Ciao a tutti amici,
oggi ospitiamo il Review Party de I COLORI DELL'AURORA di Mya McKenzie in uscita domani 16 Gennaio in edizione Self Published.
Si tratta di un romanzo autoconclusivo che attraverso un approccio delicato e profondo, vi farà un tantino riflettere su una questione attuale che coinvolge molto il nostro Paese.
Buona Lettura!
Titolo: I colori dell’Aurora
Autrice: Mya McKenzie
Editore: Self publishing
Data di pubblicazione: 16 gennaio 2019
Genere: Narrativa rosa
Pagine: 225
Serie: Volume unico autoconclusivo
Formati: cartaceo / ebook
Prezzo: 9,99€ / 2,99€ (in offerta a 0,99€ fino al 18 gennaio)
Genere: Narrativa rosa
Pagine: 225
Serie: Volume unico autoconclusivo
Formati: cartaceo / ebook
Prezzo: 9,99€ / 2,99€ (in offerta a 0,99€ fino al 18 gennaio)
Tutto ciò che volevo era un'occasione di riscatto, ma il mio sogno si è infranto tra rocce e mare.
Ora sono bloccato qui. Incastrato tra passato e futuro, in sospeso tra ragione e desiderio.
Intrappolato tra il ricordo di coloro che ho amato e il sorriso di chi mi ha rubato il cuore.
So che dovrei andare, qui non c'è futuro per me, eppure quando stiamo insieme i frammenti della mia vita sembrano ricomporsi.
Ogni volta che la guardo vedo calore, luce, voglia di vivere.
Ogni volta che la sfioro sembra che tutto possa azzerarsi.
Ogni volta che la respiro ho la sensazione che sia proprio questo il posto a cui ero destinato.
Ed è un vero peccato, perché io sono un gran casino e lei invece… beh, lei è semplicemente Aurora.
Ora sono bloccato qui. Incastrato tra passato e futuro, in sospeso tra ragione e desiderio.
Intrappolato tra il ricordo di coloro che ho amato e il sorriso di chi mi ha rubato il cuore.
So che dovrei andare, qui non c'è futuro per me, eppure quando stiamo insieme i frammenti della mia vita sembrano ricomporsi.
Ogni volta che la guardo vedo calore, luce, voglia di vivere.
Ogni volta che la sfioro sembra che tutto possa azzerarsi.
Ogni volta che la respiro ho la sensazione che sia proprio questo il posto a cui ero destinato.
Ed è un vero peccato, perché io sono un gran casino e lei invece… beh, lei è semplicemente Aurora.
Prima di iniziare a scrivere la recensione di questo romanzo, sono rimasta seduta davanti alla pagina bianca e al cursore lampeggiante per un bel pezzo, cercando di capire da dove iniziare a parlarvene. La prima cosa che posso dire è che I Colori dell’Aurora è un inno alla tolleranza, un voler spingere il lettore alla riflessione sul fatto che ogni essere umano su questo pianeta è uguale all’altro, non esiste una razza o una religione superiore all’altra, siamo tutti uguali.
Perché dico questo? Perché nel suo nuovo lavoro, l’autrice affronta un tema molto delicato e attuale: la questione degli immigrati. Ogni giorno nei porti d’Italia attraccano navi o gommoni carichi di immigrati provenienti da Paesi in declino, gente in condizioni disperate costretta ad abbandonare la propria terra in cerca di un futuro migliore e che non è vista di buon occhio dalla maggior parte dei residenti. E per quanto si voglia accogliere e aiutare queste persone, allo stesso tempo non si può fare a meno di guardarli con diffidenza, di considerarli fonte di guai. E questo è quanto traspare dall’ intera narrazione che segue 6 POV diversi, ognuno rappresentato da un colore dell’arcobaleno: Giallo, Blu, Violetto, Verde, Rosso e Arancione. Ogni colore ha una sua caratteristica e significato che riflette in pieno il personaggio che identifica e leggendo si avverte esattamente il carattere di ognuno di loro. Ma anche se sono in sei a parlare, il tutto ruota intorno a due figure principali: Aurora e Ismael, il giallo e il blu, la luce e il buio.
Ismael è un giovane laureando in Ingegneria Elettronica in fuga dal Sudan con la speranza di raggiungere la Germania e vivere una vita migliore. Si porta dietro un bagaglio di dolore e orrore, è molto riservato e di conseguenza parecchio restio ad aprirsi con gli altri. Parla giusto il minimo indispensabile e appare freddo e distaccato, un osso duro dallo sguardo fiero che nasconde tanto coraggio ed emana grande carisma.
Con questo romanzo l’autrice ci offre da un lato la prospettiva del profugo giunto in un Paese che non conosce e del tutto ignaro di ciò che gli riserverà il futuro, dall’altro la prospettiva dei residenti che si sentono minacciati da questi “invasori”. Una lotta tra i rifugiati che si lasciano guidare in mezzo alla folla dei compagni, seguendo le indicazioni che gli vengono fornite e senza neanche capire cosa stiano facendo, e la gente del posto che ha paura della loro permanenza e li considera fonte di pericolo, una minaccia alla loro tranquillità, tanto da organizzare ronde di pattugliamento per tenere la situazione sotto controllo.
Ma chi dice che debbano essere per forza gli immigrati la causa di eventuali crimini commessi? Attraverso il personaggio di Ismael, l’autrice porta il lettore a riflettere su quanto in realtà tra di loro ci siano anche brave persone, magari spaventate e solo in cerca di aiuto. Pensandoci bene, ogni volta che incontriamo per strada un immigrato, inevitabilmente succede di abbassare lo sguardo, di evitare di incrociarlo perché inconsciamente abbiamo timore di chissà cosa potrebbe accadere e magari dietro potrebbe nascondersi invece la persona più buona del mondo… ma la diffidenza è più forte e quindi si tende a cambiare strada…
Questo romanzo mi ha fatto riflettere molto sulla questione in oggetto e attraverso lo stile accurato e dettagliato dell’autrice, non ho potuto fare a meno di provare una forte empatia nei confronti di Ismael; ho visto attraverso i suoi occhi cosa vuol dire essere un profugo e sentirsi emarginato e additato in una comunità che non è la tua.
«Nessuno dovrebbe permettersi di giudicare una persona senza prima averla conosciuta. Prometto a me stessa di non ripetere lo stesso errore, di essere più aperta e disponibile verso il prossimo. Anche se di un altro colore»
Perché dico questo? Perché nel suo nuovo lavoro, l’autrice affronta un tema molto delicato e attuale: la questione degli immigrati. Ogni giorno nei porti d’Italia attraccano navi o gommoni carichi di immigrati provenienti da Paesi in declino, gente in condizioni disperate costretta ad abbandonare la propria terra in cerca di un futuro migliore e che non è vista di buon occhio dalla maggior parte dei residenti. E per quanto si voglia accogliere e aiutare queste persone, allo stesso tempo non si può fare a meno di guardarli con diffidenza, di considerarli fonte di guai. E questo è quanto traspare dall’ intera narrazione che segue 6 POV diversi, ognuno rappresentato da un colore dell’arcobaleno: Giallo, Blu, Violetto, Verde, Rosso e Arancione. Ogni colore ha una sua caratteristica e significato che riflette in pieno il personaggio che identifica e leggendo si avverte esattamente il carattere di ognuno di loro. Ma anche se sono in sei a parlare, il tutto ruota intorno a due figure principali: Aurora e Ismael, il giallo e il blu, la luce e il buio.
Ismael è un giovane laureando in Ingegneria Elettronica in fuga dal Sudan con la speranza di raggiungere la Germania e vivere una vita migliore. Si porta dietro un bagaglio di dolore e orrore, è molto riservato e di conseguenza parecchio restio ad aprirsi con gli altri. Parla giusto il minimo indispensabile e appare freddo e distaccato, un osso duro dallo sguardo fiero che nasconde tanto coraggio ed emana grande carisma.
Nel corso della lettura ho avvertito tutto il suo senso di solitudine, rassegnazione e delusione, la pacatezza dell’accettazione di essere guardato dalla gente del posto con occhi diffidenti anche se in realtà è un ragazzo molto buono, dolce e affabile.
Solo Aurora riesce a vederlo per quello che è, al di là del colore della sua pelle e del fatto che sia un profugo. Sin da subito si capisce quanto Aurora sia pura allegria, gioia e solarità. La sua vitalità, il suo entusiasmo, la sua esuberanza, pian piano portano luce nell’oscurità di Ismael riempiendogli la vita, e sebbene siano due mondi diversi, non possono fare a meno di essere attratti l’uno dall’orbita dell’altro, perché “ l’amore non ha colori ”.
Solo Aurora riesce a vederlo per quello che è, al di là del colore della sua pelle e del fatto che sia un profugo. Sin da subito si capisce quanto Aurora sia pura allegria, gioia e solarità. La sua vitalità, il suo entusiasmo, la sua esuberanza, pian piano portano luce nell’oscurità di Ismael riempiendogli la vita, e sebbene siano due mondi diversi, non possono fare a meno di essere attratti l’uno dall’orbita dell’altro, perché “ l’amore non ha colori ”.
Con questo romanzo l’autrice ci offre da un lato la prospettiva del profugo giunto in un Paese che non conosce e del tutto ignaro di ciò che gli riserverà il futuro, dall’altro la prospettiva dei residenti che si sentono minacciati da questi “invasori”. Una lotta tra i rifugiati che si lasciano guidare in mezzo alla folla dei compagni, seguendo le indicazioni che gli vengono fornite e senza neanche capire cosa stiano facendo, e la gente del posto che ha paura della loro permanenza e li considera fonte di pericolo, una minaccia alla loro tranquillità, tanto da organizzare ronde di pattugliamento per tenere la situazione sotto controllo.
Ma chi dice che debbano essere per forza gli immigrati la causa di eventuali crimini commessi? Attraverso il personaggio di Ismael, l’autrice porta il lettore a riflettere su quanto in realtà tra di loro ci siano anche brave persone, magari spaventate e solo in cerca di aiuto. Pensandoci bene, ogni volta che incontriamo per strada un immigrato, inevitabilmente succede di abbassare lo sguardo, di evitare di incrociarlo perché inconsciamente abbiamo timore di chissà cosa potrebbe accadere e magari dietro potrebbe nascondersi invece la persona più buona del mondo… ma la diffidenza è più forte e quindi si tende a cambiare strada…
«Non so cosa provino le persone quando incrociano il mio sguardo, però posso intuirlo. Anche se non hanno motivo di temere, capisco la loro preoccupazione. So che cosa si prova quando si incontra uno straniero con un colore di pelle diverso dal proprio»
Anche questa volta, fatta eccezione per alcuni momenti che non mi hanno convinta particolarmente e che mi hanno reso la lettura un pò lenta, mi sono ritrovata in ogni caso coinvolta nell’osteggiata storia di Aurora e Ismael e penso che meriti di essere letta.
Mi complimento con l'autrice che ha voluto portare in primo piano un argomento tanto spinoso in maniera così delicata da consentire un' apertura mentale tale da spingere il lettore a porsi diversi interrogativi e a capire che, come dice il Generale Adams nel suo discorso alla popolazione mondiale nel film Indipendence Day – Rigenerazione,
“ nonostante le differenze siamo un unico popolo ”.
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