solida apatia. Paradossalmente, il taciturno e scontroso Ian mi è sembrato più espressivo e facile da decifrare della logorroica Maggie.

È proprio grazie a Ian che la provoca costantemente che Margaret riesce a venire fuori dal guscio e a dare prova del suo carattere. Come è prevedibile, il rapporto di dipendenza e fiducia che si instaura tra paziente e terapista rischia di sconfinare in territori non consentiti.

Ci si può fidare di un sentimento nato in una condizione di estrema vulnerabilità? Quanto può essere autentico e quanto può essere invece frutto temporaneo di un trauma emotivo?

Il giorno che imparai a volare è una storia d'amore ma è anche il racconto una rinascita, di una vita da riscrivere, del coraggio e la determinazione che serve per allontanarsi da quello che pensiamo di essere. Da quello che gli altri pensano di noi . Dal copione che qualcun altro ha scritto per noi. A volte la strada che imbocchiamo forzatamente, perché non abbiamo scelta, ci porta più vicino alla realizzazione della parte più autentica della nostra natura.

Katherine Center è un'autrice nuova per me e ne ho apprezzato lo stile asciutto e non troppo sentimentale. La narrazione mantiene un sano distacco, non esattamente freddo ma analitico. Un umorismo un po' bizzarro alleggerisce spesso il racconto e lo rende più godibile. Dopo i primi capitoli emotivamente estenuanti perché concentrati sui postumi disastrosi dell'incidente, la storia si espande e continua in un percorso di rinascita e cambiamento. Non trabocca di romanticismo ma risulta comunque coinvolgente. Al di là dell'intreccio romantico che percorre il racconto, mi è piaciuto il modo in cui sono state descritte le relazioni della protagonista con i personaggi chiave della storia, in particolare con la sorella ritrovata, Kitty.

Non mi dispiacerebbe leggere ancora questa autrice.






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