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martedì 3 dicembre 2019

Recensione "Preghiera del mare" di Khaled Hosseini



Cari lettori,

oggi Noemi vi parla di "Preghiera del mare" dell'autore del famoso romanzo Il Cacciatore di Aquiloni, Khaled Hosseini, uscito il 3 settembre 2018 per SEM. Venite a conoscere cosa ne pensa...











Titolo: Preghiera del mare
Autore: Khaled Hosseini
Editore: SEM
Genere: Narrativa contemporanea
Uscita: 3 settembre 2018
Pagine: 56


Mio caro Marwan…
È l’inizio della lettera che un padre scrive al suo bambino, di notte, su una spiaggia buia, con persone che parlano “lingue che non conosciamo”. I ricordi di un passato fatto di semplici sicurezze, la fattoria dei nonni, i campi costellati di papaveri, le passeggiate nelle strade di Homs si mescolano a un futuro incerto, alla ricerca di una nuova casa, dove “nessuno ci ha invitato”, dove chi la abita ci ha detto di “portare altrove le nostre disgrazie”. Un futuro di attesa e di terrore, che comincerà al sorgere del sole, quando dovranno affrontare quel mare, vasto e indifferente.
Questa lettera è un grande atto d’amore e nelle parole che la compongono c’è la vita. Speranza e paura, felicità e dolore. Impossibile non riconoscersi, non pensare che al posto di quel padre e quel bambino potremmo esserci noi. Impossibile non sapere che tutto questo, comunque, ci riguarda.








Cari lettori,
sono felicissima, di parlarvi, finalmente, di questo brevissimo ma meraviglioso racconto del famosissimo Khaled Hosseini, che avevo già da un po' in libreria.
Hosseini è stato il primo autore che ho amato nella mia infanzia, quando poco più che undicenne ci venne assegnato a scuola, come lettura, il suo indimenticabile romanzo “Il Cacciatore di Aquiloni”.
(Ricordo ancora gli occhi stupiti della mia professoressa quando vide che ero stata l'unica a leggerlo fino all'ultima pagina e che l'avevo finito anche prima della scadenza.)
È stato il primo, con il suo straordinario modo di scrivere, a farmi appassionare alle culture medio orientali, a farmi aprire gli occhi e si, lo ammetto a scavare un solco profondo nel mio cuore.
Anche in questo breve racconto Hosseini non smette di emozionarci e ci dona queste pagine con la consapevolezza di dover arrivare dritto ai nostri cuori, di dover farci aprire gli occhi su quello che ad oggi è un fenomeno, che diventa un problema per le motivazioni sbagliate: l'immigrazione.
Ci è riuscito? Ovvio che si, almeno con me, che alla fine piangevo come una fontana, sommersa dai fazzolettini… un ultimo sussulto al cuore me l'ha dato l'apprendere che l'autore si è ispirato ad una storia vera nello scrivere.
È qualcosa di veramente unico, partendo dalla prefazione, scritta dal bravissimo Roberto Saviano, passando dalle bellissime illustrazioni dell'artista londinese Dan William, e finendo con lo stile inconfondibile dell’autore… il tutto è come un cocktail che ti regala un mix di emozioni, per la tenerezza, il dolore, la nostalgia per il passato.
Il racconto è una lettera, la lettera di un padre, che affida alla carta e all'inchiostro, come se li affidasse al figlioletto, i ricordi di una città, Homs, con la nostalgia, la malinconia di chi sa che quel paese non ritornerà più.








È il racconto di chi sa che quella vita non tornerà più, perché ormai troppo lontana, spazzata via dal rumore delle bombe che cadono dal cielo, come una pioggia sporca di sangue.
È il racconto di un uomo che con il cuore pieno di dolore e di amarezza, sa che non potrà tornare più nel suo paese, sa che il figlio non conoscerà mai la città piena di trambusto, di colori, di odori e di felicità, ma soltanto quella che ne rimane, e che sa di morte e dolore.






Seduto su quella spiaggia fredda insieme alla moglie, il padre scrive, scrive del terrore che lo attanaglia e allo stesso tempo della speranza che lo rincuora mentre è alla ricerca, insieme ad altre famiglie, altre persone come lui, di una nuova patria che accolga lui e la sua famiglia.
E quando lo sguardo del padre si posa sul viso del figlioletto, Marwan, la lettera si trasforma in preghiera, la preghiera straziante di un padre che sa quanto è profondo il mare, e che sa che porta tra le sue braccia il carico più prezioso che potesse avere: suo figlio.
E diventa preghiera del mare, perché perfino il mare lo sa e prega per loro.




Ogni mia parola in più sarebbe superflua, per questo, per invitarvi a leggerlo, vi lascio con una stupenda frase della prefazione che mi ha fatto riflettere molto:

E allora dammi la mano ché, se vorrai conoscere il mondo oltre l’orizzonte, questo libro è il posto giusto per iniziare. E se poi riuscirai a riconoscere, in una piazza affollata di persone che hanno la pelle di un colore diverso dal tuo, una umanità pulsante e non nemici da cui guardarti, non ti succederà niente di male. Mai.






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